Pazienti in stato vegetativo ma “coscienti”….non è uno scherzo!

9b19b69745e9c107c232ac8fc838257bE’ di questi giorni la notizia che alcuni scienziati canadesi sono riusciti ad individuare pazienti in stato vegetativo che in realtà erano sufficientemente coscienti da dare ‘risposte’ affermative o negative ad alcune domande basilari. Lo studio condotto dalla Western University in Ontario rivela come l’uso della ‘risonanza magnetica funzionale’ sia stato in grado di stabilire una forma di comunicazione primitiva con tre pazienti. Due di loro sono riusciti ad indicare il loro vero nome di battesimo e dove si trovavano: Steven, un uomo in stato vegetativo da 12 anni, ha risposto correttamente alla domanda se si trovava in un supermercato on in un ospedale. Le risposte sono state date sotto forma dell’attivazione della regione cerebrale che era stata ‘addestrata’ dagli scienziati ad attivarsi di fronte alle parole ‘si’ o ‘no’.

In questa prospettiva l’uomo non è solo il suo corpo, il suo corredo cromosomico, ma anche qualcosa che non si può pesare con la bilancia né misurare con il metro, un qualcosa che va al di là del fisico ed è appunto la componente di noi che prende il nome di meta-fisica. Sotto questa angolatura la ragione non è il cervello, né ha sede lì, bensì informa tutto il nostro essere, tutta la nostra natura e sfrutta la materia grigia per esprimersi. E così la materia può sì influire sull’intelletto, ma, nella maggioranza dei casi, non distrugge la nostra capacità di scelta. Il nostro essere corporeo e il mondo che ci circonda a volte vincolano e a volte liberano questa capacità di autodeterminarsi, ma non la uccidono sotto il peso delle leggi fisiche che rispondono al criterio della necessità. Il libero arbitrio è sì condizionato da educazione, DNA, abitudini etc. ma per lo più non così condizionato da eliminare la possibilità di scegliere.

Le condizioni al contorno dovranno certamente essere tenute in conto per determinare il grado di responsabilità del soggetto agente (comprimendolo o espandendolo), ma – eccetto nel caso in cui si provi che questi era incapace di intendere e volere – non potranno portare alla decisione di eliminare la responsabilità per i fatti compiuti. Ciò è testimoniato anche dagli esperti. Infatti il prof. Michael Gazzaniga, direttore del Sage Center, istituto per lo studio della mente presso l’Università della California a Santa Barbara e padre dell’espressione “neuroscienze cognitive”, nel suo ultimo libro appena uscito (“Chi comanda? Scienza, mente e libero arbitrio”) ha scritto: “Siamo persone non cervelli”. Quanto detto dal professor Gazzaniga trova conferma anche a livello sperimentale. Proprio poche settimane or sono i media di tutto il mondo hanno raccontato la vicenda di Routley Scott, un uomo in stato neuro-vegetativo da 12 anni che attraverso uno specifico protocollo che utilizzava la risonanza magnetica è riuscito a comunicare con i propri medici e a far comprendere loro che era cosciente della sua situazione.  Questo dimostra che un cervello molto invalido come quello del signor Scott, che non riesce neppure a comandare ad un dito di muoversi, non può da sé essere artefice del fenomeno assai complesso della coscienza. La fonte di tutto ciò allora deve essere rinvenuta in una parte non materiale di noi, cioè nell’anima.

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