Volendo fare una riflessione cristiana (biblicamente fondata) sul Natale non si può fare a meno di collegare questa festività ai fatti che originariamente ne segnarono l’inizio e, dunque, il suo significato originale. Quando Gesù venne per la prima volta in terra il suo arrivo fu annunciato per mezzo di un coro di angeli (Luca 2: 8-14) a dei pastori. E questi colsero il significato intimo dell’annuncio che è alla base del Natale, così come questo fu dato loro dagli angeli (messaggeri di Dio): “Oggi nella città di Davide (Betlemme) è nato per voi un Salvatore, che è Cristo il Signore”(Luca 2: 11). Udendo quest’annuncio i pastori si dissero l’un l’altro: “Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere” (Luca 2: 15). In poche, brevi e semplici parole è contenuto, dunque, l’annuncio ed il significato profondo del Natale: “Oggi è nato per voi un Salvatore”. Questa fu la notizia che spinse i pastori a correre per andare a vedere quanto era loro stato annunciato. Se si fosse trattato della nascita di un bambino qualunque non si capirebbe il motivo per cui i pastori avrebbero dovuto lasciare incustoditi i propri greggi, per correre a vedere un evento che non avrebbe avuto nulla di eccezionale. Ma ciò che portò i pastori a correre, per andare a vedere subito quello che era loro stato annunciato, sta nella novità e nella portata delle parole da loro udite (“Oggi è nato per voi un Salvatore”). E, come i pastori, anche noi, pensando al Natale, dovremmo considerare che il suo significato e la sua importanza stanno proprio nella notizia della venuta e dell’avvicinarsi (allora per i pastori, oggi per noi) del Salvatore. Dicendo ai pastori “Oggi è nato per voi un Salvatore” gli angeli parlarono al loro cuore personalmente. La notizia li riguardava intimamente.
Le parole udite erano chiare: “Oggi è nato per voi il Salvatore! Questo è l’annuncio ed il senso del Natale. Non ci sono altri annunci ed altri sensi che possano riguardare il Natale dal punto di vista di Dio! O esso riguarda l’annuncio dell’arrivo del Salvatore o esso perde di importanza, di senso e di scopo. Cosa c’è da festeggiare, spiritualmente parlando, se non il fatto che la venuta del Signore ha per fine la nostra salvezza? Per chi e per che cosa è venuto Gesù in questo mondo? La risposta a questa domanda ci perviene ancora dalle labbra di un angelo, e, precisamente, dalle labbra dell’arcangelo Gabriele. Infatti fu egli che Dio mandò a Maria per dirle “Tu concepirai un figlio e gli porrai nome Gesù, perché sarà lui che salverà il suo popolo dai loro peccati” (Luca 1: 30,31; Matteo 1: 21). Eccolo il senso della venuta di Gesù sulla terra: la salvezza dei nostri peccati. Qui sta l’essenza del Natale. La venuta del Figliolo di Dio in terra è l’evento più glorioso della storia dell’umanità, da quando questa a causa del peccato è decaduta davanti a Dio. Perché gli angeli, infatti, presenziarono l’annuncio della venuta di Cristo in terra, se non – appunto – per il fatto che essi ben sapevano e sanno cosa ciò comporti per l’intero genere umano, ovvero la salvezza degli uomini? La Scrittura, infatti, dichiara “V’è più festa in cielo per un peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento” (Luca 15: 7). E gli angeli, che sono esseri spirituali e contemplano nei cieli i piani di Dio, ben sapevano quale importanza rappresentasse l’evento della nascita di Gesù fra gli uomini! Ora, riflettendo su queste verità basilari riguardanti il Natale come potremmo pensare ad esso senza tenere conto di queste cose? Come potremmo viverlo da indifferenti, come se esso non c’entrasse nulla con queste cose?! Eppure (che tristezza!), non è forse così che il Natale è oggigiorno vissuto da molti, senza alcun riferimento a queste verità?! Perché la Scrittura arriva a dichiarare, in un certo punto (Isaia 1:14), che Dio odia le feste fatte in “suo nome”, se non per il fatto che di certe feste religiose ne abbiamo fatto una cosa nostra, del tutto slegata dal senso che Dio voleva che avessero? Chi, oggi, pensando al Natale si pone dinanzi ad esso considerando il significato che esso ebbe sin dal suo inizio? Chi pensa al Natale come alla venuta del Signore quale nostro Salvatore? Se i pastori corsero all’annuncio che per loro era nato il Salvatore,fu perché la prospettiva di poter andare a vedere chi poteva salvarli dai loro peccati era la notizia più sensazionale che essi avrebbero mai potuto ascoltare.
E penso che ancora oggi degli angeli si presentano a coloro che vedono “il Natale” (e ciò potrebbe accadere ogni giorno dell’anno) come la possibilità di veder realizzata la propria redenzione, a coloro che attendono il Signore per la propria salvezza. Per costoro c’è ancora un coro di angeli che annunciano notizie celesti : “Oggi se udite la sua voce non indurite i vostri cuori” (Salmo 95:8), “Eccolo, oggi, il giorno della salvezza” (Ebrei 3:13), “Io sto alla porta (del tuo cuore) dice il Signore e picchio (busso), dice il Signore. Se uno apre (il proprio cuore) io entrerò e cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3: 20). Questo è il Natale che ancora oggi è collegato al primo Natale. Gesù oggi è nel cielo che intercede per noi (Romani 8:34) e la sua intercessione è quella di invocare il Padre affinchè attiri ancora dei cuori a Lui. Come i pastori che corsero quando udirono l’annuncio, il Signore si aspetta che ancora oggi diversi corrano udendo l’annuncio dell’Evangelo, la buona notizia della salvezza. Non facciamo che, come allora, molti stiano nelle case e nei palazzi a festeggiare pur essendo nell’ignoranza di ciò che stava succedendo quella notte in Betlemme. La festa, davanti a Dio e agli angeli, non era nei palazzi e nelle case, ma in un’ umile grotta. E l’atmosfera adatta era la contemplazione del Salvatore non l’apertura di torte e panettoni. Nel segreto Gesù venne, non nel clamore. Non facciamoci distrarre da quello che è diventato oggi il “Natale”. Ritorniamo sobri per davvero, come dice la Scrittura e contempliamo la venuta del Salvatore. Possiamo onestamente dire che Egli è venuto e viene per noi? Possiamo, cioè, essere certi nei nostri cuori che Gli abbiamo permesso di entrarvi per ripulire il tempio che Egli vuole creare o ricostruire (se è stato distrutto) dentro di noi? Quando ritorneremo a guardare con occhi semplici e spirituali il Vero e l’Unico senso del Natale, potremo anche noi, allora, sperimentare la gioia di quei pastori che udita la Buona Notizia si dissero l’un l’altro “Andiamo a vedere ciò che ci è stato detto e che il Signore ci ha fatto sapere”! Amen
Enzo Maniaci – notiziecristiane.com
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