L’inquinamento da plastica è onnipresente in tutto l’ambiente marino, al punto di aver originato vere e proprie isole sparse per gli oceani anche nell’ormai contaminato e sempre meno limpido Mare Artico.
Utilizzando un modello oceanografico si sono stimati il numero totale di particelle di plastica galleggianti e il loro peso negli oceani di tutto il mondo, e i dati raccolti riportano 5.250 miliardi di particelle per un peso di circa 268.940 tonnellate.
Quando le microplastiche possono essere valutate in quattro classi dimensionali, hanno un ruolo determinante e, vista la loro dimensione e presenza, vengono inevitabilmente ingerite dal plancton, che comprende sia organismi vegetali (fitoplancton) che animali (zooplancton) di varie dimensioni; microorganismi (alghe unicellulari, protozoi etc.), larve, piccoli animali (come i crostacei che formano il krill), ma anche organismi di una certa mole come meduse e alghe pluricellulari
I frammenti più piccoli, come nel caso della microplastica in foto, derivano dalle microsfere contenute in alcuni esfolianti e dentifrici, e dalla degenerazione di oggetti più grandi. Non si conosce con esattezza l’effetto della microplastica sugli animali.
Le plastiche in genere rilasciano sostanze chimiche che possono essere molto nocive, come nel caso di quelle alogene.
Il vero problema è che il Plancton è alla base della catena alimentare degli esseri viventi che frequentano gli oceani. Alla luce di questo è inevitabile una compromissione chimica della catena alimentare, portando inevitabilmente tali sostanze nei cibi consumati dalle persone.
Basti pensare che da tempo il Polo Nord è “invaso” da sostanze chimiche come:
POP, (Persitant Organic Pollutants – inquinanti organici persistenti), PCB (policlorobifenili),
DDT (il pesticida da tempo messo a bando nei paesi occidentali), e Clordano, un insetticida ad ampio spettro usato diffusamente per frutta e verdura e Diossine.
Nel latte delle donne Eschimesiil clordano e il PCB si trovano rispettivamente in quantità dieci e cinque volte maggiori rispetto al livello registrato nelle donne che vivono nelle aree industriali del Canada del Sud. Clordano e PCB possono danneggiare il fegato e i sistemi riproduttivi e immunitari e causare forme tumorali.
Gli agenti inquinati, attraverso il latte materno, possono arrivare a colpire i bimbi. Diversi studi effettuati da ricercatori canadesi, svedesi e danesi hanno messo in risalto una correlazione tra la presenza di alcuni POP nella dieta e l’abbassamento del sistema immunitario nei bambini, che porta così a frequenti patologie.
I famigerati PCB sono composti chimici utilizzati nelle materie plastiche per la costruzione di trasformatori elettrici, e sono presenti anchein alcuni additivi per pitture.
Già in passato era stato dimostrato che i PCB possono avere varie ripercssioni sull’organismo animale, come effetti sugli ormoni sessuali (quali gli estrogeni), cambiamenti nello sviluppo del sistema nervoso e, a lungo termine, sulla funzione intellettiva. Sempre attribuibili a tali sostanze sarebbe inoltre provata l’insorgenza di problemi riproduttivi per rapaci, visoni e lontre.
Scienziati norvegesi dello “Svalbard Science Forum”, centro di ricerca situato sulle omonime isole situate tra Norvegia e Polo Nord, che quaranta orsi bianchi, su un totale di 3.000 presenti, sono ermafroditi, possiedono cioè organi riproduttivi di entrambi i sessi.
Sempre più chimica quindi nella biosfera, e lo scopo parrebbe essere davvero inquietante: ridurre la popolazione attraverso interferenti endocrini e, al contempo, avere sia un intorpidimento dell’intelletto che una devoluzione degli essere umani.
Bartolomeo Pepe
Tratto da: Internazionale.it/ – Corriere.it/ – Bartolomeopepe.it/
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