Pakistan, la polizia rastrella un quartiere cristiano (per una partita di cricket)

Kharian, gruppo di ragazzini nel quartiere cristiano della città del Punjab, Pakistan, sta giocando a cricket, lo sport nazionale. Come se da noi in Italia un gruppo di ragazzini stesse giocando a calcio in un cortile. Una scena che non desta preoccupazione a nessuno. Eppure: arriva una pattuglia di polizia e li arresta. L’accusa è pesante: gioco d’azzardo. Non c’entra nulla con il cricket. E’ chiaramente un pretesto per arrestarli. La vicenda si è conclusa con un intervento della parlamentare del Punjab Shunila Ruth, con l’intercessione del governo e con la scarcerazione di tutti gli accusati cristiani. Ma alcuni, fra figli e genitori, sono feriti e mutilati. Perché c’è stata di mezzo anche una sommossa, finita male.

L’incredibile vicenda nel Punjab è avvenuta la settimana scorsa. I giornali nazionali pakistani e la stampa internazionale non ne hanno dato notizia. La vicenda è stata resa nota solo dalla stampa locale e dai social media delle persone direttamente coinvolte. Poi è diventato un caso politico nell’importante distretto del Punjab. Il quartiere cristiano di Kharian è abitato da 1400 famiglie, costruito da Jacub Shahzad, parroco della parrocchia di Nostra Signora di Fatima, della diocesi di Jhelum. “Il Pakistan è grande tre volte l’Italia e ci sono solo sette diocesi, dunque la città diocesana più vicina a Kharian è Jhelum – ci spiega il professor Shahid Mobeen (Pontificia Università Lateranense) – Nel quartiere cristiano di Kharian, Father’s Colony, abitano circa 9000 cristiani, sia cattolici che protestanti. Secondo la ricostruzione dei fatti e l’intervento parlamentare di Shunila Ruth, non appena la polizia ha arrestato i ragazzini che giocavano a cricket, con l’accusa incredibile di gioco d’azzardo, i genitori sono scesi in piazza”. La polizia si è scontrata con i residenti e si è ritirata, in un primo momento. Una ventina di cristiani sono stati segnalati per aggressione ai poliziotti e il comando locale ha registrato quattro agenti colpiti. Ma non appena è scesa la notte, sono arrivati rinforzi e teste di cuoio ed è iniziata la fase dura della repressione. Gli agenti sono entrati nelle case dei cristiani, picchiando uomini, donne e bambini e sparando. Ci sono anche diversi casi di denuncia per torture.

Shunila Ruth spiega alla Nuova Bussola Quotidiana di essere intervenuta nel parlamento del Punjab in difesa degli arrestati, perché la loro incarcerazione era ingiusta. “C’è stato uno scontro subito dopo l’arresto, tutta la gente è scesa per strada, più di un centinaio”. Shunila Ruth è membro del Movimento per la Giustizia, proprio quello guidato dal campione di cricket Imran Khan. Nel parlamento del Punjab fa parte della Commissione per gli Affari delle Minoranze. Cristiana, ha presieduto la Young Women Christian Association nei primi anni 2000, ha rappresentato la causa delle donne del Pakistan e della minoranza cristiana in numerosi viaggi internazionali, in Asia e in Europa. “Ho chiesto chiarimenti al governo del Punjab, perché quel che era avvenuto era un fatto grave”. Alla fine la scarcerazione è avvenuta per tutti in tempi abbastanza brevi, in una settimana. “Sono molto più che contenti e non intendono procedere con la richiesta di risarcimenti per quello che hanno subito”. Anche se uno dei ragazzini potrebbe rimanere mutilato e fra gli adulti feriti ce n’è almeno uno in gravi condizioni, un anziano ultra sessantenne. Ricorrere di nuovo alla giustizia potrebbe portare a difficoltà giudiziarie ancora peggiori rispetto all’iniziativa presa dalla polizia.

Questi i fatti, le lezioni da trarre sono ambivalenti. Da un lato, l’intervento politico di una parlamentare esponente della minoranza cristiana ha avuto un effetto immediato. Quindi l’azione politica serve ed è un miglioramento rispetto al passato. Dall’altro, l’accusa pretestuosa della polizia, rivela un chiaro intento persecutorio nei confronti della popolazione cristiana. Cosa che conferma una tendenza preoccupante verso la repressione.

E’ di questa settimana la notizia della condanna a morte di Taimoow Raza, un trentenne accusato di blasfemia per alcuni commenti espressi in privato su Facebook e per aver distribuito “materiale illecito” (in quanto blasfemo) con il suo cellulare. E sono 15 gli arresti, dall’inizio dell’anno, di casi legati alla blasfemia, il reato con cui vengono duramente colpite le minoranze religiose, anche solo per un sospetto, una delazione senza prove, una parola di troppo. Ma che una partita a cricket fra ragazzini cristiani possa far scattare una retata della polizia è un salto di qualità, perché è una repressione che va addirittura oltre la legge.

di Stefano Magni | Lanuovabq.it

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