PARTIRE IN VACANZA: DA SOLO O CON DIO?

Il caldo è arrivato e il desiderio di vacanza ha svuotato molte città dai propri residenti. Il traffico ridotto permette di distinguere i cinguettii degli uccellini sostituito al fracasso rombante delle automobili.

Dopo oltre undici mesi di lavoro le vacanze tanto agoniate e meritate, abbracciano il corpo e nella mente Il display immaginario, conta a ritroso i giorni che mancano alla partenza mentre la nostra memoria concretizza l’armadio e i cassetti annoverando l’inventario degli abiti e degli accessori da riporre in valigia. Il luogo di villeggiatura appare come un’oasi nel deserto dove poter riposare cogliendo occasioni per se stessi, lontani da preoccupazioni, problemi e impegni. Il pericolo periodico imminente è sempre in agguato; per molti fedeli si manifesta quando arriva l’estate. Sole, mare, montagna e riposo attraggono al punto tale da divenire incompatibili con preghiere, culti e comunione fraterna.

Il relax estivo potrebbe divenire opportunità da dedicare maggiormente alla presenza del Signore, specialmente dinanzi alla visione della bellezza del creato, dove la natura esplode con i suoi colori, profumi e trasformazioni. Non si vuol dire di non beneficiare delle vacanze, bensì di condividerle con l’Amato Padre e Signore. Ogni anno le chiese si svuotano, i fratelli disertano sospendendo la relazione con Dio per poi riprenderlo dopo il termine della canicola. Portiamo Dio con noi o lo dimentichiamo in valigia e solo nella necessità di coprirci ne sfruttiamo l’uso come se fosse uno scialle o un cardigan?

Ma il Signore non va in vacanza, la fede non conosce villeggiatura e non va in ferie. Prima, dopo o durante la spiaggia, la passeggiata o le visite storiche si possono programmare e ritagliare momenti per rinnovare legami fraterni o per conoscere comunità cristiane dove nuove esperienze spirituali attendono gli adoratori.

Il Signore continua a camminare al fianco dei suoi figli, non li abbandona mai, i Suoi occhi sono sempre posati su di loro, Egli non si riposa ma non si riposa neanche il diavolo. Essere figlioli di Dio ha l’implicito significato di essere sempre avveduti, maturi e di discernere, qualora si presentasse l’inopportuna volontà, di andare controcorrente nel caso in cui, fra i nostri amici o vacanzieri possa esserci qualcuno che non condivida la scelta e lo stile di vita.

Spesso le tentazioni vengono proposte su un piatto prezioso e la pietanza o il dolce espande profumi e sapori a cui appare difficile resistere e una volta gustate non vengono digerite, mentre il malessere si propaga tanto da sentirsi miserabili e demoralizzati; la necessità di liberare “vomitando” la trasgressione turba l’interiorità e la nostalgia del benessere del tempo passato con Dio si realizza in esigenza impellente e Nostro Padre tanto buono e misericordioso accoglie abbracciando e perdonando i suoi figli smarriti.

Beato l’uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promesso a quelli che lo amano. Giacomo 1:12

Continuare a essere cristiani in vacanza è una prova di responsabilità, le azioni, le espressioni del linguaggio divengono testimonianze coerenti del credere individuale e dell’esistenza personale. E’ buona cosa non dimenticare mai che i figli di Dio sono sotto gli occhi del mondo e la differenza dal mondo viene analizzata maggiormente dagli increduli.

Molte sono le idee nella mente dell’uomo, ma solo il disegno del Signore resta saldo. Proverbi 19:21

Lella Francese

 

http://notiziecristiane.com

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook