Un gruppo di membri Fpi ha bloccato i riti domenicali della Hkbp a Binjai. Dai fondamentalisti minacce contro i cristiani, costretti ad allontanarsi scortati dalla polizia. Dietro l’assalto, l’accusa di promuovere attività religione in un edificio non autorizzato. Un caso pendente da oltre cinque anni.
Jakarta – Un gruppo di estremisti appartenenti al Fronte di difesa islamico ha attaccato e interrotto la funzione domenicale della Huria Kristen Batak Protestant (Hkbp) di Tandem, nella città di Binjai, provincia indonesiana di North Sumatra. Investiti da una selva di minacce provenienti da esponenti della frangia fondamentalista, centinaia di fedeli della locale comunità cristiana hanno dovuto abbandonare la loro chiesa – ufficiale e riconosciuta – e chiudere in anticipo il tradizionale rito del fine settimana. Essi hanno fatto rientro nelle loro abitazioni, scortati dalle forze di polizia in assetto anti-sommossa.
Testimoni oculari riferiscono che all’assalto di ieri mattina ai danni della comunità cristiana protestante hanno preso parte centinaia di membri del Fpi, sostenuti da alcuni gruppi islamisti locali. Gli assalitori hanno esclamato a gran voce che la “chiesa” non è legale; le autorità della zona, secondo gli estremisti, non avrebbero preso alcuna decisione in merito alla eventuale legittimità di “attività finalizzate al culto” all’interno dell’edificio.
L’attacco degli islamisti arriva in concomitanza con la decisione delle autorità locali, che devono stabilire se il luogo di culto cristiano possiede o meno i requisiti di validità. Il caso è ancora pendente e l’azione a sorpresa delle frange estremiste potrebbe essere finalizzata a mettere pressione sui giudici.
Ahmad Nasir, coordinatore Fpi, sottolinea che dietro l’interruzione delle funzioni della Hkbp vi è il “sostegno” politico delle autorità locali, come in precedenza assicurato nel corso di una speciale sessione del 27 novembre 2013. Durante l’incontro si è discusso della questione con i vertici di Binjai. Gli islamisti affermano che la “chiesa” non è legale, perché il caso “è tuttora pendente in aula” e non avrebbe ricevuto il benestare della popolazione della zona. Zainnudin Purba, parlamentare di Binjai, punta il dito contro l’amministrazione locale che in cinque anni non ha saputo prendere una decisione in merito.
L’Indonesia è la nazione musulmana più popolosa al mondo (l’86% professa l’islam) e, pur garantendo fra i principi costituzionali le libertà personali di base (fra cui il culto), diventa sempre più teatro di violenze e abusi contro le minoranze. I cristiani sono il 5,7% della popolazione, i cattolici poco più del 3%, l’1,8% è indù e il 3,4% professa un’altra religione.. Nella provincia di Aceh – unica nell’Arcipelago – vige la legge islamica e in molte altre aree si fa sempre più radicale ed estrema l’influenza della religione musulmana nella vita dei cittadini.
In prima fila nella campagna di “islamizzazione” vi sono i membri del Fronte di difesa islamico (Fpi) che dettano legge in diverse zone imponendo norme e regolamenti ispirati alla sharia, come il divieto di bevande alcoliche e altri regolamenti in tema di morale sessuale. Il gruppo – osteggiato da gran parte della popolazione civile – è accusato anche di bloccare la costruzione di chiese e di usare la violenza per raggiungere i propri obiettivi: in passato ha lanciato una serie di attacchi a partire dal 2000, che hanno colpito fra gli altri l’ambasciata degli Stati Uniti e bar, nightclub e circoli privati, soprattutto un occasione del Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera.
Fonte: Asianews.it
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