Papa Francesco e i due licenziati da Radio Maria

radio-maria-testamento-770x577In un articolo apparso su ‘Il Foglio’ dal titolo emblematico “Questo Papa non ci piace”, Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, conduttori per l’emittente religiosa “Radio Maria”, hanno criticato la condotta di Bergoglio. Di tutta risposta il direttore di Radio Maria, il prete Livio Fanzaga, li ha subito licenziati.

Ecco cosa rispondono al collega giornalista che li intervista:

Partiamo dall’articolo, cos’ha fatto e detto Francesco che non piace a due giornalisti cattolici?

«Ci sono due aspetti problematici:  la forma e i contenuti. Francesco ha assunto
comportamenti e uno stile che portano alla dissoluzione del pontificato nella sua struttura formale, e che tendono a ridurre il papa a uno dei vescovi, e non al “dolce Cristo in terra” di cui parlava Caterina. Sul piano dei contenuti, nelle interviste a Civiltà cattolica e a Repubblica ci sono non solo ambiguità ma oggettivi errori filosofici e dottrinali. Parliamoci da giornalisti, stiamo dibattendo sul classico caso di una non notizia. Qui ci sono due cattolici che ascoltano per mesi quanto dice Francesco e, per mesi, si trovano a disagio perché quanto sentono stride evidentemente con quanto sostiene la dottrina. Alla fine, visto che fanno il mestiere di scrivere e commentare, scrivono e commentano. Non lo prevede solo una delle regole base dell’informazione, ma lo prevede anche il diritto canonico. La lettera e l’intervista a Scalfari, l’intervista a Civiltà Cattolica sono solo gli ultimi esempi più eclatanti. Hanno fatto il giro del mondo, hanno fatto gridare alla rivoluzione, hanno lasciato di sasso migliaia e migliaia di fedeli, quindi di anime, e nessuno trova niente da dire? La notizia invece è il coro unanime di osanna che va da certi cattolici conservatori fino a Pannella passando per Enzo Bianchi e Hans Kung».

Avete criticato l’intervista rilasciata ad Eugenio Scalfari. Non andava bene l’intervista o l’intervistatore?

«La scelta di Eugenio Scalfari è singolare e lascia interdetti molti cattolici. Egli infatti non è solo un laico o un non credente, ma uno storico antagonista del cattolicesimo. La Repubblica è il quotidiano simbolo di quella cultura radical chic che ha fatto di divorzio e aborto le colonne di una nuova società nichilista, nella quale non c’è più posto per Cristo e i sacramenti. Diverso sarebbe stato incontrare in modo riservato Scalfari, e parlare con lui in vista del suo bene. E nella speranza della sua conversione».

Quanto all’intervista di Francesco a Civiltà cattolica, dite che le frasi sull’aborto contrappongono dottrina e misericordia. Cosa vuol dire?

«La prima forma di carità è la verità. Il buon medico non nasconde al malato la gravità della sua patologia, affinché si curi. Dio desidera senza sosta di perdonarci, ma pretende il nostro pentimento, il riconoscere che abbiamo peccato. Una Chiesa che tacesse sulla morale per non scontrarsi con il mondo mancherebbe di carità verso i peccatori. È facile dire che trecento morti a Lampedusa sono “una vergogna”. Più difficile dire che trecento bambini abortiti legalmente in Italia ogni giorno sono una vergogna ancor più grande».

Vediamo, in concreto, cosa c’era scritto nell’articolo “Questo Papa non ci piace”, che è costato il posto ai due giornalisti

Innanzitutto, Gnocchi e Palmaro puntano il dito contro l’atteggiamento di Papa Francesco. Quei gesti che tanto piacciono alla gente, ma anche ai media. Vedi il recente viaggio di Bergoglio ad Assisi:

<<Quanto sia costata l’imponente esibizione di povertà di cui papa Francesco è stato protagonista il 4 ottobre ad Assisi non è dato sapere. Certo che, in tempi in cui va così di moda la semplificazione, viene da dire che la storica giornata abbia avuto ben poco di francescano. Una partitura ben scritta e ben interpretata, se si vuole, ma priva del quid che ha reso unico lo spirito di Francesco, il santo: la sorpresa che spiazza il mondo. Francesco, il papa, che abbraccia i malati, che si stringe alla folla, che fa la battuta, che parla a braccio, che sale sulla Panda, che molla i cardinali a pranzo con le autorità per andare al desco dei poveri era quanto di più scontato ci si potesse attendere, ed è puntualmente avvenuto. Naturalmente con gran concorso di stampa cattolica e paracattolica a esaltare l’umiltà del gesto tirando un sospirone di sollievo perché, questa volta, il papa ha parlato dell’incontro con Cristo. E di quella laica a dire che, adesso sì, la Chiesa si mette al passo con i tempi. Tutta roba buona per il titolista di medio calibro che vuole chiudere in fretta il giornale e domani si vedrà. Non c’è stata neanche la sorpresa del gesto clamoroso. Ma, anche questa, sarebbe stata ben povera cosa>>.

I due giornalisti prendono di mira anche l’intervista rilasciata da Papa Francesco a Eugenio Scalfari a  Repubblica. Secondo Gnocchi e Palmari, Bergoglio avrebbe espresso concetti contrastanti con quanto sostenuto da altri pontefici nel passato:

<<Quando, per esempio, papa Francesco dice a Scalfari che “il proselitismo è una solenne sciocchezza”, il “normalista” subito spiega che si sta parlando del proselitismo aggressivo delle sette sudamericane. Purtroppo, nell’intervista, Bergoglio dice a Scalfari: “Non voglio convertirla”. Ne scende che, nell’interpretazione autentica, quando si definisce “solenne sciocchezza” il proselitismo, si intende il lavoro fatto dalla Chiesa per convertire le anime al cattolicesimo>>.

Criticate anche le le parole di Francesco su aborto e assoluzione dal peccato nell’intervista a Civiltà Cattolica:

<<L’aspetto inquietante del pensiero sotteso a tali affermazioni è l’idea di un’alternativa insanabile fra rigore dottrinale e misericordia: se c’è uno, non può esservi l’altra. Ma la Chiesa, da sempre, insegna e vive esattamente il contrario. Sono la percezione del peccato e il pentimento di averlo commesso, insieme al proposito di evitarlo in futuro, che rendono possibile il perdono di Dio. Gesù salva l’adultera dalla lapidazione, la assolve, ma la congeda dicendo: “Va, e non peccare più”. Non le dice: “Va, e sta tranquilla che la mia Chiesa non eserciterà alcuna ingerenza spirituale nella tua vita personale”>>.

E non può mancare la critica contro i mass media:

<<La comunicazione di massa ha finito per sostituire definitivamente l’aspetto formale a quello sostanziale, l’apparenza alla verità […] Da questo punto di vista, sembra che papa Francesco sia stato fatto per i massmedia e che i massmedia siano stati fatti per papa Francesco. Basta citare il solo esempio dell’uomo vestito di bianco che scende la scaletta dell’aereo portando una sdrucita borsa di cuoio nera>>.

L’ultima parte del pezzo è stronca in maniera risoluta Papa Francesco:

<<Prima o poi ci si dovrà pur risvegliare dal grande sonno massmediatico e tornare a misurarsi con la realtà. E bisognerà anche imparare l’umiltà vera, che consiste nel sottomettersi a Qualcuno di più grande, che si manifesta attraverso leggi immutabili persino dal Vicario di Cristo. E bisognerà ritrovare il coraggio di dire che un cattolico può solo sentirsi smarrito davanti a un dialogo in cui ognuno, in omaggio alla pretesa autonomia della coscienza, venga incitato a proseguire verso una sua personale visione del bene e del male. Perché Cristo non può essere un’opzione tra le tante. Almeno per il suo Vicario>>.

FONTE


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