Lo scorso mercoledì 25 ottobre, sul profilo web del museo pubblico di Pesaro è apparso un comunicato riguardante un’attività dedicata ai bambini in occorrenza della festività di Halloween: “Arriva Halloween per i bambini a Palazzo Mosca con una serata da brivido ai musei civici… Si comincia con esperienze, racconti e quesiti tra bambole, feticci e storie di occhi perduti; alle 20, cena dei piccoli vampiri assetati con pic-nic e bevande color sangue e alle 21, laboratorio in cui si andrà a costruire niente meno che una bambola voodoo”. L’iniziativa è stata accolta positivamente da alcuni genitori (le iscrizioni sono state chiuse dopo mezz’ora dalla pubblicazione dell’annuncio), mentre ha infiammato gli animi di altri che lo ritengono un esempio diseducativo.
Uno dei responsabile dell’iniziativa ha spiegato, a chi li accusava di spronare i bambini a pratiche malsane come il cyber bullismo, che con un comunicato accattivante e adatto ad attirare i più piccoli, il museo ha invitato i bambini ad un progetto teso a far conoscere il patrimonio culturale attraverso attività propedeutiche. Un’altra delle responsabili del progetto ‘Halloween’, Roberta Gaudenzi, si è detta stupita dalle critiche ricevute e dopo essersi scusata con coloro che si sono sentiti offesi ha precisato: “E’ chiaro che i bambini non berranno sangue, ma spremuta d’arancia”, quindi ha aggiunto: “Il testo è scritto per essere accattivante: non faremo riti voodoo. E’ ovvio. Costruiremo una bambola di pezza, ispirata alla storia di Coraline e la porta magica scritto da Neil Gaiman. La bambola servirà da alterego, per un gioco d’abilità fatto di enigmi in un contesto ambientato a riferimenti di cui la letteratura gotica è piena. Mi scuso con quelli che si sentono offesi, ma in tanti non si sono scandalizzati. Tanto che in mezzora abbiamo avuto 40 iscritti. Dove è il problema?”.
Il problema per molti sta nell’utilizzo di una terminologia che ammicca all’esoterismo e nell’insegnamento di una pratica che (per quanto nell’occasione in specie venga fatta solo per gioco), veniva utilizzata per ferire altre persone. Molto chiaro sulla necessità di impedire questa iniziativa è stato Stefano Pagnini che sulla piattaforma ‘Citizengo’ ha promosso una raccolta firme, da inviare al sindaco di Pesaro una volta raggiunte le 10.000 adesioni, in cui espone tre motivazioni per cui , a suo avviso, è lecito impedire che questa iniziativa continui:
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La prima riguarda l’insegnamento del vodoo da un punto di vista educativo-sociale: “Si insegna ai bambini a fare del male per gioco. Non è molto dissimile al cyber-bullismo o ad altre violenze che usano il gioco come veicolo. Un esempio importante è la “Blue Whale” (balena blue) che, per gioco, ha portato giovanissimi al suicidio”.
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La seconda motivazione analizza l’iniziativa da un punto di vista culturale: “Se questo è un tentativo di integrazione delle culture africane, è un passo falso. Per una vera e costruttiva integrazioni, sarebbero ben altre le iniziative da intraprendere.
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L’ultima, invece, da un punto di vista religioso (che poi è il motivo principale per cui molti hanno mostrato tutta questa sensibilità): “La costruzione di una bambola voodoo è una pratica riconosciuta e legata strettamente all’occultismo e alla magia nera o distruttiva. Usiamo il gioco per insegnare cose positive e utili ai nostri figli. Non giocate coi nostri figli”.