Oggi sono sempre di più i comportamenti volontari dove si infrange una promessa, un patto, un segreto, una unione, una fiducia. Tra genitori, tra questi e figli, tra amici, tra colleghi la regola della fiducia viene molto facilmente infranta. Sempre colpa dei socialnet? Ma chi commette l’infrazione infrange non solo il patto solenne che ha fatto col partner ma mette in moto anche dei meccanismi personali, interiori di non facile individuazione e di cui, in questo articolo, cercheremo di fare un pò di luce, prima di incolpare per partito preso i socialnet, la società, i valori ecc…
Per comprendere pienamente il significato del tradimento, sia in senso biblico che psicologico, dobbiamo, prima di tutto, intendere la definizione del sostantivo “tradimento”. Il termine “tradimento” deriva dal latino “tradere”, che significa “dare, affidare, consegnare, tirare dall’altra parte, andare oltre (trans) da quello stabilito”. In generale, indica il venir meno alla fede, alla fiducia data, in senso più allargato venir meno a qualcuno, mancargli. Come, l’uomo che nel vecchio testamento tradisce l’alleanza con Dio, è Giuda nel momento del tradimento al suo maestro Gesù. Esistono varie forme di tradimento, ma In ogni caso, il tradimento è sempre un atto, un’azione, che cambia il senso dei rapporti tra le persone, delude la fiducia, le aspettative, infrange una continuità. E’ il tentativo di dare nuova direzione al proprio presente. Quindi Il tradimento indica un venir meno a qualcuno o qualcosa determina l’infrangere di un patto, in senso biblico di un’alleanza con il Signore. Ha un motivo se Dio non vuole l’uomo che tradisce il patto dell’alleanza e il motivo è inerente all’amore, al bene che Dio vuole per ognuno di noi. Nella bibbia sono presenti molti esempi di tradimento: da Satana che, con la sua ribellione, fu scacciato dal regno dei cieli insieme agli angeli corrotti che si fecero sedurre da lui; Eva sedotta, sempre da Satana, per infrangere il comandamento di Dio di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male; di Giuseppe i suoi fratelli, di Caino e Abele. La mia considerazione da psicologo, psicoterapeuta e cristiano è sull’esito del tradimenti. La storia biblica ci insegna che il tradimento il più delle volte sfocia nel senso di colpa con conseguenza, come lo fu per Giuda che poi si impicca (Matteo 27, 5). Portato ai nostri giorni, alle nostre vite, ogni tradimento ha un effetto dannoso nella nostra vita psicologica e spirituale poiché ci allontana da noi stessi o meglio rimuove in noi la nostra realtà. L’esame, l’elaborazione della spinta interiore a tradire potrebbe suonare come un esame di coscienza. Il più delle volte non essendo abituati a fare elaborazione interiore, a pensarsi, a riflettersi, a fare esame di coscienza, passiamo direttamente all’atto del tradimento. Dietro un tradimento vi è sempre una ferita, una infelicità, una insoddisfazione. Ed è qui che ci si chiede l’insoddisfazione per cosa, per l’altro? O in me stesso? E’ l’intimità che non funziona o sono io che non so vivere più l’intimità? Molto spesso sento dire dai miei pazienti che nonostante amino il proprio partner e si sentano in colpa, tradiscono ugualmente. Ad un’indagine più approfondita si scorge una persona che, inconsciamente, pone nell’atto del tradimento la vendetta per un qualcosa che ha rinunciato. Una vita repressa non trovi sfogo nel tradimento, come se la repressione fosse stata attuata dall’altro (P. Riccardi Ogni vita è una vocazione per un ritrovato benessere, ed. Cittadella 2014). Però è sull’altro che si proietta ogni sorta di colpa, al fine di giustificarsi con il famoso gioco di relazione: “Tutta colpa tua” (E. Berne, A che gioco Giochiamo ed. Bompiani 2000). Il gioco di relazione patologico è uno dei temi chiave dell’Analisi Transazionale di Eric Berne, che li definisce come episodi di interazione sociale finalizzati ad ottenere un obiettivo manifesto ed uno inconscio. Il problema è che carichiamo di aspettative infantili gli altri, il matrimonio, le relazioni pensando che la felicità dipenda da altri senza renderci conto che spetta a noi trovare la soluzione alla nostra infelicità alle nostre aspettative. «Io ho messo davanti a te la scelta tra il male e il bene sta a te scegliere» (Deuteronomio 30, 11-20), dice il Signore ma allo stesso tempo invita a scegliere responsabilmente in quanto il comandamento è «non troppo alto né troppo lontano da te» (Deuteronomio 30, 11). Un chiaro monito a fare affidamento alle proprie risorse possibili in ognuno di noi, poiché date dalla grazia di Dio. Il problema di molte relazioni intime fallite è nell’aspettativa di avere tutto, dall’intesa sessuale all’essere assecondati, capiti, compresi, accolti sempre. Ma poi ci si chiede, in una relazione intima chi alza lo sguardo sull’altro e i suoi bisogni? Ci deve essere un alternarsi di sguardi. Si tradisce perché ci aspettiamo dall’altro quello che è carente in noi ed ecco che il tradimento diventa, erroneamente, la compensazione della carenza.
Entro quest’ottica il tradimento non è colpa dell’altro ma è la nostalgia, il risentimento di non avere percorso le strade della propria realizzazione. Il tradimento sta dicendo chi sei, cosa hai represso cosa hai seminato e non sarà questi a farlo ottenere.
Pasquale Riccardi | Notiziecristiane.com
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