Parole di speranza per chi lotta contro la depressione

Tecnicamente è chiamata depressione, ma non può essere racchiusa in una parola. Ti senti intorpidito, ma la testa ti fa male; vuoto, ma dentro di te ci sono urla; spossato, ma le paure abbondano. Ciò che una volta era piacevole adesso attira a malapena la tua attenzione. Il tuo cervello è come se fosse immerso nella nebbia. Ti senti appesantito.

Ti ricordi di quando avevi degli obiettivi? Cose che non vedevi l’ora di fare? Potevano essere cose semplici come andare al cinema un venerdì sera o un qualcosa che volevi portare a termine. Ora hai ben pochi obiettivi. Arrivare a fine giornata ti sembra già troppo.

Hai notato cosa significa vivere senza obiettivi? Ogni giorno è uguale. Non c’è più alcun ritmo crescente di aspettativa, soddisfazione e quindi riposo. Ogni giorno porta una tremenda monotonia, e temi che domani sia uguale a oggi. Sembra come se un’esistenza così piatta ti stia uccidendo.

Dormire? E’ un problema. Non ne hai mai abbastanza. Non ricordi nemmeno cosa voglia dire svegliarsi ristorato.

Hai mai visto i dipinti di Pablo Picasso fatti nel suo periodo “nero”? Se trovi un libro su Picasso potresti dargli uno sguardo. Le immagini non sono incoraggianti ma, al limite, potresti capire di non essere solo a sentirti così. Mosso da una relazione problematica, fece una serie di dipinti dove le persone sembrano senza vita e tutto è soffuso di ombre blu e grigie. Stava esprimendo i suoi sentimenti nella sua arte oppure stava rappresentando fedelmente il mondo come lo vedeva di fatto? Comunque sia, non ci sono splendide giornate di sole con la depressione, ma solo cieli tetri e nuvolosi e un mondo cupo senza colore.

Picasso non era il solo ad avere a che fare con quello che è poi stato definito depressione. Abramo Lincoln, Winston Churchill, il grande predicatore inglese Charles Spurgeon, il missionario David Brainard e il traduttore biblico J. B. Phillips erano alcune tra le persone più note e realizzate che hanno parlato e scritto dei loro combattimenti. Per cui, anche se ti puoi sentire solo, in molti hanno già percorso lo stesso sentiero, e in molti lo stanno facendo adesso.

Se qualcosa di quello che hai letto ti suona familiare, continua a leggere. Hai già motivi per sperare. Il fatto stesso che sei disposto a leggere quanto fin qui scritto—qualcosa di assolutamente non necessario—rappresenta già di per sé un significativo passo in avanti.

Quanto segue sarà il più breve possibile, una mappa sintetica che indica una via per uscire dalla depressione. Se non sei d’accordo con qualcosa, obietta. Se ti sembra troppo, mettila da parte e tornaci in un altro momento. Per prima cosa devi però sapere che alla fine questa mappa conduce a Gesù Cristo. Conduce a una persona più che a delle tecniche. Alcuni dicono “Gesù non funziona” oppure “L’ho provato, ma sono ancora depresso come prima”. Ma considera questo: Gesù sostiene di essere la via, verità, vita, fonte di speranza, amante delle anime, servo, fratello, amico, colui che ascolta e agisce, colui che non abbandona mai.

Nessuna terapia o farmaco fa delle asserzioni così audaci.

Se Gesù e gli insegnamenti della Scrittura ti sembrano dei vuoti luoghi comuni—e forse ti sembra sia proprio in questo modo—ricorda che in questo momento qualsiasi cosa ti sembra in qualche modo vuota. Quello che adesso può sembrarti banale diventerà profondo mentre inizi ad accertarti della sua realtà.

Come posso fare qualcosa quando non provo niente?

Ecco il problema. La maggior parte della gente fa qualcosa perché si sente di farlo. Si alza la mattina perché ha voglia di andare al lavoro, o ha voglia di evitare le domande del superiore se è in ritardo, oppure perché ha voglia di evitare di finire in povertà. Siamo guidati dalle sensazioni più di quanto non crediamo. Con la depressione, non provi sensazioni (o, qualsiasi cosa provi, non ti motiva a fare alcunché di proficuo; ad esempio, hai voglia di morire, gridare, scappare, scomparire, evitare). Come possono allora persone guidate dalle sensazioni porsi degli obiettivi o essere motivate, quando non provano più sensazioni? Inizialmente, si dovrà apprendere un altro modo di vivere. Dovrai essere come la donna I cui muscoli funzionavano ancora ma avevano smesso di trasmetterle informazioni sui suoi arti. Non era paralizzata, ma se chiudeva gli occhi non sapeva se fosse ferma, in piedi, si stesse estendendo o riposasse. A volte guardandosi allo specchio si accorgeva di stare col braccio destro sollevato in aria senza rendersene conto. Non poteva nemmeno camminare perché non sapeva dove fossero le sue gambe. Gradualmente, guardando nello specchio e vedendo il suo corpo piuttosto che sentirlo, riprese di nuovo a camminare. Dopo molta pratica, camminare iniziò a divenire nuovamente una sensazione naturale. Ma dovette imparare un nuovo modo di vivere e muoversi. Quando si è depressi, il nuovo modo di vivere è quello di credere e agire in base a ciò che Dio dice piuttosto che provare la sensazione di ciò che Dio dice. Significa vivere per fede. Per parafrasare Ebrei 11:1, “la fede è certezza di quello che non proviamo”. In altre parole, quando c’è una disputa tra ciò che dicono le tue sensazioni e ciò che dice la Scrittura, vince quest’ultima. Qualsiasi altro risultato significa essenzialmente che tu stai dicendo a Dio che non ci si deve fidare di Lui. “Dio non dice la verità. Non mi posso fidare di Lui. Posso solo fidarmi di me stesso”. Probabilmente non è questo ciò che intendi dire. Potresti voler dire che non capisci cosa Dio stia facendo, ma negare che Dio dica la verità è in se stesso falso. È una menzogna. Non crederci. Dio è verità.

Ecco un esempio di questo nuovo modo di vivere. Ti senti come se non avessi più né scopo né speranza. Non c’è più ragione per uscire dal letto, lavorare, amare o vivere. Lo senti nel tuo intero essere. Dio però ribatte a queste sensazoni su ogni pagina della Scrittura. Ad esempio, “Amatevi intensamente a vicenda, di vero cuore” (1 Pietro 1:22). Questa è un’affermazione con uno scopo. E’ un motivo per uscire dal letto. Devi combattere I sentimenti paralizzanti così da poter amare un’altra persona. Perché preoccuparsi di questo? Perché è il tuo mandato personale da Dio stesso, il Re dei re. Se sei un servitore del Re—e lo sei—e Lui ti chiede di fare qualcosa, ti è stato appena dato uno scopo per cui vivere. E’ solo quando il Re dice che non ha più bisogno di te che il tuo scopo è adempiuto, e questo, ovviamente, non avverrà mai col vero Dio. Lui dice che i suoi propositi per te durano per tutta l’eternità.

Per inquadrare il tuo scopo nel termine più ampio, il tuo compito è quello di glorificare e godere di Dio (1 Co 10:31). Glorificare Dio significa rendere famoso il Suo nome. Il Suo onore e la Sua reputazione diventano più importanti della tua. Glorificare Dio. Ti suona come un cliché? Nonostante possa apparire come qualcosa di impraticabile, è di fatto molto concreto. Viene realizzato con piccoli passi, a volte riservati, di fede e ubbidienza. Gli altri possono non vederlo, ma se fai qualsiasi cosa a motivo di Gesù e di quello che Lui ha fatto per te—dal pettinarti i capelli a vendere tutto ciò che hai per diventare un missionario—allora stai portando gloria a Dio. Vuoi un incentivo tangibile? E’ ben provato nella Scrittura che quando cerchi Dio e il Suo regno, i tuoi problemi diverranno più leggeri (2 Co 4:16,17).

 

Ascolta

Mentre dai vita a una chiara dichiarazione di propositi, dovresti avere qualcuno che ti aiuti a perfezionarla, che te la ricordi e te la legga. A quel punto il tuo compito sarà quello di ascoltare. Hai dato ascolto ai tuoi pensieri, ma ora devi ascoltare cosa Dio dice nella Sua Parola e attraverso gli altri. Ascoltare sembra qualcosa di passivo, ma è invece impegnativo. L’epistola di Giacomo ci ricorda che siamo inclini a “udire superficialmente”, come chi si guarda in uno specchio, e quando se ne va subito dimentica com’era (Gc 1:24). Così, quando senti o leggi di verità e amore, non udire semplicemente in modo superficiale; ascolta davvero. Cosa ascolterai? Quando il Dio uno e trino parla, il soggetto è inevitabilmente di Gesù. Gesù è colui che ha avuto compassione di chi soffre, e capisce quelli che soffrono perché il Suo dolore ha superato il nostro. Hai mai fatto caso che quando ascolti delle sofferenze di qualcun altro, specialmente se schiaccianti e intense, i tuoi problemi sembrano diventare più leggeri? Quanto meno, questo tipo di ascolto ti distoglie dalle tue sofferenze, e ci accorgiamo di non essere soli. Questo è quello che succede quando guardi a Gesù e ascolti. Continua ad ascoltare. Anche se puoi sentirti respinto dagli altri, Gesù non ti respingerà (Sl 27:10). Vai a Lui con fede—anche con una minuscola briciola di fede—e Lui non ti lascerà né abbandonerà mai (Eb 13:5). Lui ti giura che sarà così. L’amore non ti commuove sempre? Considera questo. Alla Sua presenza vi è un amore che richiede tutta l’eternità per iniziare a comprenderlo. Se non ti tocca adesso, lo farà. Il Suo amore è come quello di un genitore buono per un bambino che non comprende i dettagli dell’amore di un padre o di una madre. In altri termini, il bambino potrebbe pensare a volte che il genitore non lo ami, ma l’amore del genitore è troppo elaborato e bello perché il bambino lo possa capire. Il bambino è afflitto perché non può più giocare nel fango, ma il genitore lo sta pulendo per un viaggio a Disneyland. Se non riesci a distinguere questo amore, continua ad ascoltare il Vangelo. Cioè, in base al piano di Dio, Gesù è morto per peccatori come me e te. Questo è un amore meraviglioso e profondo. Se non ti sembra meraviglioso, allora forse hai dimenticato di essere un peccatore. Gesù, dopo tutto, non è morto per brava gente che aveva bisogno di un incoraggiamento spirituale; è morto per portare nemici alienati e condannati nella Sua famiglia.

C’è molto altro che Dio dice, ma è troppo facile iniziare lentamente ad allontanarsi e pensare, “questo non mi aiuta”. Come ha osservato una donna, “Nessuna quantità di amore da o per altre persone—e ce n’era molto—riusciva ad aiutarmi. Nessun aiuto di una famiglia che ti sta vicino e di un lavoro favoloso era abbastanza per vincere il dolore e la disperazione”. A questo punto, è tempo di pensare.

Pensa

Se sei depresso e ascolti i tuoi pensieri, questi probabilmente saranno cupi, senza speranza, pessimistici e critici nei tuoi confronti o verso gli altri. Dovunque abbiano inizio questi pensieri, raramente si fermano prima di raggiungere il posto più disperato possibile. Per esempio, se qualcuno parla di Babbo Natale, inizi a pensare di essere grasso anche tu, e che, alle tue spalle, tutti ridano delle tue circonferenze. Se qualcuno si complimenta con te per un lavoro ben fatto, pensi che sia per addolcire il colpo del tuo imminente licenziamento, e che se si sapesse davvero il tipo di lavoro che hai eseguito perderesti il posto, e…

L’intero processo è automatico. Dai un giro di avvio alla manovella, e parte da solo. Pilota automatico mentale. Il fatto che la tua mente possa sentirsi perpetuamente annebbiata significa che non ti senti capace di uno sforzo erculeo necessario per apportare correzioni mentali. Devi cominciare col pensare—non pensieri automatici ma con un obiettivo. I tuoi pensieri devono essere guidati dalle Scritture. Difficile? Sì. Ogni sforzo mentale è un lavoro. Cambiamenti immediati? Probabilmente non quelli che ti sembrano ovvi. Ma devi farlo. Il tuo presente modo di pensare tende verso sconforto e disperazione. Devi essere disposto a combattere. Se sei riluttante a lavorarci su, allora devi chiederti se vuoi davvero cambiare. Può sembrare strano, ma molti non lo vogliono. Sembra come se non valga la pena metterci l’impegno che questo cambiamento comporta. Odiano quello che dovranno affrontare se non saranno più depressi, o restano fedeli al loro stile di vita, preferendo piuttosto che sia il mondo intorno a loro a cambiare.

Quindi pensa. Vuoi davvero cambiare?

Se ti scopri più riluttante al cambiamento di quanto pensassi, devi tornare indietro e riconsiderare il tuo obiettivo. Alcuni usano i loro figli come motivazione per cambiare, ma i figli non sono un motivo abbastanza potente. I tuoi pensieri oscuri ti persuaderebbero velocemente che i tuoi figli e chiunque altro starebbero meglio senza di te. L’unica ragione sufficiente è che tu sei chiamato a rappresentare Dio sulla terra, Lui è il tuo Padrone amorevole e tuo sei un Suo figliolo, servitore o ambasciatore, scegli tu. Tu vivi per e a motivo di Lui.

Se questo non è abbastanza, dovrai tornare indietro ad ascoltare. Chiedi a qualcuno di dirti chi è Dio. Quando la tua mente è nella nebbia è difficile ricordare, per cui chiedilo a qualcun altro. Chiedi a qualcuno di dirti che il Creatore Dio vive, e che ha mandato Gesù a morire per i peccati di gente come noi, che ignoravano Dio e gli erano nemici. Chiedi a quella persona di persuaderti che Dio è buono. Chiedi a quella persona di continuare a parlarti fino a che non inizia a sembrare una buona notizia a cui tu creda. Pensaci. Se non fossi depresso, saresti meravigliato di quello che Dio ha fatto. Semplicemente, ti inchineresti e, come molti altri che hanno compreso l’amore e la presenza di Dio, diresti, “Io non sono degno, ma sono pieno di gratitudine”. Non smettere di ascoltare queste verità. Ti cambieranno. Non gettare la spugna.

Cosa ti sta dicendo la tua depressione? Cosa significa?

Mentre cerci di ascoltare, di udire di Cristo e del tuo scopo per vivere, il prossimo passo per esercitare il tuo pensiero è quello di chiedere, “cosa mi stanno dicendo i miei sentimenti”? I tuoi sentimenti ti dicono qualcosa su di te. E’ così che funziona con tutte le emozioni: paura, rabbia, trepidazione, terrore e così via. Di solito sono provocati da qualche circostanza nella nostra vita, ma sono le tue risposte e le tue interpretazioni di tali eventi. In altre parole, rivelano te. Ad esempio, se ti arriva una bolletta inattesa, può provocare preoccupazioni economiche. Ma se diventi ossessionato e cronicamente ansioso riguardo al tuo futuro economico, questa paura rivela dove hai riposto la tua fiducia: in te stesso piuttosto che nel tuo Dio. Le tue emozioni rivelano te. Mosè disse questa stessa cosa agli ebrei mentre vagavano nel deserto. Insegnò loro che le difficoltà della vita nel deserto misero alla prova il popolo, “per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi [di Dio] comandamenti” (De 8:2). Quando il popolo era scontento e persino arrabbiato, diceva più riguardo a sé stesso che non del deserto.

Lo stesso è vero per la depressione: essa dice qualcosa riguardo al tuo cuore. Il punto è, cosa dice? Questo è ciò a cui devi pensare. Considera alcune tra queste possibilità. Quali corrispondono ai tuoi sentimenti di abbattimento?

  • “Ho paura”.

Ho paura di:

di fare la scelta sbagliata
di fallire
di espormi
di perdere un mio caro
di essere abbandonato
di non avere il controllo
di morire
di una malattia disabilitante
di vedere Dio
di tutto

  • “Sono colpevole” o “Mi vergogno”

Sono colpevole di:

del mio peccato
di non essere all’altezza dei miei standard di successo invece che di quelli di Dio
di non essere approvato da persone la cui opinione è diventata più importante di quella di Dio
di vivere come se dovessi pagare Dio per i miei peccati quando, in verità, il modo con cui posso dare gloria a Dio è di essere d’accordo sul fatto che Lui ha già pagato per tutto
di una coscienza che tende a esprimere giudizi in base a dati incompleti (per es. assumersi la responsabilità per peccati di altri)

  • “Ho perso qualcosa”. La depressione spesso ti fa sentire vuoto, come se avessi perso qualcosa o qualcuno. Potrebbe essere un lavoro, salute, giovinezza, denaro o una persona. Ti senti come se una persona cara fosse morta. Ma la depressione è più di un lutto. E’ una privazione che lascia in preda ad una frenesia selvaggia. Molto probabilmente, la cosa persa per te era come un dio. Era qualcosa dove avevi riposto la tua speranza e la tua fiducia.
  • “Ho bisogno di qualcosa”. La tua depressione ti sta dicendo che hai bisogno di amore, significato, rispetto o qualche altro desiderio psicologico? A tutti noi piacciono tali cose quando le abbiamo, ma a volte diventano più importanti di quanto dovrebbero. Hai mai fatto caso a ciò che succede quando i tuoi desideri diventano la cosa per te più importante? Si trasformano in necessità. Senti che devi realizzarli per poter vivere. Questa è bramosia, cupidigia. E la cupidigia vuole sempre di più, non è mai soddisfatta, ti fa sentire sempre vuoto.
  • “SONO ARRABIATO”. Probabilmente sai che la depressione può far dire “Sono arrabbiato”. Di solito siamo arrabbiati perché non otteniamo ciò che vogliamo da qualcuno o da Dio stesso. Questo non vuol dire che si debba necessariamente reagire con pensieri omicidi verso gli altri o alzare il pugno a Dio, sebbene potresti farlo. Cerca manifestazioni di rabbia più pacate, come lamentarsi, borbottare, mancanza di disponibilità a perdonare o autocommiserazione. Se non riesci a vederle, guarda ancora. Saranno lì.
  • “Devo evitare qualcosa”. Considera cosa sarebbe sgradevole nel non essere più depressi. Dovresti affrontare qualcosa che vuoi evitare, come una persona, difficoltà economiche o responsabilità che comporta la possibilità di fallire? La nebbia mentale e la fatica fisica della depressione ti aiutano a evitare di pensare a una persona o eventualità particolarmente problematica.
  • “Sono uno sventurato”. Gli esperti nella cura delle persone depresse fanno subito notare come la depressione parli il linguaggio dell’autovittimismo. “Se nessun altro si sentirà male per me, lo farò io”. Ciò può essere mortale. Significa che vivi come una vittima invece che come qualcuno a cui è stata manifestata infinita grazia e misericordia.
  • “Non ho speranza”. Se questo ti suona familiare, allora dovresti porti un’altra domanda: “Speranza di cosa”? Speranza di liberarti della depressione? Forse speri in qualcosa di troppo poco.

Noi gioiamo nella speranza della gloria di Dio. E non solo, ma gioiamo anche delle nostre sofferenze, perché sappiamo che l’afflizione produce pazienza; la pazienza esperienza; l’esperienza speranza. E la speranza non delude perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo, che ci è stato dato (Ro 5:2-5).

Questo passaggio della Scrittura è difficile da comprendere, ma una cosa è chiara. L’apostolo Paolo, che ha scritto questa lettera, ha subito dolori e sofferenze profonde nella sua vita ma, in qualche modo, questo non lo ha abbattuto. Il tuo compito è di provare a immaginare quale fosse il suo segreto, che Paolo è desideroso di rivelare. Ecco un suggerimento. “Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d’animo” (Eb 12:3). Paolo fissava gli occhi su Gesù. Quando distogliamo lo sguardo da Gesù, il cammino diventa senza fine. Sappiamo di non possedere la forza di resistenza necessaria. Ma quando vediamo che Gesù—Colui che conosce i cuori—ha percorso questo cammino prima di noi, allora possiamo aver fiducia che lo Spirito è con noi e ci darà la forza di procedere con fede umile e obbedienza. E non è stato solo Gesù a percorrere il sentiero della speranza, pregustando le glorie che erano subito dietro la curva, appena nascoste alla vista. Come ci indica Ebrei 11, il sentiero è consumato e popolato di santi del passato e del presente. Sebbene le persone depresse si sentano assolutamente sole, fanno parte di un’enorme processione diretta in paradiso.

  • “Io so che il mio Redentore è con me, e aspetterò umilmente la Sua liberazione”. Quando la fede è provata, come durante la depressione, a volte ciò che viene rivelato è un cuore che confida nel Signore. Tu hai deciso che seguirai Dio non perché Lui ti fa sentire bene, ma perché Lui è il Signore di tutto, il Pastore amorevole, il Padre eterno. Non c’è nessun altro da seguire. Ovviamente tu non capisci cosa ti stia succedendo adesso, ma sai che Lui è il tuo Dio che è con te, e questo è abbastanza.

Cosa sta dicendo la tua depressione? Questa è solo una breve lista di alcune delle più comuni espressioni del cuore. Ce ne sono molte altre. Se ancora non riesci a discernere il significato della tua depressione, c’è comunque ancora molto da fare. Ascoltare il Vangelo di Cristo, conoscere lo scopo della tua vita, e agire in base ad esso è già abbastanza come compito. Ma continua a chiederti cosa sta dicendo la tua depressione.

Confida solo in Dio e adora Lui solo

Mentre pensi al significato dei tuoi sentimenti ti accorgerai che il sentiero, invece che portarti a una disperazione sempre maggiore, ti conduce al Dio uno e trino. E in particolare ti porterà alla domanda, “Vivrai per Dio oppure per te stesso e le cose che adori”? A volte ci vuole un po’ di tempo per giungere a porci questa che è la più critica delle domande, ma che è comunque sempre lì.

Di solito, tutto ciò che devi fare è chiederti dei “perché” come un bambino di tre anni.

“Non ce la faccio ad andare avanti”.
“Perché”?
“Perché sono così stanco e non ce la faccio più a sopportare il dolore”.
“Perché”?
“Perché mi sento solo”.
“Perché”?
“Perché…non credo che Dio sia con me”.
“Perché”?
“Perché… non mi fido di Lui. Mi fido della mia interpretazione dei fatti che viene dai miei sentimenti”.

I “Perché”? dovrebbero condurti a Dio. Ti stancherai delle domande già dalla seconda che ti porrai, ma continua a fartele. Alla fine delle tue domande diGli, “Gesù è il mio Signore, confesso la mia incredulità, e confido in Te”. Fiducia, confessione del peccato e seguire Cristo in obbedienza—suona familiare? Questi sono i fondamenti della vita spirituale. Quando si va al di sotto della superficie, sono queste le cose che sono importanti per chiunque. Scoprirai che funzionano. Se ti sembrano futili, allora sei intorpidito riguardo ai segreti dell’universo e hai bisogno di tornare ad ascoltare. Non fidarti di quello che ti stanno dicendo le tue emozioni riguardo a quanto abbiamo detto. Possono sembrare cose semplici, ma non sono semplicistiche. Sono le basi della vita stessa. Sono le modalità primarie con le quali rispondiamo a Dio.

Confessa i tuoi peccati al tuo Padre Celeste

Fiducia in Cristo, confessione del peccato, ubbidienza a Colui che ti ama: delle tre, la confessione dei peccati può sembrare scoraggiante sulle prime. Potresti già sentirti una persona cattiva di tuo, e questo ti fa solo sentire peggio. Ma considera:

  • Se lo Spirito di Dio ti permetterà di vedere il peccato nella tua vita, hai delle ottime prove che Lui è tuo Padre e tu sei Suo figlio. Non puoi vedere il tuo peccato se Dio non te lo rivela.
  • Confessare il peccato dovrebbe essere una parte normale della nostra routine quotidiana, depressi o no (Mt 6:9-13).
  • Confessare il peccato non compromette la nostra relazione con Dio, anzi la migliora. Se abbiamo confidato in Cristo, il giudizio divino sul nostro peccato è caduto su Cristo, non su di noi. Confessare il peccato ci ricorda che Cristo ha già affrontato i nostri problemi più profondi, e abbiamo motivo per esserne riconoscenti.

Ecco la regola. Se consideri ciò che la tua depressone ti sta dicendo e questo ti porta sino in fondo nella tua relazione con Cristo, allora non interrompere questo viaggio finché non avrai udito qualcosa di buono. La Parola di Dio ci insegna sempre a terminare con Gesù e con parole che rappresentano buone notizie al nostro udito attento. Per cui non fermarti a “Che miserabile derelitto che sono”. Puoi anche essere un misero derelitto, ma non puoi mettere la parola fine qui. “Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore”! (Ro 7:24, 25). Ricorda che se tu hai posto la tua fede in Gesù sei perdonato, adottato, amato e oggetto di diletto. Devi cominciare a pensare nel modo in cui Dio pensa, non nel tuo modo di pensare. Fai passi pratici di amore e ubbidienza. La lista seguente include un certo numero di applicazioni di passi scritturali. L’idea base è quella della fede che si esprime in azoni.

  1. Prendi un racconto biblico, leggilo ogni giorno, e scrivi 25 applicazioni pratiche di questa storia (oppure 5, 10, o 50). Questo può sembrare impossibile, ma una volta superate le prime dieci, diventerà più facile. Non dimenticare, la tua mente tende a vagare, si stanca. Sarà difficile focalizzarsi su di una sola cosa, ma sarà comunque di aiuto farlo.
  2. Scrivi cinque volte i modi in cui sei stato benedetto da un amico, e spediscili.
  3. Scrivi il tuo motivo di vita. Lascia che sia rivisto ed eventualmente modificato da altri. Quindi memorizzalo e vivilo.
  4. Diventa un esperto in ciò che Dio dice a quelli che soffrono. Prendi in considerazione di iniziare con Ebrei 10-12. I capitoli dal 10 al 12 di Ebrei ti richiamano a fede e speranza, quindi ti indicano Gesù. Ma non fermarti qui. La Scrittura ci indirizza sempre anche verso gli altri: fede in Dio e amore per gli altri. In questo caso, dice “Impegnatevi a cercare la pace con tutti” (Eb 12:14). Come puoi adoperarti per la pace? Chi hai bisogno di perdonare? O a chi hai necessità di chiedere perdono?
  5. Prendi appunti sulla predicazione domenicale. Agisci in base ad essi.
  6. Ogni giorno dì o scrivi qualcosa che può essere di incoraggiamento per gli altri. Hai una chiamata. Ci sono persone da amare, di cui prendersi cura, da aiutare.
  7. Ogni giorno ascolta la Parola di Dio, musica che ti parli di Cristo, o ascolta un’altra persona che abbia sapienza spirituale. Sii in grado di riassumere ciò che hai ascoltato e parlane con qualcuno.
  8. Sii vigile riguardo al mormorare e al lamentarsi. Come il pettegolezzo, sono peccati generalmente ben accettati dalla nostra cultura così che non riusciamo a scorgerne le loro turpi radici. Cosa vogliono dire davvero mormorii e lagnanze? Riesci a vedere come siano contro Dio?
  9. Considera queste domande. In questa cultura, abbiamo dimenticato i benefici derivanti dalle difficoltà? Quali sono i loro possibili benefici? (Sl 119:67, 71; 2 Co 1:8-10; Eb 5:8; Giacomo 1:3)
  10. Chiedi a un po’ di persone di pregare per te e invitale a dichiararti la schietta verità. Quando chiedi preghiere, stai chiedendo più della semplice allieviazione della tua depressione. Usa questa opportunità per fare grandi preghiere. Trova preghiere nelle Scritture e pregale anche tu. Ad esempio, prega che tu possa conoscere l’amore di Cristo (Ef 3), che tu possa somigliare più a Gesù (Ro 8:29), che tu possa amare gli altri, e che tu possa discernere cosa significhi portare gloria a Dio.
  11. Se sei nel dubbio, dimostra amore agli altri in modo creativo.

Pensieri finali

La depressione è dura. Non ti lascia se non la combatti. Ma ci sono buone ragioni per farlo. I cambiamenti sono garantiti (Fl 1:6). Sei alla presenza del “Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione” (2 Co 1:3, 4). Credi a ciò? Pensaci su. Quando consideri che il Padre ha mandato Suo Figlio—il Suo amato unico figlio—a morire per noi quando eravamo ancora Suoi nemici, non c’è motivo di pensare che sarà insufficiente nel Suo amore e compassione ora che lo conosciamo come Padre. A volte, comunque, abbiamo una nostra definizione di compassione. Compassione che potrebbe significare “rimuovere velocemente l’infelicità”. Devi invece credere che l’amore e la compassione di Dio sorpassano persino la nostra immaginazione, figuriamoci la nostra comprensione. Lui è in grado di fare qualcosa di eccelso. Vuole irrorarti con la Sua grazia e renderti sempre più simile a Gesù. Perciò non mollare. Hai uno scopo. Dio è all’opera. Tu sei un servitore del Re, un figliolo che rappresenta il Padre, e avrai presto il privilegio di confortare “quelli che si trovano in qualunque afflizione mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati” (2 Co 1:4). Il corpo di Cristo ha bisogno di te.

Alcune domande frequenti

Cosa ha aiutato altra gente? Ad alcune persone che sono passate attraverso la depressione è stato chiesto di completare questa frase: “Ho visto cambiamenti nella mia esperienza depressiva quando…”

  1. Ho iniziato a parlare a me stesso piuttosto che ascoltare me stesso. Ho iniziato a ripetere a me stesso diverse Scritture invece di ascoltare le mie espressioni di disperazione.
  2. Ho smesso di dire, “Non funziona”. Ero sempre alla ricerca della soluzione magica. Pregavo (cercando di scendere a patti con Dio), guardavo al mo cuore (per un minuto o due), o provavo brevemente qualche altra operazione apparentemente spirituale, e non appena vedevo che non funzionava, abbandonavo tutto. Ora credo invece che “funziona”. A lungo termine, vi è appagamento e persino gioia in piccoli passi di fede e obbedienza.
  3. Ho avuto un amico e un pastore che rappresentavano davanti ai miei occhi un quadro ampio e accurato del regno di Dio. La depressione aveva reso il mio mondo così piccolo; quando ho visto che Dio era all’opera, ho iniziato ad avere speranza.
  4. Mia figlia si ammalò gravemente. Questo mi costrinse a guardare al di fuori del mio mondo.
  5. Un’amica non si rassegnò ad abbandonarmi: Era sempre amorevole e mi indicava la verità, anche quando non volevo sentir parlare di Gesù
  6. Un’amica mi “lasciò prendere in prestito” la sua fede. La mia era talmente debole, anche se ho sempre saputo che lei era fiduciosa nella presenza e nell’amore di Dio per la chiesa e persino per me.
  7. Ho perdonato mio padre e l’ho affidato a Dio.
  8. Mi sono reso conto che per il 90% era costituita dall’orgoglio. Mi sentivo come se certe cose mi fossero dovute dagli altri.
  9. Ho iniziato a credere che ero in una battaglia e mi son reso conto che dovevo combattere.
  10. Ho visto che ero io stesso a fare delle cose negative invece degli altri. Ad esempio nutrivo rabbia, mi commiseravo con grande maestria. Nel mio cuore, facevo quello che volevo.
  11. Ho iniziato a conoscere la grazia di Dio. Ho cominciato a vedere come il mio rivoltarmi nel senso di colpa fosse più conseguenza dell’impossibilità di raggiungere uno stato di rettitudine con i miei sforzi, che una manifestazione di tristezza secondo Dio.
  12. Una volta che ho capito che era una cosa buona riuscire a vedere i propri peccati—evidenza dell’amore e dello Spirito di Dio all’opera nella mia vita—ho iniziato a dire a me stesso, “Nel dubbio, pentiti”.
  13. Ho iniziato a esaminarmi e a lavorare su quelle che credevo essere le responsabilità affidatemi da Dio.

E riguardo a cose che alleviano i sintomi? Assumere antidepressivi? Cambiare la dieta? Procurarsi delle luci psichedeliche tipo effetto arcobaleno? Seguire un programma di esercizi? Fare una vacanza? Può essere che hai già provato alcune tra queste soluzioni che a volte possono alleviare la gravità dei sintomi depressivi. Vanno provate o no?

In ultima analisi, la decisione è tua. Solo, fai una scelta accorta e saggia. Parlane con qualcuno. Quali sono i benefici e i rischi? Quali le alternative? Fai delle ricerche.

Renditi conto che non ci sono cure miracolose. Se qualcosa sembra aiutare, dovresti ancora continuare a chiederti cosa sta dicendo la depressione, e dovresti ancora cercare di crescere in Cristo. La depressione rivela ancora noi stessi, non solo la composizione chimica del nostro cervello. Così, non pensare che il problema sia o spirituale o fisico. Pensa invece al problema come a un’occasione per poter valutare il tuo cuore. Mentre fai ciò, molto più spesso di quanto invece non avvenga, la tua depressione si alleggerirà in modo significativo. Potrebbe esserci un problema fisico o chimico? Forse.

Ma ogni problema di qualsiasi natura e sempre un’occasione per un lavoro spirituale.https://www.coramdeo.it/articoli/parole-speranza-lotta-la-depressione/


Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui