Negli Stati Uniti il politicamente corretto ha superato una nuova frontiera, quella delle usanze alimentari. Sembra incredibile, ma adesso a quanto pare perfino il mitico sandwich all’americana è da considerarsi razzista. Lo ha spiegato a un giornale locale Verenice Gutierrez, preside della Harvey Scott K-8 School, un istituto con cinquecento alunni di Portland, Oregon.L’istituto, quest’anno ha introdotto un “avanzatissimo” progetto di aggiornamento professionale rivolto agli educatori per far comprendere loro quanto siano intrisi fino al midollo di «white privilege» e per «cambiare le loro abitudini di insegnamento allo scopo di migliorare il rendimento degli studenti appartenenti alle minoranze».
DISCRIMINAZIONE SOTTILE. Come spiega il Portland Tribune, la Gutierrez intende sradicare il «sottile linguaggio del razzismo» che tutti noi, insegnanti in primis, esprimiamo nella quotidianità. «Si pensi al panino al burro di arachidi, un esempio apparentemente innocente utilizzato da un insegnante durante una lezione l’anno scorso», scrive il settimanale dell’Oregon: «Che dire degli studenti somali o ispanici, che magari non mangiano i panini?», commenta la preside della Harvey Scott. «Diverso sarebbe chiedere loro: “Gli americani mangiano burro di arachidi e gelatina, voi avete qualcosa di simile?”. Che siano loro a dirlo. Magari mangiano “torta” (una sorta di panino ispanico, ndr). O la pita».
FORMAGGIO SESSISTA? Naturalmente l’infelice uscita della preside ha subito trasformato questo progetto inteso a «migliorare l’educazione per gli studenti di colore, in particolare per i ragazzi neri e scuri», nel bersaglio delle ironie dei lettori. Uno dei quali su Twitter ha domandato: «E qual è il verdetto per il formaggio grigliato? Razzista? Sessista?». E un altro: «Nella scuola dei miei figli il cibo odia tutti quanti». Molti invece si sono sbizzarriti a scovare e denunciare altre possibili forme di razzismo linguistico-gastronomico. Per esempio il modo di dire “essere americano come la torta alle mele”, che ovviamente può suonare discriminatorio alle persone che non mangiano l’alimento.
Fonte: http://www.tempi.it/
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