Qualche giorno fa, un mio caro amico mi raccontava che, mentre lui lavorava con la missione di un pastore evangelico, c’era un credente che lavorava insieme con lui, ed ogniqualvolta – durante il lavoro – si accendeva una sigaretta, egli (il credente) lo “metteva in croce” e ogni giorno gli diceva di non fumare.
Qualche tempo dopo, accadde che il mio amico – a sua volta – trovò il credente che stava fumando; e giustamente si indignò, dicendo: “ma come… tu mi hai messo in croce ogniqualvolta mi accendevo una sigaretta e adesso trovo te a fumare?”. E il credente, a sua volta, lo supplicava di non riferire nulla al pastore di quanto aveva visto, altrimenti lo avrebbe cacciato dalla missione.
Morale del racconto: il mio amico non vuol sentir più parlare di evangelici!
Tempo fa, anche a me, purtroppo, è capitato di incontrare un credente che giocava al lotto e una sorella che grattava il ‘gratta e vinci’.
Ora, dovremmo comprendere che la nostra testimonianza ha una così grande influenza nella vita di coloro che sono intorno a noi. La Bibbia dice infatti che “la buona reputazione è da preferirsi alle molte ricchezze” (Proverbi 22:1) e che “vale più dell’olio profumato” (Ecclesiaste 7:1). Ma ahimé, a volte, la nostra testimonianza, sporcata dai nostri atteggiamenti carnali, suscita negli altri intorno a noi scandalo, indignazione e allontanamento.
Cari nel Signore, come dice l’apostolo Paolo, sforziamoci di camminare in modo degno del Vangelo di Cristo, rispecchiando la vera immagine di Gesù, perché le persone intorno a noi preferiscono sentire meno parole e vedere più buoni esempi. Benedizioni a tutti noi.
Alessio Sibilla
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