E’ possibile capirci qualcosa di quello che sta succedendo in Pakistan? Dove, sotto la copertura di un (soidisant ?) “movimento di liberazione” (il “Balochistan Liberation Army”, separatista) si assiste al deflagrare di una sorta di “strategia della tensione”? Personalmente ci rinuncio, senza escludere che sia la prova generale di qualcos’altro.
Restiamo ai fatti. Per ora il bilancio è di almeno 33 morti accertati (tra cui una quindicina di appartenenti all’esercito) e di una cinquantina di feriti. Ma sicuramente alla fine saranno molti di più.
L’esplosione che ha investito l’affollata stazione centrale di Quetta alle ore 8,30, distruggendo completamente le tettoie sotto cui si ammassavano i passeggeri (la bomba sarebbe esplosa accanto a una biglietteria), non è certo la prima del genere.
Risalivano solo a una settimana fa gli attentati contro una scuola femminile e un ospedale (una decina di vittime) nel distretto di Mastung, sempre in Belucistan.
Spesso si tratta di azioni suicide le cui modalità indiscriminate ricordano l’operato dei gruppi jihadisti.
Obiettivo degli attentatori, il “personale dell’esercito della scuola di fanteria” (i cadetti di una scuola militare). Lo scoppio ha coinciso con la partenza di due treni, tra cui l’espresso Jaffar Express verso Peshawar.
Seguiva una rivendicazione da parte del portavoce del BLA, Jeeyand Baloch:
“Un attacco suicida è stato condotto contro un’unità dell’esercito pakistano alla stazione ferroviaria di Quetta mentre tornavano tramite il Jaffer Express dopo aver completato un corso presso la scuola di fanteria”.
L’attentatore, sempre stando alla rivendicazione, faceva parte della Majeed Brigade del BLA.
Ricordo che in agosto nell’inquieta provincia si erano contati decine di attacchi e attentati contro stazioni di polizia, linee ferroviarie e autostrade.
La più vasta serie di operazioni da parte del BLA degli ultimi anni (costata la vita a oltre settanta persone) era avvenuta in coincidenza con l’anniversario della morte di Akbar Bugti, leader dei separatisti ucciso dalle forze di sicurezza nel 2006.
Quest’ultimo atto terroristico conferma la crescente ostilità dei separatisti beluci nei confronti dei punjabi (il maggiore tra i sei principali gruppi etnici del Pakistan), percepiti come “dominanti” nei ranghi dell’esercito.
In precedenza la strategia del BLA pareva intenzionata a colpire soprattutto gli interessi della Cina. Accusando Pechino di finanziare una serie di progetti (miniere di oro e rame, il porto di Gwadar, infrastrutture…) con cui appropriarsi delle risorse del Belucistan. Ma senza condividerne i benefici con la discriminata e sfruttata popolazione locale.
Gianni Sartori
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