E Mosè disse al popolo: “non temete, state fermi, e mirate la liberazione che l’Eterno compirà oggi per voi; poiché gli egiziani che avete veduti quest’oggi, non li vedrete mai più in perpetuo. L’Eterno combatterà per voi, e voi ve ne starete quieti”. (Esodo 14:13,14)
Mosè era cresciuto alla corte del faraone d’Egitto, conosceva gli usi ed i costumi di quel paese, ma avendo scoperto di non appartenere a quella nazione, decise di voler conoscere il suo popolo, i suoi fratelli di origine ed un giorno per voler difendere un uomo israelita in quanto che veniva percosso da un egiziano, uccise quest’ultimo nascondendolo nella sabbia (Esodo 2:11,12). Il giorno dopo, avendo compreso che il suo atto criminoso era stato scoperto (Esodo 2:14) ed avendo paura per la reazione del Faraone fuggi e si rifugiò fin nel paese di Madian. Qui dimorò per diversi anni, sposò Sefora e in questo territorio sul monte Horeb, Dio apparve a Mosè in un pruno ardente e gli conferì l’incarico di tornare in Egitto con lo scopo ben preciso di liberare il popolo di Israele che era schiavo da circa 400 anni (Esodo 3 e 4). Mosè, quindi, dopo alcune perplessità parte alla volta dell’Egitto insieme al fratello Aaronne e possiamo leggere nei capitoli seguenti dell’Esodo tutte le vicissitudini che Mosè ed Aaronne hanno dovuto attraversare perché fosse liberato il popolo di Israele. Dopo l’ultima piaga, la morte dei primogeniti, quando il Faraone era ormai sfiancato, sfinito insieme al popolo d’Egitto, sentitosi distrutto (anche per la morte del suo proprio primogenito), cede a Mosè e lascia andare il popolo di Israele. In questo specifico passo, Mosè, avendo iniziato il cammino verso la terra promessa insieme ai suoi fratelli si trovò davanti ad una grossa difficoltà, sia perché il popolo cominciò già a lamentarsi per quello che avevano lasciato in Egitto e per il viaggio pieno di incertezze che avevano intrapreso, sia perché avevano davanti il mare e sia perché a non molta distanza da loro vi era il popolo di Egitto con in testa il Faraone che malgrado aveva deciso di lasciare andare Mosè con il suo popolo, ebbe un ripensamento e con gran parte di carri e soldati li inseguì. Immaginiamoci per un attimo questa scena nella quale umanamente parlando sarebbe stato impossibile trovare una via d’uscita. E’ proprio in questi momenti, quando cioè, come si suol dire “abbiamo l’acqua alla gola”, quando non vediamo soluzioni possibili e immaginabili, quando le ultime speranze sono svanite, quando le circostanze ci lasciano intendere che è ormai “tutto finito”, è proprio in questi momenti in cui ci sentiamo perduti, sconfitti, inutili, soli, che Dio ha grandemente pietà di noi ed interviene in nostro favore. Malgrado Mosè in quei momenti non aveva le idee abbastanza chiare sul come procedere, guidato da una forza maggiore dà tre imperativi al popolo che lo aveva seguito. Dice:
– Non temete!!! Era una situazione di pericolo per tutto il popolo di Israele in quanto che se avessero voluto sfuggire agli Egiziani non potevano fare altro che gettarsi nel mare e tentare di raggiungere la sponda opposta a nuoto. Però questa soluzione avrebbe creato tantissimi problemi anche e soprattutto a cominciare dal fatto che questo popolo non era un popolo di marinai e navigatori e quindi è molto probabile che tutti o buona parte di loro non sapesse nemmeno nuotare. Per non parlare poi che tra loro vi erano dei bambini, dei fanciulli, bestiame, cavalli e masserizie. Quindi non sarebbe stata una buona soluzione. Sarebbe stato problematico anche sfuggire dagli inseguitori, via terra, e ammesso che non ci sarebbero state battaglie tra i due popoli e che gli Israeliti sarebbero riusciti nell’impresa di sfuggire ai loro nemici, via terra, non sarebbe stata manifestata la Gloria di Dio. In questa tragica situazione il popolo non doveva temere!! Ci sono situazioni nella vita di ogni giorno che ci sembra che il mondo ci stia cadendo addosso, che nessuna cosa va per il verso giusto; sembra che tutte le persone che ci circondano siano contro di noi; le malattie ci assalgono tremendamente ed i problemi vari incalzano facendosi sempre più seri… che fare… il Signore ci dice… Non temete!!!
Non temere fratello, sorella, per quello che ti sta accadendo nella famiglia, nella comunità, nel posto di lavoro, nel vicinato… ogni cosa va come deve andare, ma tu non temere perché Dio si prenderà cura di te. Non temere, fratello, sorella per quello che ti è stato detto o per quello che ti viene detto; sappi che anche ai profeti, agli uomini di Dio, e soprattutto a Gesù sono state dette delle cose spiacevoli; alcune cose le possiamo evincere dalla Parola di Dio, altre le possiamo solo immaginare; non temere… per quello che ti è stato fatto o che ti viene fatto, sappi che molti cristiani “furono martirizzati… altri patirono scherni e flagelli, catene, prigionia, altri furono lapidati, segati uccisi di spada, maltrattati…..” (Ebrei 11:35-38). Gesù stesso è stato oggetto di scherno, gli hanno sputato addosso, lo hanno vergato e poi crocifisso come se fosse uno dei peggiori peccatori. Non temere… se il diavolo si è rivoltato contro di te per la
tua fedeltà a Dio e ti mette davanti a situazioni pericolose per attentare alla tua vita fisica e spirituale… non temere… Dio è con te, è vicino a te… è dentro di te e vuole il tuo bene.
– Il secondo imperativo che Mosè dà al popolo è: “…state fermi!”. Stare fermi implica di non muoversi dalla posizione in cui ci si trova e molto spesso si dice ai bambini che sono vivaci e talvolta irrequieti. In questa situazione il popolo doveva stare fermo, ma che significa? Intanto dico che Mosè non intendeva uno stare fermi nel senso fisico perché essendo all’aperto avevano possibilità e spazio per muoversi e camminare; il senso dello stare fermi era un modo come un altro per dire al popolo qualcosa come: “non fate nulla, non agite, perché non è il momento che possiamo fare qualcosa per risolvere la situazione, quindi state ognuno ai vostri posti e non abbiate l’istinto umano di risolvere da voi le cose impossibili”. Nel libro dell’Ecclesiaste 3:1 è scritto: “Per tutto v’è il suo tempo, v’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo”, significando che ogni momento potrebbe essere particolarmente utile per parlare, stare in silenzio, agire, ecc.. Quello in questione era un momento in cui il popolo di Israele doveva stare fermo. Così vi sono delle situazioni nella nostra vita che dopo aver pregato, dopo aver anche digiunato, dopo aver meditato la Parola di Dio è tempo di stare fermi, è tempo di non agire o per meglio dire di continuare soltanto a pregare e sperare. Stare fermi, infatti, significa anche rimanere fermi nella propria fede, nel proprio credo senza allontanarsi di una virgola. Se tu hai creduto nel Signore e nelle Sue promesse per te, per la tua famiglia; promesse che ti sono state fatte in un momento impensabile della tua vita, in determinate circostanze, sappi che il Signore è fedele ed adempirà tutto quello che ti ha promesso, ma tu non muoverti, stai fermo, solo spera in Lui. A volte si può agire per una questione di ansietà o per una questione che ci porti a pensare che senza le nostre azioni è possibile che un problema non si risolva… lasciamo che i nostri problemi li risolva il Signore che ha preso in mano la nostra causa e ci difenderà da ogni attacco del maligno…. Facciamo in modo però che nell’attesa che il Signore intervenga, non si alzino dalla nostra bocca, dai nostri cuori e dalle nostre menti delle lamentele come fece il popolo di Israele che avrebbe voluto tornare ad essere schiavo degli Egiziani. Che il nostro cuore non si riduca a pensare di voler ritornare indietro al servizio del vecchio padre-padrone semplicemente perché umanamente non vediamo soluzioni plausibili per il momento che stiamo attraversando. In questo, possiamo capire, quanto siamo deboli e quanto siamo fragili e quanto grande è l’amore di Dio per noi. Impariamo ad essere sottomessi alla volontà di Dio, qualunque essa sia, perché se così faremo Lui, nel momento stabilito, farà in modo da farci vedere la Sua Gloria manifestarsi in noi e per noi;
– l’ultimo imperativo è “mirate la liberazione che l’Eterno compirà oggi per voi”. Da lì a qualche momento successe qualcosa di straordinario e di inaspettato per tutto il popolo di Israele. Prima però, Dio stesso diede degli imperativi al Suo servo Mosè; gli disse: “dì ai figlioli di Israele che si mettano in marcia” (verso 15) e poi continuò dicendogli: “alza il tuo bastone, stendi la tua mano sul mare, e dividilo; e i figlioli di Israele entreranno in mezzo al mare a piedi asciutti” (verso 16). Sarà stato qualcosa di meraviglioso poter vedere con i propri occhi che il mare si divise in due grandi onde che non andavano avanti e che il terreno sottostante era asciutto. Quindi per un miracolo mai visto prima il popolo di Israele attraversò il mare senza nuotare, senza rischiare la vita in onde alte e senza perdere nulla in esso. Poi leggendo la scrittura, sappiamo che il popolo Egiziano inseguì gli israeliti seguendoli a piedi tra le altissime onde del mare e sappiamo pure che il mare si richiuse inghiottendo gli inseguitori che morirono insieme ai loro cavalli. Forse stai attraversando un periodo, un momento, una situazione in cui non vedi nessuna soluzione; hai gridato al Signore e non hai ricevuto alcuna risposta da Lui; hai sperato nella Sua grazia e nella Sua misericordia, ma il momento di paura, di angoscia, di desolazione non è ancora passato… cosa fare? Il Signore ti dice… ”NON TEMERE”… ”STAI FERMO”… E “MIRA LA LIBERAZIONE CHE HO PREPARATO PER TE”. Il Signore ha usato Mosè nella situazione esaminata; nel tuo caso, caro fratello, cara sorella, se tu hai pregato, sperato in Lui, continua a sperare in Lui e prima o poi tu vedrai la liberazione che il Signore ha preparato per te. Può darsi che il Signore intervenga personalmente con la Sua mano meravigliosa; magari in un momento in cui non te lo aspetti più; può anche darsi che Il Signore si serva di un Suo figliolo o di una Sua figliola per darti il sollievo che aspettavi da tempo; l’agire del Signore, a volte è imprevedibile ed imperscrutabile, ma ti posso assicurare che Lui è fedele e non lascerà a bocca asciutta tutti coloro che sperano in Lui; tutti coloro che lo pregano giorno per giorno; tutti coloro che amano la Sua Parola e si sforzano di metterla in pratica e tutti coloro che hanno il desiderio di conoscerlo, amarlo e servirlo con tutto il cuore. Anche quando, caro fratello, cara sorella, per una certa situazione Dio ha decretato di non risolvere il tuo problema e non ci sarà mai una soluzione definitiva perché Dio ha pensieri diversi da quelli tuoi e miei, sappi che ogni cosa coopera al bene dei figlioli di Dio. L’apostolo Paolo, per esempio pregò il Signore affinché potesse operare in lui ed il Signore gli ha detto: “… la mia grazia ti basta” (leggi 2ª Corinzi 12:7-9).
Alla fine Mosè dice al popolo di Israele che l’Eterno combatterà per loro e chissà quanto innumerevoli sono stati i pericoli dai quali Dio ha preservato il Suo popolo. Il piano del Signore era quello di liberare quella grande moltitudine dalla schiavitù e di educarla al Suo servizio. Purtroppo, il popolo di Israele è stato sempre infedele, idolatra e manchevole in mille maniere e situazioni e malgrado tutto Dio lo ha sempre amato. Nel percorrere la strada verso la terra promessa, si sono elevate fino a Dio lamentele per la mancanza di acqua, di cibo o di altro e Dio ha provveduto ogni cosa, ma bisogna dire pure che a causa della loro disubbidienza, nessuno di quella generazione che uscì dal paese d’Egitto, entrò nella terra promessa; soltanto Giosuè e Caleb poterono entrarvi. Lo stesso Mosè vide da lontano la terra di Canaan, ma per via di una sua disubbidienza a Dio, non vi entrò. Ora voglio portarvi al pensiero che anche noi, individualmente, come famiglia, come Comunità stiamo facendo un viaggio. Siamo stati liberati per mezzo della potenza di Dio dalle grinfie di un vecchio faraone padre-padrone che ci teneva legati nei nostri sentimenti malvagi; abbiamo superato con l’aiuto di Dio pericoli, peripezie e varie situazioni e siamo ancora in viaggio verso la nuova terra promessa. Che possiamo essere perfetti su questa terra è solo un’utopia, ma è possibile che ci sforziamo di essere più fedeli al Signore per essere un giorno chiamati alla presenza del Signore con le parole: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; eredate il regno che v’è stato preparato fin dalla fondazione del mondo” (Matteo 25:34). Non facciamoci sfuggire questa unica occasione cadendo e rimanendo nel peccato come quella generazione che non vide la terra di Canaan. Desideriamolo ardentemente, di andare un giorno con il Signore e di rimanere con Lui per l’eternità. Signore, fammi più fedele, facci più fedeli a Te.
Aurelio Palazzolo – notiziecristiane.com
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