Pakistan, sempre più terra di persecuzione per gli oltre 6 milioni di cristiani qui presenti: la recrudescenza degli episodi di violenza, causata sempre dalla legge sulla cosiddetta «blasfemia», ed il clima imperante di insofferenza diffusa, hanno provocato un vero e proprio esodo di fedeli.
Secondo quanto riferito dall’agenzia InfoCatólica, sarebbero oltre 100 mila quelli rifugiatisi negli ultimi anni presso i campi-profughi dell’Onu allestiti in Thailandia, Sri Lanka, Malesia e Filippine.
Interi quartieri sono stati attaccati e dati alle fiamme, centinaia di ragazze cristiane vengono ogni anno rapite, obbligate a convertirsi all’islam e date in sposa a musulmani. Difficile che le vittimre possano ottenere giustizia dalle istituzioni, in particolare dalla magistratura e dallo Stato. Di fronte a tale drammatica prospettiva, perdurante ormai da almeno sei anni, molti han deciso di lasciare tutto, vendere i propri beni e trasferirsi in altri Paesi asiatici.
Il ministro per gli Affari Religiosi, Muhammad Amin-ul Hasnat Shah, dal canto suo, ha confermato tale analisi, aggiungendo: «Il governo sta cercando di risolvere i problemi di sicurezza per tutti i cittadini, ma non possiamo obbligare nessuno a restare nel Paese». Le cose non stanno però propriamente così: l’anno scorso, secondo quanto dichiarato all’agenzia Fides da Farrukh H. Saif, direttore esecutivo dell’Ong pachistana World Vision in Progress, le autorità locali hanno intercettato e fermato circa mille cristiani in viaggio verso lo Sri Lanka, la Malesia, la Thailandia, Singapore ed Hong Kong. Non solo: la Polizia dello Sri Lanka ha arrestato i profughi cristiani richiedenti asilo, pur essendo questi sotto l’egida dell’Acnur, l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, e pur trattandosi di un’operazione manifestamente contraria alle norme ed ai trattati internazionali: «La situazione è grave – ha dichiarato Saif – le minoranze sono nel mirino per atti terroristici, violenza di massa ed abusi della legge sulla blasfemia».
Ma, di tutto questo, nessuno o pochi, in Occidente, parlano. Come se esistesse un’immigrazione di serie A ed una di serie B…
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