“Signora, sospetto una necrosi, cioè la morte di un organo, oppure un tumore osseo. Dobbiamo fare una TAC”. Il neurochirurgo che mi parlava aveva un tono professionale e preoccupato.Da molto tempo non dormivo bene la notte e avevo dei forti dolori alla schiena, ma non ci avevo fatto troppo caso. “Chi non ha male di schiena in questi tempi?” mi dicevo.
Ma una notte i dolori erano diventati terribili, così forti che non riuscivo neppure a respirare. Cercai di alzarrni, ma per poco non caddi.
Con l’aiuto di mio marito, mi misi su una poltrona, presi un antidolorifico e aspettai la mattina per andare dal dottore.
Feci subito una TAC e una scintigrafia, come aveva ordinato il neurochirurgo, e il referto fu: spondilite matoria che colpisce il sistema muscoscheletrico, mi spiegarono. “Può prendere la colonna vertebrale, le spalle, i piedi, anche gli occhi. A volte, di rado, il cuore e i polmoni. Dipende dall’individuo…”
“Ma posso guarire?”
“Può produrre disabilità, secondo la sua progressione. Le assicuriamo che faremo il possibile…”.
Con una diagnosi simile, ero spaventata. A che cosa sarei andata incontro? E la mia famiglia come sarebbe riuscita a sopportare una situazione simile?
La sera, mi misi seduta nella veranda del nostro appartamento. Era buio, il cielo era stellato.
Non riuscivo ne a pregare, ne a fare domande al Signore. Piangevo silenziosamente e mi sembrava che anche nella mia vita fosse scesa la notte. Dubbi, paure, scoraggiamento volevano prendere il sopravvento.
Poi, lentamente, cominciai a parlare col Signore Gesù.
“Signore” dissi, “dove io non posso, tu puoi arrivare. Non capisco perche una cosa simile sia capitata proprio a me e non ti chiedo neppure di spiegarmelo. Ti chiedo solo che tutta questa esperienza possa essere per la tua gloria e per aiutarmi a diventare più simile a te. Formami come tu vuoi. Aiutami a brillare come una di quelle stelle che vedo nel cielo. Più buia è la notte e più sono lucenti. Aiutami a glorificare il tuo nome, in ogni tempo”.
Da quel giorno, la mia vita cambiò di molto. Non riuscivo più a stare in piedi a lungo, avevo costantemente la febbre, una stanchezza incredibile e molto dolore. Io che non avevo preso mai una pastiglia, iniziai cure e terapie di ogni tipo.
Ventitre anni fa, ho accolto nella mia vita Gesù, come Salvatore e Signore, ho accettato il dono della salvezza e sono diventata una figlia di Dio. Ma quest’ultimo anno mi ha formata e mi ha insegnato molto di più di tutti quei ventitre anni passati in buona salute.
Alcuni versetti della Parola di Dio hanno acquistato per me un nuovo valore e significato. Per esempio la promessa contenuta nel Salmo 107:6: “lI Signore muta la tempesta in quiete”. Quando stavo bene, lo leggevo e mi piaceva. Però, se la quiete non arrivava subito e se le cose non andavano come dicevo io, cominciavo a lamentarmi.
Ora sto imparando a vivere nella tempesta con Lui! Nonostante le sofferenze, Lui è la mia quiete, mi dà serenità e rifugio nella tempesta.
Una volta Gesù ha detto a un discepolo: “Tu non sai quello che faccio, ma lo capirai dopo” (Giovanni 13:7). Io so che Gesù sa quello che fa e so che Dio ha detto: “I miei pensieri, non sono i vostri pensieri, ne le vostre vie sono le mie vie; come i cieli sono alti al di sopra della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri” (Isaia 55:8,9).
Prima, leggendo il versetto “Dio è fedele e non permetterà che siate tentati al di là delle vostre forze” (l Corinzi 10:13), pensavo che il Signore non mi avrebbe mai dato grosse difficoltà, perche non le avrei mai potute superare.
Oggi mi rendo conto che anche la seconda parte del versetto è vera. Essa dice: “ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, affinché la possiate sopportare”.
Egli ci mette davanti alla prova, solo quando sa che la possiamo affrontare e superare con Lui. Così Lui può essere glorificato in noi.
Perciò, nonostante la mia grande sofferenza e debolezza fisica e umana, con la forza del Signore, posso dire:“Ma quanto a me, il mio bene è stare unita a Dio; io ho fatto del Signore, dell’Eterno, il mio rifugio, per raccontare, o Dio, tutte le sue opere” (Salmo 73:28). Daniela
Pubblicato nella Voce del Vangelo N11 Dicembre 2007
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