La proposta era stata avanzata senza raggiungere la maggioranza il 15 marzo scorso dopo che a gennaio l’Autorità europea per la sicurezza alimentare(Efsa) ha pubblicato un rapporto in cui dichiara questi insetticidi come incompatibili con la fertilità e la vita. Ma ora il voto del Comitato d’appello europeo, con 15 stati favorevoli, 7 contrari tra cui l’Italia e 4 astenuti è un segnale politico forte e per Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia rappresenta “un altro passo verso il bando dei pesticidi killer delle api e ci dice chiaramente che esiste una forte determinazione a livello scientifico, politico e civile a sostenere il bando nell’Unione”. Il no dell’Italia è legato all’introduzione da parte di Bruxelles di nuovi divieti per i “trattamenti foliari”, condizioni più restrittive che hanno indotto il Belpaese a votare contro, nonostante per gli ambientalisti sia ormai indispensabile “fermare immediatamente l’uso di questi pesticidi come primo passo per proteggere colture ed ecosistemi. Qualunque tentennamento significherebbe cedere di fronte alle pressioni di giganti come Bayer e Syngenta” ha affermato la Ferrario.
Le due multinazionali negli scorsi mesi hanno portato avanti una dura campagna di pressione cercando di salvaguardare i loro interessi ad ogni costo e fingendo di ignorare o ignorando consapevolmente i risultati delle ricerche scientifiche sulla tossicità dei loro pesticidi. Sul sito di Syngenta si legge che “Non c’è una diretta correlazione tra l’uso di neonicotinoidi e i danni alla salute delle api, mentre invece esiste un legame tra il declino delle api e la presenza dell’Acaro Varroa”. È dunque inutile vietare l’uso di veleni? Non proprio. Studi e ricerche sempre più dettagliati dimostrano che il declino delle api dipende da una serie di fattori: cambiamenti climatici, malattie, parassiti, monocolture, perdita degli ecosistemi e non ultimo anche l’uso intensivo di pesticidi.
Di fronte a questi tentativi di sabotaggio Greenpeace non è rimasta in silenzio. Lo scorso mese ha pubblicato l’interessante ed allarmante report Api in declino che mette in evidenza l’importanza sia ecologica che economica di proteggere e mantenere in buone condizioni le popolazioni di api “che con la loro attività di impollinazione rendono un servizio vitale per la produzione di cibo e per l’ecosistema”; nel contempo gli ambientalisti “hanno preso parte, insieme agli apicoltori, alle assemblee degli azionisti di Syngenta e Bayer in Svizzera e Germania, e i nostri climber hanno portato il nostro messaggio fino in cima ai palazzi delle due grandi multinazionali” ha raccontato la Ferrario. “Oggi è certo che il declino delle api è uno degli effetti più visibili e inequivocabili del fallimento dell’agricoltura di stampo industriale, che con i pesticidi inquina l’ambiente e distrugge i migliori alleati degli agricoltori, gli insetti impollinatori” ha spiegato la Ferrario ed “È ora di smettere di incentivare pratiche agricole intensive basate sull’uso della chimica, per investire, invece, nello sviluppo di un’agricoltura di stampo ecologico e sostenibile sul lungo periodo visto che la legislazione europea afferma che i pesticidi possono essere ritirati dal mercato se la scienza dimostra che essi hanno effetti inaccettabili sulle api, sulla biodiversità e sull’ecosistema” ha aggiunto Francesco Panella, presidente dell’ Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani (Unapi). Anche per questo il risultato è storico. Per Panella “il divieto di impiego degli insetticidi sistemici è il primo passo nella giusta direzione per salvare le api e la vita dei campi, per riaffermare il valore delle buone pratiche agricole e per preservare la fertilità dei suoli europei”. Dello stesso avviso Stephanie Roth, responsabile della campagna per ARC2020 secondo la quale “La capacità della Commissione di far rispettare il divieto è dovuta a un’azione senza precedenti dei cittadini in tutta Europa. Milioni di persone, dal Regno Unito alla Bulgaria, dalla Germania alla Grecia, che hanno scritto ai loro ministri rendendo possibile questo cambiamento”.
Ma se un primo passo è stato fatto, la strada per salvare le api e con loro l’equilibrio del nostro ecosistema sembra appena cominciata. La Commissione ha, infatti, la possibilità di ottenendo il primato a livello globale nella messa al bando dei pesticidi killer delle api, ma con un provvedimento che anche Sloow Food giudica temporaneo ed incompleto. Si tratta, infatti, di un bando di soli due anni, pochi per permettere una ripresa reale delle popolazioni di api e degli altri insetti impollinatori. In secondo luogo, le limitazioni nell’uso dei neonicotinoidi per il trattamento delle sementi riguardano solo alcune colture come mais, colza, girasole e cotone. Infine “Considerando la lunga persistenza di questi pesticidi nell’ambiente ad esempio, nel caso del clothianidin, fino a 19 anni, la loro ampia diffusione nell’ambiente e la loro elevata tossicità per le api, più di 7.000 volte in paragone al DDT, la sospensione mirata dei neonicotinoidi per un periodo di due anni proposta dalla Commissione non sembra ritenuta la soluzione ideale da parte degli apicoltori” ha concluso Slow Food.
A rinforzare l’idea che contro i pesticidi si possa e si debba fare di più c’è anche un recente studio scientifico condotto in Olanda e per il quale l’utilizzo di neonicotinoidi nelle serre ha delle particolari conseguenze nocive sull’inquinamento dei sistemi acquatici, incidendo sulla biodiversità delle popolazioni di insetti. Per questo Greenpeace ha chiesto all’Europa di continuare sulla buona strada, ma di vietare i neonicotinoidi in tutte le forme e su tutte le culture in cui vengono utilizzati. ”Solo una volta raggiunto anche questo obiettivo, potremmo dire di aver iniziato un vero cambiamento volto ad abbandonare l’agricoltura di stampo industriale dipendente dalla chimica a favore di pratiche agricole più moderne ed ecologiche” ha detto la Ferrario. Siamo solo all’inizio, ma sappiamo in che direzione andare “iniziando – ha concluso il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza – dalla formalizzazione di questa moratoria da parte della Commissione europea”.
Tratto da Unimondo.org
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