Faisalabad (Agenzia Fides) – Il governo deve proteggere le donne lavoratrici da sfruttamento, violenza e schiavitù, soprattutto porgendo attenzione a quante sono impegnate in lavori agricoli, lavoro domestico e o in altri lavori più umili: è l’appello lanciato, in occasione della Festa del lavoro, da un forum di associazioni della società civile pakistana, guidato dalla “Association of Women for Awareness and Motivation” (AWAM) e condiviso anche da associazioni di donne cristiane e delle altre minoranze religiose.
In un convegno tenutosi ieri, 1° maggio, a Faisalabad, si è ribadito che la politica in Pakistan ha dato finora risposte inefficaci per la tutela dei diritti dei lavoratori e, in special modo, delle donne lavoratrici. In una nota inviata a Fides, Nazia Sardar, direttrice di “Awam”, afferma: “Oltre 10 milioni di donne sono impegnate nel lavoro a domicilio in settori come abbigliamento e tessitura, realizzazione di monili, scarpe, ricamo e tappeti. Nonostante il loro contributo all’economia nazionale, viene loro negata qualsiasi forma di tutela legale, inclusa una garanzia di salario minimo. Il governo deve guardare al settore del ‘lavoro informale’ e domestico ed estendere a queste lavoratrici le protezioni sociali”. Shazia Gorge, attivista per i diritti delle donne, ha rimarcato: “Le lavoratrici domestiche sono sfruttate dai datori di lavoro e non hanno nemmeno lo status di ‘lavoratore’. Per questo hanno salari bassi, orari di lavoro troppo lunghi e, in più, spesso subiscono molestie e violenze”.
Alcuni parlamentari presenti hanno notato che il Pakistam ha fatto passi avanti nel garantire alle donne una rappresentanza significativa in tutti i campi della vita, come la politica e il lavoro, e sta compiendo sforzi per regolarizzare la tutela giuridica dei loro diritti. Le donne in Pakistan – ha ricordato il convegno – devono affrontare ostacoli a causa di una società tuttora patriarcale e di una mentalità che le pone in condizione di inferiorità. Per questo è fondamentale che esse abbiano una voce unitaria per la difesa dei loro diritti.
Fonte: http://www.fides.org/
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