Pechino, la Corte Suprema del Popolo: Basta con l’uso della tortura!

untitIl massimo organismo giudiziario cinese chiede “maggiore indipendenza” dei tribunali dalla politica e invita i colleghi “di ogni livello” a eliminare la pratica delle confessioni estorte con la violenza. Analisti scettici: “Frasi dette a caso e senza vera volontà di cambiamento”. In Cina ogni anno centinaia di abusi da parte delle autorità contro dissidenti e attivisti per i diritti umani.

 

Pechino (AsiaNews) – La Corte Suprema del popolo cinese ha affermato che “ottenere una confessione attraverso la tortura” è una pratica “che va eliminata dal sistema giudiziario nazionale. I tribunali devono poter decidere senza l’interferenza dei governi locali”. La decisione è contenuta nelle nuove linee-guida della Corte, decise e rese pubbliche dopo quattro giorni di incontro a porte chiuse.

Nel testo si legge: “Devono essere eliminati l’interrogatorio sotto coercizione per ottenere una confessione, come pure l’uso di freddo, fame, disidratazione, eccessivo calore, affaticamento o altri metodi illegali per ottenere confessioni”. L’invito, pubblicato anche sul sito ufficiale di microblog della Corte, è indirizzato ai tribunali “di ogni livello” in tutto il Paese.

Allo stesso tempo sono state anche definite regole più severe per le sentenze di condanna a morte, che devono essere pronunciate solo dopo che siano state fornite “prove adeguate”; la Corte invita anche i colleghi ad affidare i casi di questo tipo “soltanto ai giudici più esperti. Devono essere valutate le prove. Il concetto e la pratica tradizionali che indicano la prevalenza delle testimonianze devono essere cambiati a favore dell’esame e dell’utilizzo di prove circostanziate”.

La questione dell’uso della tortura è dibattuta da tempo nella società cinese. Anche se il governo ha più volte sostenuto davanti alle Organizzazioni internazionali che i casi di tortura “sono rari”, salvo non permettere a nessun ispettore di entrare nelle carceri di massimo livello, sono centinaia ogni anno le denunce per maltrattamenti da parte delle autorità carcerarie presentate da avvocati e dissidenti.

Gli abusi extra-giudiziari per ottenere le confessioni, inoltre, sono aumentati con i nuovi poteri assegnati dal governo di Hu Jintao alla temutissima Commissione centrale per la disciplina e l’ispezione. L’organismo è il “cane da guardia” del Partito, una sorta di corpo al di sopra della legge che ha il potere di detenere senza il permesso di un giudice qualunque persona sia sospettata di violazioni di ogni tipo. In Cina ha creato scandalo nei mesi scorsi il processo contro i sei funzionari del Pcc che hanno torturato a morte il dirigente di un’industria statale sospettato di corruzione.

Secondo l’avvocato Si Weijiang, le riforme annunciate dalla Corte Suprema saranno messe in pratica “con difficoltà. Il sistema giudiziario ha bisogno di una ristrutturazione di base, se vuole essere davvero indipendente. Non bastano linee-guida vaghe e moderate. Nulla può cambiare fino a che al potere rimane lo stesso gruppo di funzionari”.

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