O tu o l’orgoglio …non rimarrete in piedi entrambi

1P 5:1-11 “Esorto dunque gli anziani che sono tra di voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di Cristo e che sarò pure partecipe della gloria che deve essere manifestata: pascete il gregge di Dio che è tra di voi, sorvegliandolo, non per obbligo, ma volenterosamente secondo Dio; non per vile guadagno, ma di buon animo; non come dominatori di quelli che vi sono affidati, ma come esempi del gregge. E quando apparirà il supremo pastore, riceverete la corona della gloria che non appassisce. Così anche voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo. Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente. A lui sia la potenza, nei secoli dei secoli. Amen.”

O tu o l’orgoglio …non rimarrete in piedi entrambi, ma resisterà uno solo.

Il famoso pugile Mohammed Alì, il più grande dei pugili di tutti i tempi, era famoso non solo per i suoi pugni, ma anche per il suo grande orgoglio e per la sua lingua estremamente tagliente. Un giorno pronunciò la seguente frase: “Non credo di essere bello. Ma che valore ha la mia umile opinione contro quella che invece dichiara lo specchio?” E’ il pensiero di un vanaglorioso pieno di sé; ma alla luce della teologia dell’autostima che sta prendendo piede, ho paura che questo sia esattamente il problema di molti credenti che si sopravvalutano quando invece lo specchio della Parola, contrariamente a quanto succedeva con Alì, dica il contrario.

In realtà, tendenzialmente tutti noi abbiamo un’opinione più alta di noi stessi; provate a pensare quando qualcuno ci riprende o ci dà un consiglio: non sentite qualche volta una puntina di fastidio dentro? È orgoglio, perché accettare un consiglio significa in modo implicito riconoscere un’insufficienza nella nostra vita che fino ad ora non siamo stati in grado di affrontare. Eppure, l’uomo saggio ascolta i consigli altrui: “La via dello stolto è diritta ai suoi occhi, ma chi ascolta i consigli è saggio.” (Pr 12:15)

È raro trovare un uomo che si sottovaluta, soprattutto in una società come quella di oggi, fortemente influenzata dalla psicologia dell’autostima, che ti dice che tu vali e che non hai bisogno di nessuno, che sei sufficiente come sei … e purtroppo questo tipo di pensiero è entrato a far parte della dottrina di numerosi insegnanti. Ma il punto reale è che la Scrittura non ci chiama né a sopravalutarci, né a sottovalutarci, ma ad avere un concetto sobrio di noi stessi: “Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno” (Ro 12:3). Tutto ciò è fondamentale per la vita della chiesa, in quanto l’esercizio dei doni spirituali per l’edificazione del corpo parte da questo principio dove ci si riconosce per ciò che siamo realmente e ammettiamo ciò che Dio ha fatto per noi e compie attraverso di noi per mezzo dei doni spirituali. L’orgoglio in questo contesto è fuori luogo come lo sarebbe un minestrone a colazione; è il classico granello di sabbia che blocca tutto l’ingranaggio. Potremmo anche dire che l’orgoglio è il pericolo più grande per l’edificazione del corpo di Cristo e per la crescita personale nell’immagine di Gesù. Gli orgogliosi non sono destinati ad essere edificati, ma abbattuti! Isaia 2:11-12 “Lo sguardo altero dell’uomo sarà umiliato, e l’orgoglio di ognuno sarà abbassato; il SIGNORE solo sarà esaltato in quel giorno. Infatti il SIGNORE degli eserciti ha un giorno contro tutto ciò che è orgoglioso e altero, e contro chiunque s’innalza, per abbassarlo…”

Vi è mai capitato di pensare e sognare ad occhi aperti magari su situazioni difficili… chi è in realtà l’eroe dei vostri sogni? Chi è colui che è il protagonista della vostra giornata e da cui dipende tutto? Chi è che vince tutte le discussioni e tutti i dibattiti nella tua mente? Noi stessi! Noi stessi siamo i migliori ai nostri occhi. “Ah se ci fossi stato io non sarebbe finita così…ah in quella situazione nella chiesa io avrei fatto così e così…ah in quella disputa bisognava fare così e così, e non come è stato fatto…loro sono incapaci ma io avrei fatto questo e quest’altro, e se mi avessero risposto in quel modo, io gli avrei detto questo versetto e quest’altro!!” Un famoso missionario disse: “La persona che esalta se stesso non ha mai pensato abbastanza a se stesso!”

Il problema dell’orgoglio è difficile da affrontare per i pastori, per gli studiosi, e per ogni credente. Il passo che abbiamo letto ci parla dell’unità della chiesa e dell’ordine nella chiesa, e ci dice che dobbiamo mettere a morte il nostro orgoglio. Mosè fu l’uomo più umile sulla faccia della terra, ma nell’unico episodio della sua vita nel quale non glorificò Dio mancando di fede e peccando di orgoglio, si giocò l’ingresso nella Terra Promessa (De 32:52). Non è dunque uno scherzo. La severità di Dio verso l’orgoglio dell’uomo è tale che le Sue riprensioni sono continue e la Sua ira è costantemente accesa verso l’orgoglioso che pensa di sapere e “non sa nulla” e non dà gloria a Dio (1Ti 6:4).

Detto questo, ci si potrebbe trovare di fronte ad altre situazioni spiritualmente imbarazzanti e paradossali: se tu mostri delle convinzioni che ricavi dallo studio sano delle Scritture, necessario per l’esercizio dei doni, appena le persone scoprono che tu studi teologia, supporranno che sei pieno di orgoglio e cominceranno a dirti che “la conoscenza gonfia” (1Co 8:1). Non entro nel merito della spiegazione di quel passo, ma mi limito a dire che parla di tutt’altro e che in nessun modo dice che conoscere è di per sé qualcosa di sbagliato. Anzi, da un attento esame del testo, afferma proprio il contrario! Il punto è che il mondo relativista di oggi, dove ognuno ha la propria verità tascabile, non digerisce chi ha forti convinzioni bibliche perché c’è una dietrologia stolta affermante che gli studiosi della Bibbia sono persone spesso orgogliose e piene di se stesse. Questa mentalità orgogliosa del relativismo sta pian piano penetrando all’interno delle chiese, e credo che se non si corre ai ripari quando il problema si presenta si arriverà ben presto all’anarchia del tempo dei Giudici, dove ognuno faceva quel che credeva meglio fare poiché ognuno dipendeva da se stesso e dalle proprie opinioni (Giudici 21:25). La principale caratteristica dei falsi dottori di cui parla Giuda è che essi promuovono l’anarchia, il relativismo e l’orgoglio, negando palesemente che noi abbiamo un Re Signore e Padrone nella nostra vita cristiana: “Perché si sono infiltrati fra di voi certi uomini (per i quali già da tempo è scritta questa condanna); empi che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio e negano il nostro unico Padrone e Signore Gesù Cristo.” (Giuda 4) Altri mostrano il loro disprezzo per la Scrittura quando vanno a insegnare senza aver prima studiato e tagliato rettamente la Parola della Verità (2Ti 2:15), mentre disprezzano chi invece si dedica col cuore allo studio e alla meditazione della verità biblica, etichettandoli come non guidati dallo Spirito, “perché la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica.” (2Co 3:6). Ma l’orgoglio è applicare passi come questo per giustificare le proprie mancanze di fronte alla Parola di Dio, accreditando se stessi come “spirituali” e giudicando coloro che amano la teologia e la studiano come componente fondamentale del loro ministero come carnali e orgogliosi, cioè come persone che cercano conoscenza solo per la loro vanagloria. Io in realtà credo che sia molto più “da orgogliosi” insegnare senza aver prima insegnato a se stessi, senza aver studiato la sana dottrina. Spesso chi ascolta come me musica da tanti anni pretende di poter dare lezioni a tutti; ma se non hai studiato musica non puoi pretendere di dare lezioni agli altri, se non le tue proprie convinzioni. Allo stesso modo la Bibbia, pur essendo il Libro che tratta argomenti spirituali che devono essere giudicati spiritualmente (1Co 2:14), non è meno “tecnico” di uno spartito musicale, e se certe note vengono sbagliate, le conseguenze pratiche e non solo dottrinali per la vita della chiesa possono essere molto pericolose e catastrofiche. Le false dottrine sono denunciate in tutta la Scrittura e i falsi profeti riceveranno un severissimo giudizio annunciato in tutte le Scritture. Come potremmo dunque essere leggeri e superficiali su questo tema? Esserlo significa essere orgogliosi! Insegnare la Bibbia non è insegnare le proprie convinzioni, ma insegnare ciò che è scritto nel Libro. E se vuoi insegnare ciò che è scritto nel Libro, devi conoscere ciò che è scritto nel Libro, altrimenti insegnerai ciò che tu credi sia scritto, ma non è detto che le cose stiano realmente così.

La nuova teologia che sta prendendo piede potrebbe essere chiamata “ermeneutica del relativismo”, dove si ritiene lo studio serio della Bibbia qualcosa di puramente accademico e non spirituale, e dunque prediligono le illuminazioni e le applicazioni libere. “Tu chi sei? Non puoi parlare così! E’ orgoglioso pensare di avere convinzioni bibliche e che puoi avere una giusta visione su questo passo, visto che esistono un milione di interpretazioni!”

Eppure, nonostante ci sono queste persone che falsamente attribuiscono l’orgoglio a chi vuole dipendere esclusivamente dalla verità rivelata, allo stesso tempo dobbiamo combattere con il nostro orgoglio giornalmente: non con quello di chi ti dice che “conoscere è roba da orgogliosi”, ma con l’orgoglio reale dettato da altri fattori, compreso l’utilizzo che si fa della propria conoscenza. “Chi pensa di stare in piedi guardi di non cadere” 1Co 10:12. Benjamin Franklin disse: “Nessuna delle nostre passioni è così difficile da domare come il nostro orgoglio. Lo sbatti giù, lo mortifichi … eppure continua a vivere!” Anche se concepissi che l’orgoglio in me è stato distrutto, diventerei orgoglioso nella mia umiltà. Nel momento in cui ci diamo una pacca sulla spalla, e ci diciamo: “Bravo! Oggi non sei stato orgoglioso! Ci sei riuscito!” allora cadiamo subito a terra colpiti mortalmente sul campo di battaglia.

È dunque vero che il combattimento contro l’orgoglio nella sfera personale di ciascuno di noi è roba di tutti i giorni, è continuo e non conosce pause. Ma così come l’orgoglio è l’aspetto più comune e pericoloso, è anche quello più sottovalutato, perché l’orgoglio è un peccato simile alla maldicenza, e si traveste di qualcosa di santo a seconda dei contesti, e può servirsi di innumerevoli passi biblici a sostegno delle proprie ragioni.

I vss 5-7 ci parlano di tre passi per sconfiggere l’orgoglio nell’ambito della chiesa: “Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.” Qui Pietro sta scrivendo a dei credenti sparsi che soffrono per la loro fede, e l’apostolo desidera che questi credenti possano rispondere in modo appropriato nella prova in cui si trovano, in modo che possano crescere, raffinarsi, fortificarsi. La prova estrapola il peccato dell’orgoglio da noi, in quanto la prova ti umilia; ma nonostante faccia questo, rimane comunque la radice velenosa in noi dell’orgoglio che pian piano torna a crescere. Per cui vediamo il primo passo. Cosa dobbiamo fare?

  1. Pietro dice di sottomettersi agli anziani, e tutti insieme sotto la potente mano di Dio.

Parlando di anziani Pietro sta parlando dei conduttori della chiesa riconosciuti, le guide riconosciute. L’ordine generale è espresso nei vss 5-6 : “Così anche voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo”; dunque viene ribadito il principio di ordine nella chiesa con degli anziani come guide spirituali del gregge e tutti insieme, anziani compresi, uniti in uno spirito di sottomissione a Cristo, rivestendoci tutti insieme dell’abito di umiltà. La parola greca tradotto con “umiltà” (tapeinofrosunê) è composta da due parole: la parola “basso, o abbassarsi”, e “mente”; dunque significa “abbassare la propria mente, perciò avendo un concetto di se stessi moderato e sobrio, umile, che non vuole innalzarsi ma abbassarsi per servire. Non dobbiamo stimarci ai nostri stessi occhi, ma dobbiamo pensare sempre quelle cose peggiori di noi che oggettivamente ci squalificano dall’essere orgogliosi di noi stessi. Se anche avessimo un ministero di successo, o se faticassimo più di tutti, dovremmo affermare insieme all’apostolo Paolo: Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana; anzi, ho faticato più di tutti loro; non io però, ma la grazia di

Dio che è con me.” (1Co 15:10) “Se bisogna vantarsi, mi vanterò della mia debolezza.”

(2Co 11:30) “…ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.” (2Co 12:9) Come Agostino pregò: “Signore che io possa avere una grande passione per te, nessuna passione per me e compassione verso il mio prossimo”. Dobbiamo dunque stare attenti a non darci dei meriti che non ci appartengono. L’umiltà è una virtù esclusivamente cristiana, e al di fuori del cristianesimo vi è falsa umiltà. Perché? Perché l’umiltà cristiana ha come modello l’umiltà di Cristo. Quanto siamo lontani in questo aspetto nella nostra vita?

Nella Scrittura troviamo spesso la parola originale per “umiltà” applicata ai figli di Dio; ma nel mondo, sebbene si usi la stessa parola, in modo evidente se ne dà un significato opposto alla Bibbia; infatti il mondo odia l’umiltà insegnata nella Scrittura, quella di cui parla Paolo ai Filippesi, esortandoli ad avere tra di loro lo stesso sentimento che era in Cristo Gesù, il quale pur essendo in forma di Dio, non considerò questo come qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò se stesso e si umiliò fino alla morte di croce (Fp 2:1-11). Ecco dunque che il concetto di umiltà nella Bibbia è contrario al concetto di umiltà nel mondo. Senza la nuova nascita (Gv 3) non si potrebbe comprendere correttamente nemmeno il significato vero della parola “umiltà”. Nel mondo i cristiani sono accusati di codardia perché

“porgono l’altra guancia”, perché non si vendicano, perché amano

incondizionatamente; perché il mondo non vede l’umiltà cristiana come una virtù spirituale.

Ma se da parte del mondo l’incomprensione di queste verità non deve

assolutamente meravigliarci, dovremmo invece esserlo se anche nella chiesa molti non approvano questa umiltà, questa assenza di orgoglio personale che sta alla base della comunione fraterna. Tutti dicono: “Dobbiamo essere umili … tranne me!”. E chi dice di essere umile, o soltanto lo pensa di se stesso, non è umile e non ne ha capito il significato: ti sei abbassato fino al punto in cui si è abbassato Cristo? No. Potrai mai farlo? No. E allora significa che nella nostra vita non saremo mai umili abbastanza, e questo ci dice che nel momento in cui ci sentiamo sufficienti, siamo ingannati e superbi! L’umiltà è come una gara senza traguardo, perché se il fine è imitare l’umiltà di Cristo, non riusciremo mai ad umiliarci abbastanza. Ma il Signore chiama ciascuno ad essere sempre più simile a Cristo. Siamo chiamati a “rivestirci” di umiltà, vs 5.

Il termine “rivestitevi” usato in questo passo è specifico ed è differente dal termine tradotto nello stesso modo e presente in altri passi, ed è presente solamente qui in tutto il NT. La frase aveva un significato sociale importante nell’epoca in cui è stata scritta. E qui Pietro fa proprio riferimento a qualcosa che tutti i suoi uditori potevano comprendere appieno, in quanto era un modo per definire un servo. Infatti rivestirsi di umiltà significa rivestirsi con un grembiule, come un servo domestico, abituando le proprie menti a considerare se stessi niente più che un servo di tutti, preparandosi a servire gli altri. Ora, applicate questo significato alla vita della chiesa, e vi accorgerete quanto può essere esplosivo e vitale!

Il quadro che Pietro sta dipingendo è come un ritratto d’autore, come se lui avesse nella sua mente chiara l’immagine di Gesù, il Suo Maestro, che gli ha insegnato per primo ciò che ora lui sta insegnando a noi. Prendete Gv 13 e avremmo chiaro il senso delle parole di Pietro. Il contesto di questo passo è impressionante. È la Pasqua che Gesù celebra con i suoi discepoli. Al vs 1 Gesù dimostra di sapere che l’ora sua è venuta e che sta per tornare al Padre, e ha amato i suoi sino alla fine. Il vs 2 ci dice che il diavolo entra nel cuore di Giuda. Ed è qui che siamo così diversi da Gesù. Se tu dovessi sapere che la tua morte è imminente, e che saresti tradito, cosa faresti? Grideresti a Dio di liberarti? Vorresti goderti la cena? O, sapendo chi ti avrebbe tradito, diresti a Pietro di uccidere Giuda? No! Nei versetti 3 e 4 compie qualcosa di incredibile, che a suo modo non è inferiore a un miracolo o a un segno prodigioso. Cosa fa il re della gloria? Non perde la pazienza. Non dice loro che il loro carattere è sporco come i loro piedi, e così si “mette un grembiule” (è il significato sociale della parola umiltà che abbiamo visto che Pietro utilizza), e Gesù si abbassa proprio come farebbe uno schiavo domestico, e pulisce i piedi dei suoi discepoli. Il presidente Obama era stato ritratto servendo umilmente in una mensa per poveri il capodanno scorso; lo fece per un ritorno di immagine. Se il presidente degli USA si trovasse a pulire i bagni prima di un discorso, sarebbe qualcosa che farebbe un clamore in tutto il mondo senza precedenti. Non succederà mai. Ma se anche dovesse succedere non sarebbe per nulla paragonabile a ciò che Gesù fece. Il suo discorso che istituisce il memoriale della Cena del Signore è più importante e conosciuto di tutti i discorsi del presidente degli USA messi insieme…ma nessuno gridò allo scandalo per il fatto che Gesù fece qualcosa di assolutamente umiliante per loro, indossando i panni di un servo e lavando loro i piedi! Ci provò solamente Pietro ad opporsi; ma Gesù insegnò chiaramente che chi non si fa purificare da Lui, con Lui non ha parte alcuna (Gv 13:6-10). Il Presidente degli USA ha accresciuto la sua fama a causa del servizio giornalistico che lo ritraeva in un’opera di beneficienza; ma c’è forse un’opera di beneficienza più grande di quella di Cristo, il quale ci ha purificati dai nostri peccati e ci ha salvati dall’ira del Padre prendendola su di sé? Che “ritorno di immagine” ebbe Gesù da questa vicenda? Giuda lo tradì e barattò la cattura del Maestro per 30 sicli d’argento (Mt 26:15). Pietro rinnegò Gesù per tre volte, negando persino di conoscerlo (Mt 26:74). Gesù venne arrestato, picchiato e torturato, fu abbandonato da tutti i suoi discepoli che poi tornarono ai loro lavori secolari, mentre Gesù venne crocifisso a un legno come un delinquente subendo la vergogna della croce. Questo è il ritorno di immagine che Gesù ebbe come ricompensa della sua umiltà. Eppure è a questo che il Signore ci chiama, come scritto in Eb 11:26, dobbiamo stimare “gli oltraggi di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto, perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa.” Dov’è rivolto il tuo sguardo?

Gesù “Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente” (1Pi 2:23). Per cui dobbiamo avere una veduta molto bassa di noi stessi. È molto difficile essere umili quando noi abbiamo ragione. Ma Gesù aveva ragione? È difficile essere umili quando gli altri non hanno discernimento della verità. Ma Gesù conosceva la verità? Lui era la verità! È molto difficile essere umili quando abbiamo studiato più di altri le Scritture. Ma Gesù non è la Parola fatta carne? Tutte le scusanti che apportiamo a noi stessi per giustificare il nostro orgoglio non hanno vita lunga di fronte alle Scritture, perché Dio ci ordina di umiliarci tutti insieme sotto la potente mano di Cristo, di umiliarci verso gli anziani, di essere gentili verso tutti, pronti a metterci al servizio di tutti. Così il primo passo dice che dobbiamo essere sottomessi agli anziani e tutti insieme sotto la potente mano di Dio, e la sottomissione è espressione di umiltà.

2- Dobbiamo conoscere l’atteggiamento di Dio e porci la seguente domanda: perché umiliarci?

Guardate l’atteggiamento di Dio verso i superbi nella seconda parte del vs 5: “Dio resiste ai superbi”! Significa che Dio, in modo attivo, si oppone a loro, si oppone a quelli che si esaltano. Anche se questi hanno una visione più alta della dottrina, questa gli è stata concessa da Dio, e non è un loro merito. Dio la potrebbe concedere anche a un bambino o a un neo convertito! Per cui chi si innalza dice a se stesso “io sono migliore”, si inorgoglisce, e fa della sana dottrina non un qualcosa per glorificare Dio nella chiesa, ma per dare gloria a se stesso. Questo è un grosso problema!

Allo stesso modo Dio concede grazia a coloro che si umiliano a motivo della verità. Nonostante Dio si oppone allo stolto, dà grazia allo stesso tempo agli afflitti. Questo è un tema ricorrente nella Scrittura, perché viene applicato nella Bibbia ad ogni aspetto della nostra vita, in quanto l’orgoglio è presente in ogni aspetto della nostra vita, sia che ci vantiamo della nostra casa, o di nostro figlio, o del nostro lavoro, o del nostro ministero nella chiesa di Cristo. Nel Sl 138:6 Dio vede a distanza gli orgogliosi: “Sì, eccelso è il SIGNORE, eppure ha riguardo per gli umili, e da lontano conosce il superbo”. In Pr 29:23 Dio inverte le circostanze: “L’orgoglio abbassa l’uomo, ma chi è umile di spirito ottiene gloria”. Pensate al libro di Daniele e al re

Nabucodonosor che, pieno di sé e di orgoglio, guardò il suo regno, la sua città, e disse a se stesso: «Non è questa la grande Babilonia che io ho costruita come residenza reale con la forza della mia potenza e per la gloria della mia maestà?» (Da 4:30). Immediatamente arrivò la risposta di Dio a questa affermazione orgogliosa del re babilonese: “Il re aveva ancora la parola sulle labbra, quando una voce venne dal cielo e disse: «Sappi, o re Nabucodonosor, che il tuo regno ti è tolto; tu sarai scacciato di mezzo agli uomini e abiterai con le bestie dei campi; ti daranno da mangiare erba come ai buoi, e passeranno sette tempi sopra di te, finché tu riconoscerai che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e lo dà a chi vuole». Nello stesso istante quella parola si adempì su Nabucodonosor. Egli fu scacciato di mezzo agli uomini, mangiò l’erba come i buoi, il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, i capelli gli crebbero come le penne delle aquile e le sue unghie diventarono come quelle degli uccelli.(Da 4:31-33) E in un attimo Dio lo abbassa al punto di renderlo una bestia priva di ragione, per un tempo di 7 anni, dopo dei quali si umilia e Dio lo rialza, non perché se lo meritasse, ma perché ebbe misericordia, e la sua testimonianza è questa: Da 4:37 “Ora io, Nabucodonosor, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo, perché tutte le sue opere sono vere e le sue vie giuste, ed egli ha il potere di umiliare quelli che procedono con superbia.” Quando dunque il re Nabucodonosor si è innalzato, è stato abbassato; e quando si è abbassato, è stato innalzato. Gesù stesso ripete questo principio durante tutto il suo ministero, pensate ad esempio alle beatitudini: ad ogni manifestazione di umiltà corrisponde un innalzamento da parte di Dio. Mt 23:12 “Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato”

Pensate che ci siano dubbi sull’atteggiamento di Gesù verso l’orgoglio? La testimonianza di tutta la Scrittura è coerente e univoca. Torniamo allora a 1Pietro, e questa parola “resiste” ha il senso di schierarsi contro un nemico. Tu vuoi che Dio combatta contro di te? Vuoi che Dio combatta contro il tuo ministero? Vuoi che Dio si opponga alla tua direzione? Se tu fallisci questa battaglia contro il tuo orgoglio e contro l’autosufficienza, ti trovi a combattere contro Dio, che ti resisterà. Stiamo dunque attenti che negli angoli oscuri del nostro cuore non ti stai congratulando con te stesso, per il tuo lavoro, per il tuo ministero, per i tuoi studi biblici, per i tuoi figli, per tua moglie, per tuo marito, per la tua chiesa … perché dobbiamo comprendere che tutto ciò che abbiamo ce lo ha donato Dio, e l’orgoglio personale è una grave offesa alla sua grazia. Dobbiamo combattere il nostro orgoglio, altrimenti combatteremo contro Dio. “Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l’avessi ricevuto?” (1Co 4:7)

3- Come facciamo a combattere il nostro orgoglio?

In che modo ci dobbiamo sottomettere agli altri? Come possiamo rivestirci di umiltà? Noi ci affidiamo a Dio e diamo a Lui i meriti per la sua bontà e fedeltà; non ci innalziamo ma riconosciamo cosa saremmo senza la grazia, e umiliando noi stessi innalziamo Dio dando a Lui la gloria; ma innalzando noi stessi abbassiamo Dio dando a noi stessi gloria!

Anche in questo dobbiamo stare attenti e combattere contro le motivazioni insane che potrebbero spingere ad agire e servire, riuscendo a comprendere quale sia invece la voce di Dio che suscita in noi il volere e l’agire secondo la Sua volontà e il Suo disegno benevolo (Fp 2:13). Ovviamente non possiamo ragionare in questo modo:

“Lo scopo per cui mi sottometto a Dio è perché in questo modo lui mi innalzerà!”. Questo è usare una formula per noi stessi e per il nostro interesse, perché il fine del tutto è sempre innalzare noi stessi ed essere orgogliosi! Si racconta la storia, realmente accaduta, di questo pastore orgoglioso a cui venne detto, per combattere il proprio orgoglio, di girare la città con un cartello appeso davanti e uno dietro pieni di versetti biblici, e mentre camminava doveva gridare i versetti ai passanti. Poi, una volta finito il giro, il pastore orgoglioso ha tolto i cartelli con i versetti e ha detto a se stesso: “Penso di essere stato il primo a fare una cosa del genere!” Così, si è umiliato per poi innalzarsi da sé, perché questo era il suo scopo. L’orgoglio porta le persone a ragionare per interesse personale. Dobbiamo stare attenti a non manipolare Dio. Lui non si farà manipolare da noi, e vale quanto detto prima: ci resisterà.

Il vs 7 è spesso citato fuori contesto, ed è comunque vero che dovremmo gettare su di Lui ogni preoccupazione ed ansia; ma queste sono collegate al vs 6! E dunque non sta parlando di tutte le ansie del mondo, ma quelle ansie date dal combattimento contro il nostro orgoglio, dal fatto che Dio ci chiede di fidarci di Lui e non di noi; dal fatto che Dio ci chiede di sottometterci gli uni agli altri rinunciando proprio al nostro orgoglio! E così, quando ci umiliamo verso gli altri, in verità ci stiamo sottomettendo a Dio gettando su di Lui ogni nostra preoccupazione inerente alla vita della chiesa. Ma è molto difficile sottomettersi a qualcuno che tu pensi non sia “intelligente” come te, ma Dio ha cura di noi e vigila sui Suoi servi. Questo verbo: “gettate” è lo stesso verbo di quando i discepoli gettarono i loro mantelli sul puledro di Gesù durante l’ingresso a Gerusalemme nell’ultima settimana. Quando ci avviciniamo a Dio vediamo le nostre mancanze. Se noi conosciamo Dio diventiamo umili, e se conosciamo noi stessi non possiamo essere orgogliosi. Così come un uomo che rimane in piedi davanti al sole è nulla con un accendino in mano, così i nostri doni non sono nulla di fronte alle capacità di Dio. Per cui non possiamo vantarci di nulla.

Si narra di un giovane teologo, una storia vera, che dopo aver fatto una importante scuola biblica, è stato presentato al pulpito, e lui salì al pulpito molto coraggioso e con molta autostima, per via della sua conoscenza, ed era pieno di fiducia in se stesso. Ma quando iniziò a leggere il brano della Scrittura che doveva predicare, lesse veramente molto male; poi si è distratto e ha perso il segno dei suoi appunti, allora ha iniziato a sentirsi in panico, così ha concluso in fretta e furia il sermone ed è sceso dal pulpito immediatamente, sedendosi al suo posto con la testa bassa. La sua autostima è svanita. Più tardi, uno degli anziani predicatori della chiesa si avvicinò a lui e gli disse: “Se tu fossi salito sul pulpito nel modo in cui sei sceso, saresti poi sceso nel modo in cui sei salito”! Dobbiamo combattere contro il nostro orgoglio, rivestendoci dunque quotidianamente di umiltà, sottomettendoci quotidianamente gli uni agli altri.

Nessuno di noi è migliore dell’altro; e nessuno di noi è migliore di nessuno nel mondo. Siamo debitori verso tutti gli uomini (Ro 1:14), e non solo verso quelli della chiesa. E così, avendo in noi il desiderio questa di estirpare l’orgoglio dal nostro cuore, possiamo pregare con Davide: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri.” (Sl 139:23).

O tu o l’orgoglio…non rimarrete in piedi entrambi, ma resisterà uno solo.

(S.Carta)

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