Senza ombra di dubbio viviamo costellati e accerchiati da informazioni e dati. Siamo persone tecnologiche, del multitasking, (uso di diverse app e tecnologie multimediali allo stesso momento), con tutti gli annessi e connessi (Pasquale Riccardi, Psicoterapia del cuore e Beatitudini, ed. Cittadella Assisi, 2018).
Ci affacciamo alla finestra del virtuale, con molta facilità ed anche superficialità, controlliamo email, il bip del messaggino in arrivo, del WhatsApp dell’amico mentre magari l’adolescente studia, la casalinga fa la spesa, mentre si sta parlando con in famiglia, mentre si è alla guida, ecc…. Attenzione non che la tecnologia sia da eliminare, ma da utilizzare senza conseguenze sulla mente, sul cervello come è stato dimostrato da ricerche scientifiche le quali afferma che il cervello va in TILT se superstimolato. Le ultime ricerche parlano chiaro e definiscono la distrazione del mutitasking. Adam Gazzaley, neuroscienziato della University of California di San Francisco e Larry D. Rosen psicologo descrivono, a partire dal passato, come il comportamento mentale dell’uomo primitivo si è sempre più evoluto in base alla reazione che seguiva allo stimolo. Nella cultura Zen, un allievo chiese ad un maestro: “Qual è il tuo sentiero, maestro?” “Il mio sentiero è semplice: quando ho fame mangio, quando ho sete bevo e quando ho sonno dormo.” “Ma cosa dici, anch’io faccio queste cose tutti i giorni ma non sono certo un maestro !!” “Quando tu mangi, bevi o dormi in realtà fai tante altre cose. Mentre mangi pensi, mentre bevi cammini, mentre dormi ti agiti. Io quando mangio, mangio, quando bevo, bevo e quando dormo, dormo semplicemente. Nella società moderna, l’uomo del terzo millennio, tecnologico, invece, pare in sia in distonia con il maestro zen, preso dalla cultura del multitasking non si rende conto che a livello mentale il cervello non è in grado di gestire l’attenzione su più compiti diversi, contemporaneamente. «Non potete servire a Dio e a Mammona» (Mt 6,24; Lc 16, 13). Ma l’uomo del terzo millennio, ingordo vuole tutto e si spinge oltre riducendo l’attenzione su vari compiti, la concentrazione si riduce e l’apprendimento diventa parziale mentre la mente si stanca molto in fretta, queste le conclusioni delle ricerche. In un contesto di vita in cui ci si spinge a prendere decisioni costantemente si perde il cosiddetto “controllo cognitivo”. Le ricerche confermano come, il nostro controllo cognitivo è rimasto uguale nel tempo (Distracted mind. Cervelli antichi in un mondo ipertecnologizzato di Adam Gazzaley franco angeli 2018) Basti pensare a quanto risulta complicato apprendere un nuovo dato se prestiamo attenzione parziale. Capita, ad esempio, quando conosciamo per la prima volta una persona e si presenta con il nome mentre magari siamo intenti a pensare a come è vestita, o ad altro. Dopo un poco dalla conversazione ci si dimentica di come si chiama e tutto questo perché la mente è stata distratta da più informazioni. Ci viene chiesto, a noi operatori della salute mentale, se la tecnologia tende a distrarci, attenzione non la tecnologia ma la super-informazione che da essa ne deriva. Le conoscenze neuro cognitive affermano che ogni azione da svolgere si basa su rete di neuroni che, di per se, spinge il cervello a passare di continuo da un circuito all’altro in virtù della sua plasticità neuronale. Non resta, quindi, per un miglior effetto sulla concentrazione, attenzione e capacità decisionale aiutare la plasticità del cervello per rafforzare il controllo cognitivo. Diverse sono le tecniche come la meditazione, la preghiera e la pulizia della scrivania mentale.
Liberarsi da file inutili e da tutte le pastoie che ingolfano inutilmente la mente. Ritorna il monito della beatitudine dei poveri in spirito per l’uomo del terzo millennio (Pasquale Riccardi, Psicoterapia del cuore e Beatitudini, ed Cittadella Assisi 2018)
Pasquale Riccardi | Notiziecristiane.com
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