Ciao sono Stefano e ho 18 anni. Dio ha cambiato la mia vita e vorrei spiegarti come.
Sono nato in una famiglia di credenti evangelici e fino all’età di 14 anni ho vissuto una vita “casa e chiesa”.
Questo modo di vivere l’ho sempre reputato sincero, perché alcuni comportamenti della mia famiglia me lo facevano valutare così, come ad esempio il fatto che ogni giorno si leggesse la Bibbia e si pregasse: questo tipo di cose non possono certo essere fatte…per finta!
Grazie a Dio ho sempre vissuto nella gioia, nell’amore, nel sorriso e questo clima mi ha aiutato a crescere conoscendo e seguendo le giuste “virtù”, ma ad un certo punto, come ogni ragazzo, decisi di distaccarmi un pò dalla famiglia per cercare di capire meglio il mondo che mi circondava.
Alle suole scuole superiori notavo che nella mia classe c’erano vari leader, stimati, seguiti da tutti e apparentemente bravi in ogni cosa. Mi accorsi che per essere tenuti in considerazione, non dovevano fare altro che comportarsi male, dire parolacce, picchiare, mentire, ecc..
Decisi quindi di diventare anch’io uno di loro! Non ci riuscii mai del tutto perché la mia coscienza mi faceva sentire “sporco”, ma in ogni caso, comportandomi in quel modo, il mio orgoglio crebbe a dismisura.
Ho combattuto per molti anni con me stesso. Desideravo essere considerato una persona di valore e non certo un debole, come invece spesso traspariva dagli sguardi degli altri.
D’estate andavo in discoteca ogni giovedì sera (di nascosto da mia madre); in realtà non mi divertivo, ma la mia “felicità” consisteva nel vedere che tutti quelli che frequentavano quel posto mi conoscessero, mi salutassero e mi rispettassero. Quando tornavo a casa speravo che mia madre dormisse per non dover sostenere con lei un finto sguardo “puro”.
Sapevo bene che non stavo facendo un torto solamente a lei o a me stesso, ma la mia “mancanza” era nei confronti di Dio e Lui me lo faceva capire bene, attraverso un senso di insoddisfazione, di solitudine, di vuoto, ecc..
A peggiorare questa situazione si sommarono enormi problemi familiari, che nel giro di pochi mesi, (in una età già complicata) mi portarono ad assistere “passivamente” a situazioni veramente difficili, impossibili da descrivere (litigi, bugie, tradimenti, processi, ecc…).
In quei periodi le mie amicizie cambiarono in relazione al senso di dover sentire il mio orgoglio appagato. Iniziai a frequentare gente maleducata e irascibile, ladri occasionali, ragazzi che non esitavano ad alzare le mani, persone che reputavo simpatiche anche se l’unica cosa che mi legava effettivamente a loro era il fatto che mi rispettavano e mi stimavano.
Eppure, quando tornavo a casa, continuavo a sentirmi solo, insoddisfatto e inadatto a loro.
Nel luglio 2010 decisi di andare in un campeggio evangelico. Per la durata di quei 10 giorni mi sembrò di ritornare a quella vita perfetta e felice “casa e chiesa“, perché in quel luogo vedevo tanti ragazzi che amavano Dio con sincerità e non erano certo costretti a vivere come eremiti su un monte; anzi, molto semplicemente seguivano i consigli della Bibbia.
Erano felici e soddisfatti, pieni e completi, si divertivano in modo sano e si consolavano tra loro, ma la cosa che mi colpì di più era l’importanza che si davano a vicenda e l’importanza che dicevano di avere per Dio. In quella settimana la mia preghiera fu: “Dio, so che esisti, dammi le stesse certezze e le stesse gioie che hanno loro!”.
Tornato a casa, tutto sembrava continuare “normalmente”, ma mi resi conto molto bene di una cosa: io avevo fatto un passo verso Dio e in risposta Lui ne stava facendo mille verso di me.
Iniziò a trasformare la mia vita, cominciai ad andare in chiesa, a leggere la Bibbia e a pregare con grande assiduità: più lo facevo e più Lui mi parlava e dava pace al mio cuore.
Negli ultimi giorni di quell’anno, una domenica mattina mi trovavo in chiesa e Dio mi fece comprendere che sbagliavo a credere di aver vissuto alcuni anni felici e altri come “vittima del mondo e della famiglia”.
Ogni mia scelta ed ogni mio errore erano stati fatti consapevolmente ed erano una mia personale responsabilità. Quella mattina mi vennero in mente tutti i miei peccati, dal più insignificante al più grave e davanti a quella “nudità” non potevo più trovare scuse, potevo solo chiedere perdono a Dio. Feci proprio questo: con tutto il cuore Gli chiesi perdono per ogni sbaglio, per ogni volta che Lo avevo rigettato. Improvvisamente mi sentii libero, “leggero”, come se tutto lo spazio del mio cuore che era occupato dai miei peccati si riempì dell’amore di Dio.
Quel giorno Dio mi fece comprendere la sua salvezza e, proprio da quel giorno, Lui ha cominciato a modellare la mia vita (e lo fa ancora oggi!).
Tante cose non le so spiegare bene, ma posso solo dire che “prima ero cieco e adesso ci vedo”, che prima ero solo mentre ora sono circondato da fratelli e sorelle che mi amano, prima ero senza importanza e ora interesso al Re dei Re.
I problemi nella mia vita non sono finiti, alcuni si sono risolti, altri peggiorano, ma sono certo che “tutto coopera al bene di coloro che temono Dio”, sono certo che Dio non mi lascerà mai solo e che continuerà a sostenermi e ad operare nella mia vita e nella mia famiglia.
Egli vuole fare tutto questo anche per te, cercalo con cuore sincero e si farà trovare.
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