Ci informa Feminist legal clinic di un’altra delle malefatte delle agenzie ONU che si vantano di volerli tutelare, ma invece calpestano i più basilari dirittti umani e con essi il buon senso e la ragionevolezza.
A partire dal 1997, e per i successivi 12 anni, l’OMS, l’UNICEF e l’UNAIDS, hanno avviato un programma di prevenzione dell’HIV da madre a figlio, destinato a centinaia di migliaia di madri nei paesi più poveri del mondo. Il loro obiettivo era convincere le madri ad abbandonare l’allattamento al seno a favore del latte artificiale. Hanno invocato i soliti “diritti umani” delle donne: le madri hanno il “diritto di scelta” anche tra seno e latte artificiale per evitare il pericolo di trasmissione del virus HIV.
Portare il latte artificiale in Africa è decisamente un esempio di imperialismo culturale che ha ucciso un numero ingente – e imprecisato – di bambini.
Infatti, non solo non esistevano prove a sostegno della teoria secondo cui l’allattamento artificiale sarebbe stato più sano. Ma anzi, anche uno sprovveduto capisce che l’alimentazione artificiale in ambienti privi di acqua pulita e di un sistema medico adeguato (per non parlare delle madri non in grado di leggere e seguire istruzioni scritte sulle confezioni del latte) comportava rischi notevolmente maggiori di morbilità e mortalità infantile.
Ancora più sorprendente è che queste agenzie dell’ONU non hanno mai avuto l’intenzione di monitorare i risultati sanitari della loro iniziativa. Ancora oggi non si sa quanti bambini siano stati salvati dall’infezione da HIV perché non sono stati allattati al seno, e quanti siano morti perché è stato loro negato l’allattamento al seno.
Il concetto di “diritti umani” ancora una volta si è rivelato un’imposizione culturale e ideologica.
Alle nostre latitudini, anche la Leche League International (LLLI), un gruppo di sostegno per le donne che desiderano allattare i propri bambini, fondato da donne e guidato da madri, si sta piegando alle istanze ideologiche LGBTQIA+ mostrando di nuovo che l’ideologia prevale sul buon senso, sulla realtà e sulla scienza.
Anche la LLLI, infatti, deve promuovere i desideri degli uomini affetti da lattofilia (una malattia sessuale feticcio basato sul latte materno) e quindi dei trans che pretendo di allattare. E poi ci sono le donne che pensano di essere uomini che talvolta allattano, quindi si va facendo strada il concetto di allattamento al “petto” e non al “seno”, perché gli “uomini”, appunto, hanno il petto e non il seno. Il che va di pari passo con l’abolizione delle parole “madre” e “materno” a favore dei più inclusivi “genitore” e “genitoriale”.
In tutto questo i reali bisogni dei bambini finiscono in secondo o in terzo piano, anzi ancor più giù.
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