Probabilmente i pionieri della legalizzazione (e della promozione) dell’aborto, come da noi Emma Bonino, Adele Faccio e Marco Pannella, non avrebbero mai immaginato che, a quasi mezzo secolo dalle loro infauste vittorie, ci fosse ancora qualcuno pronto a difendere l’essere umano meno visibile e più fragile.
E invece, nell’intero mondo occidentale, ma in verità ad ogni latitudine del Pianeta, esistono dei giovani, dei valenti cittadini e tantissime donne coraggiose, che si mobilitano affinché il “genocidio silenzioso” finisca presto, i diritti della coscienza prevalgano e la giustizia sociale sia ristabilita.
Il 20 maggio scorso, a Roma, migliaia di famiglie hanno fatto sentire a voce alta la loro voglia di Vita e le loro richieste per tutelarla in ogni sua fase, dal concepimento fino alla morte naturale. Lo hanno fatto partecipando alla Manifestazione Nazionale “Scegliamo la Vita” e protestando contro quelle politiche che non solo ignorano tanto la biologia quanto l’umanità del feto, ma arrivano all’abisso di immaginare l’esistenza di un autentico “diritto all’aborto”, il quale dovrebbe essere inserito – secondo alcuni – tra i principi dell’Unione e nelle Costituzioni degli Stati membri.
Tra le manifestazioni di piazza, la più antica e la più nota, è senz’altro la March for Life di Washington, che si tiene, senza soluzione di continuità, dall’anno successivo alla sentenza “Roe vs Wade” del 1973, che di fatto permise l’aborto (fino al non mese) negli Stati Uniti.
Tra i più grandi successi della madre di tutte le marce c’è sicuramente l’abrogazione proprio della sentenza Roe, nel giugno del 2022. Abrogazione preceduta dalla presenza alla manifestazione, per la prima volta dal 1974, di un presidente in carica (stiamo parlando di Donald Trump nel 2020).
Ma anche qui in Europa esistono tante altre manifestazioni, che annualmente vedono sfilare migliaia e migliaia di cittadini, in larga parte giovani e giovanissimi, i quali rappresentano davanti alla società e ai media una nuova “generazione pro life”. Impegnata senza timore affinché il cuore battente del nascituro, un tempo tecnicamente non auscultabile come oggi, sia rispettato, senza alcuna eccezione possibile.
In Francia si manifesta a gennaio contro la legge Veil e il rischio, paventato da anni, che davvero l’aborto possa entrare nella Carta dello Stato.
A Madrid la marcia per la vita è a marzo e anch’essa è sempre più partecipata, specie da quando il governo socialista sta avanzando sul fronte dell’eutanasia e del suicidio assistito.
Anche in Romania e in Moldavia la manifestazione si tiene a marzo, di norma il 25, giorno che, essendo nove mesi prima del Natale, fa riferimento al concepimento di Gesù.
In Slovenia si manifesta ad ottobre, e in vari luoghi. Anche in Polonia, in Croazia e in Ungheria esistono più manifestazioni pro life durante l’anno, in diverse città.
In Germania, per la prima volta quest’anno, ci sono stati due cortei separati, a settembre, uno a Berlino e uno a Colonia. Mentre in Austria si marcia nella capitale, Vienna, il 14 ottobre.
In Irlanda, dove in pochi anni si è passati da una situazione legale favorevole alla vita ad un contesto radicalmente opposto, si marcerà il primo di luglio. Anche perché, come dice un detto, “la militanza (per la vita), non va in vacanza!”.
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