Hai mai sentito qualcuno dire: “Sono in Gesù, ma non appartengo ad una chiesa”?
Il mio primo incontro con “Gesù, sì; chiesa, no” avvenne quando ero un pastore fresco di nomina. Io e mia moglie stavamo ospitando un open house in una saletta della chiesa. Circa una mezza dozzina di giovani famiglie vi hanno partecipato e tutto andò come pianificato, fino a quando non iniziai a parlare dell’appartenenza alla chiesa. Un signore presente mi fece pressione sull’argomento, sostenendo che il concetto non era biblico. Mi voltai e cercai di rispondere. Imperterrito, continuò a perorare la sua causa.
La conversazione mi lasciò un po’ a disagio, costringendomi a chiedere subito scusa alla chiesa locale. Per un momento, mi sentii incerto e imbarazzato per la mia mancanza di una risposta chiara.
Eppure, ciò che sapevo per intuito e che sono poi arrivato a comprendere più pienamente, è che il cristianesimo è legato in modo indissolubile alla chiesa locale. Infatti, la chiesa locale è l’espressione del cristianesimo del Nuovo Testamento. Il Nuovo Testamento rappresenta il cristiano e la chiesa locale insieme, come una mano nel suo guanto.
Evitare di estremizzare
Visto che ora servo la chiesa in modo più ampio come presidente di un seminario teologico, m’imbatto costantemente in due estremi malsani — e entrambi sottovalutano il ruolo della chiesa.
Il primo, e il più comune, è l’individualismo spirituale.
Questo estremo pone in primo piano una relazione personale con Cristo e dimentica del tutto il ruolo della chiesa nel suo insieme. Per molti evangelici, la conversione è un incontro personale con Cristo e lo è anche la crescita in Cristo. Il nutrimento spirituale avviene per mezzo di libri, conferenze, podcast, ministeri para-ecclesiali e studi biblici.
L’altro estremo è invece un approccio troppo istituzionale alla Cristianità.
Nella sua forma più malsana, questo si può vedere nel cattolicesimo romano tradizionale che sostiene “nessuna salvezza al di fuori della chiesa” e comporta la ricezione dei sacramenti per la salvezza.
Alcuni evangelici tuttavia sono poco distanti da questa concezione di chiesa. Questo errore istituzionale equipara la salvezza all’essere membro di una chiesa e la crescita spirituale con le attività della chiesa.
Entrambi questi estremi fraintendono la vita cristiana. La conversione è un’esperienza individuale destinata a diventare una realtà comunitaria. È semplicemente impossibile avere una visione del cristianesimo del Nuovo Testamento separato dalla chiesa locale.
La chiesa universale, la chiesa locale
Un altro malinteso comune riguarda la chiesa universale e la chiesa locale.
La chiesa universale si riferisce a tutti i redenti nella storia del mondo. E’ spesso chiamata la “chiesa invisibile”, perché sostanzialmente non siamo in grado di sapere chi o quanti la compongono.
Eppure, quasi ogni riferimento alla “chiesa” nel Nuovo Testamento riguarda la chiesa locale. Per chiesa locale, intendo un gruppo di cristiani che hanno preso l’impegno di riunirsi insieme regolarmente per adorare e sostenere il ministero.
Oggi tuttavia in molti sostengono che essere membro di una chiesa non è biblico. La chiesa primitiva aveva un registro, almeno in qualche forma. Leggiamo infatti che la chiesa primitiva menziona il numero di persone che si aggiungevano e i battesimi che venivano svolti. Leggiamo sia dell’inserimento sia dell’esclusione dalla chiesa. Come potevano gli autori del Nuovo Testamento riferire su questi argomenti senza alcun tipo di lista dei membri di chiesa?
Il Nuovo Testamento e la chiesa
Più in generale, quando si esamina il Nuovo Testamento, si vede che è tutto incentrato sulla chiesa. In Matteo 16, Gesù dichiarò: “Edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere” (Matteo 16:18). Gesù adempì questa promessa per mezzo della sua stessa morte, dopo aver versato il suo sangue per la chiesa (vedi Atti 20:28).
Il libro degli Atti inizia con la nascita della chiesa attraverso la predicazione di Pietro a Pentecoste. Il libro continua mentre la chiesa si diffonde in tutta la regione mediterranea e oltre, attraverso la predicazione degli apostoli e la potenza dello Spirito Santo.
Inoltre, le epistole del Nuovo Testamento erano tutte indirizzate alle chiese o scritte in merito ad esse. Nelle epistole, gli autori spiegano ciò che le chiese devono credere e insegnare, e come dovevano essere amministrate e organizzate.
Alla fine del Nuovo Testamento – il libro dell’Apocalisse – l’apostolo Giovanni riporta sette lettere di Gesù a sette chiese ed evidenzia la conclusione della Bibbia con il drammatico ritorno di Gesù per la sua sposa, la chiesa.
Sulla strada per Damasco, Gesù paragona la chiesa a se stesso. Ricordi cosa ha detto a Saulo? “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” (Atti 9:4).
In poche parole, il modo in cui il credente concepisce, si dedica e cura la chiesa di Gesù, riflette il modo in cui concepisce, si dedica e cura Gesù stesso.
La somma è più grande delle sue parti
Quando le chiese locali si riuniscono, la somma è maggiore delle parti, specialmente per quanto riguarda il culto collettivo, il ministero collettivo e la testimonianza collettiva.
Il culto collettivo
Nel Nuovo Testamento, vediamo che le chiese locali si riunivano nelle case per studiare la Parola e rompere il pane insieme.
Man mano che la chiesa si sviluppa, vediamo l’importanza del radunarsi per il culto il primo giorno della settimana, il giorno della risurrezione di Cristo.
Infatti, coloro che trascuravano gli incontri con il popolo di Dio ricevevano un severo monito. L’autore della lettera agli Ebrei esortava i credenti a non “abbandonare la comune adunanza, come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno” (Ebrei 10:25).
I credenti oggi farebbero bene a prestare attenzione a questo consiglio e ad unirsi a una chiesa locale per tutti i benefici derivanti dal culto collettivo, così come farebbero bene ad incoraggiare altri a fare lo stesso.
Il ministero collettivo
Quando sei diventato credente, Dio ti ha concesso dei doni spirituali per l’edificazione della chiesa locale. Rifletti allora sul seguente brano:
È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo. (Ef 4: 11-13)
Lasciati esortare a rispolverare i tuoi doni spirituali e ad impiegarli con grande gioia per l’edificazione dei fratelli in fede nella chiesa locale e per raggiungere i perduti per Cristo.
La testimonianza collettiva
C.H. Spurgeon disse una volta:
“Se fossi dovuto entrare in una chiesa nell’attesa di trovarne una perfetta, non avrei mai aderito a nessuna; e nel momento in cui l’ho fatto, nel caso in cui ne avessi trovata una, l’avrei rovinata, perché non sarebbe stata più una chiesa perfetta poiché io ne sarei diventato membro. Tuttavia, per quanto imperfetta, è il posto più caro sulla terra per noi. “1
Ascoltate bene, è fondamentale capire che non esiste una chiesa perfetta. Questo perché ogni chiesa locale è composta da peccatori, peccatori redenti. Quindi, non essere un perenne “acquirente” di chiese. Come spesso ricordava alla classe il mio professore di seminario, Chip Stam: “Il credente in età matura è facilmente edificato”.
Dio usa ciascuno dei doni dei Suoi figli in un modo unico, per compiere la missione che ha per la chiesa nel suo insieme. Assicurati di mantenere la tua parte dell’accordo. Dopotutto, un cristiano che vive in maniera solitaria non rende una buona testimonianza per Cristo. Infine, Gesù ti ha riscattato per essere una creatura in comunità, un cristiano che vive il Vangelo in accordo con altri credenti in una chiesa locale.
https://www.coramdeo.it/articoli/non-puoi-amare-gesu-e-non-amare-la-sua-chiesa/
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