Oh, che bel muro

Nel 1989, con il crollo di quello di Berlino, ne rimanevano 17 nel mondo. Oggi sono 70: cronaca di un’involuzione democratica.

Albert Speer, architetto personale di Hitler e realizzatore di grandi progetti e operazioni urbanistiche come espressione degli ideali del nazionalsocialismo, era chiamato l’architetto del diavolo. Non credo che il diavolo c’entri con Trump e con la sua idea di un muro più efficace per la protezione dai narco-tafficanti e dall’immigrazione clandestina. A voler erigere barriere insormontabili non sono leader pazzi o dittatori di paesi tribali, o partiti unici al potere. La maggioranza dei cittadini americani ha scelto democraticamente questo presidente, che il muro lo aveva promesso e descritto.

Il ragionamento pro-muro è il solito: noi non siamo razzisti, ma ci sono già troppi problemi per gli americani (italiani). Se proprio si deve fare qualcosa, li si aiuti nei loro paesi. Ragionamento che ha qualche fondamento e comunque non può essere ignorato o tacitato con i soliti appelli alla solidarietà o frettolose spiegazioni circa il fatto che gli immigrati sono una risorsa e non un problema… Dunque le peggiori , umilianti limitazioni nei confronti degli immigrati provengono anche dalle virtuose democrazie occidentali, le nostre, fari di libertà, ricchi di storia, di bellissime Costituzioni e Dichiarazioni solenni sui diritti di cittadini, di giuramenti di fedelà pronunciati con la mano sulla Bibbia…

Per chi oggi ha ancora negli occhi le scene di gioia e gli abbracci mentre i blocchi del muro di Berlino venivano rimossi (1989), era impensabile che di muri, nel mondo, ne sarebbero stati costruiti altri: allora ce n’era in funzione una quindicina, oggi sono 70 ! Da quello più simbolico (la impossibile convivenza tra Israele e Palestina nella stessa terra), all’incredibile ritorno del filo spinato fra Sud e Nord Corea, ai 2720 chilometri (insieme di sei muraglie costruite per difendere il Marocco dal movimento del Fronte Polisario). Un nuovo muro è in costruzione tra la potente Arabia Saudita e il poverissimo Yemen . Nel 2014 è stato eretto un muro di 700 chilometri fra Turchia e Bulgaria.

Le città europee, da Varsavia a Roma, hanno conosciuto i ghetti. Oggi sorgono muri “interni” alle città , come le lastre di cemento innalzate a Rio de Janeiro nel 2009 per “contenere” l’espansione delle favelas… e ci sono le barriere praticamente sconosciute, come il recinto elettrico che impedisce, dal 2003, ai cittadini del Botswana, in fuga da povertà e violenza, di entrare nel vicino Zimbabwe. Ci sono stadi, in Cile e Argentina, dove furono ammassati gli oppositori al regime, futuri torturati, ammazzati, fatti scomparire (desaparecidos)…

Gli “esperti”sostengono che la costruzione di un muro , con la messa in opera di un sistema di sorveglianza elettronico e un fittissimo numero di agenti di controllo, dovrebbe scoraggiare i tentativi di fuga o l’espansione dei trafficanti di droga: ma i numeri dicono il contrario : tra il 2015 e 2016 sono state contate oltre 10.000 vittime tra le persone che hanno provato a “passare”.

Per tornare a Trump, non si sa nulla di preciso circa l’annunciata grande opera al confine con il Messico destinata a bloccare l’ingresso negli Usa di migranti irregolari e per combattere il narcotraffico. Per costruire un muro continuo ed efficiente sabbero necessari oltre 16 anni, costerebbe 15-20 miliardi di dollari, che dovrebbe essere il Messico a dover pagare, con le tasse…. per restituire i soldi prestati.

Fa comodo dimenticare che fu l’amministrazione Clinton a iniziare il muro : la frontiera messicana era protetta da recinzioni e tratti di cemento armato, che però si sono rivelati inefficaci in molti casi. Il confine tra Messico e Stati Uniti è lungo 3200 ( 3 volte l’Italia!) ed è stato via via militarizzato, con un sistema di sensori e droni monitorati dalla polizia. Quanto ai clandestini, Trump ha dichiarato che ne caccerà due-tre milioni; un po’ difficile sostenere che si tratterà solo di criminali, membri di gang, trafficanti di droga.

Ci si dimentica, a volte, che anche l’amministrazione Obama, premio Nobel per la pace,

non è stata tenera in materia di “rimpatrio forzato” di clandestini (si parla i 2,5 milioni di persone dal 2009 al 2015 ). All’epoca pochi, tanto meno fra progressisti, artisti, intellettuali , denunciarono questa politica. Il fatto che Trump abbia più volte ribadito le sue intenzioni durante la campagna elettorale avrebbe dovuto preoccupare molto di più, perché comunque questo presidente è stato votato e voluto dalla maggioranza di un grande paese democratico e ha tutte le intenzioni di realizzare ciò che ha detto.

Non dimentichiamo che nazionalismi, dittature, fascismi, sono molte volte emerse da un un voto libero e democratico.

L’altro possibile esito nella crisi della democrazia sono i populismi, l’antipolitica…meno drammatici ma altrettanto, se non di più, letali perché silenziosamente penetranti nella coscienza di ciascuno.

Pare che Trump abbia come modello di muro quello di Israele, per la sua sicurezza e efficacia nei confronti dei palestinesi. Ma lo vorrebbe anche bello e attraente, e in campagna elettorale, aveva assicurato che saranno previste delle belle porte larghe per chi intende espatriare legalmente!Il muro dovrà proseguire un buon tratto anche sottoterra,per impedire lo scavo degli attuali tunnels. C’è un progetto dove si ipotizza di colorarlo in rosa, magari in sintonia con le rocce e la sabbia dei deserti (anche il look ha la sua importanza!). Qualcun altro prevede la costruzione, in un settore, di un grande carcere (in Usa sono privati ) da 10.000 posti e sul lato “buono” del muro (quello Usa), un grande centro commerciale e attrazioni per i turisti-visitatori.

Per esprimerci con i termini che vanno oggi di moda e non dicono niente, nell’epoca delle connessioni istantanee, della banda larga, dei click e di facebook anche un muro che impedisce di passare, può diventare un evento, con le sue brave ricadute in termini di occupazione. Come la Muraglia cinese o il Vallo di Adriano?

Immagine: Di Tomas Castelazo – Opera propria, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=848758

di Marco Rostan | Riforma.it

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