Seconda regione dopo il Veneto a iniziare l’iter in consiglio regionale della proposta di legge d’iniziativa popolare presentata dall’associazione Luca Coscioni per permettere il suicidio assistito, l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna si appresta a vivere un febbraio importante.
Un iter che, comunque andrà, sarà sicuramente impugnato dalla Corte Costituzionale perché le regioni non hanno competenza sui diritti civili e lo ha confermato recentemente l’avvocatura di Stato. Queste proposte sono solo un cavallo di Troia per forzare la mano al Parlamento nazionale.
«Rischiamo così di non confrontarci su quello che possiamo realmente fare come Regione e come consiglieri regionali per supportare i malati e le loro famiglie nel vivere situazioni di dolore, a volte anche estremo», ha detto il Consigliere regionale Valentina Castaldini.
Per questo Castaldini ha deciso di accendere un faro sul mondo delle cure palliative come opportunità reale sulla quale è necessario investire con urgenza.
L’incontro dal titolo «NO al progetto di legge d’iniziativa popolare “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito” presentata dall’associazione Luca Coscioni – Investire nelle cure palliative», si è tenuto lunedì 5 febbraio alle ore 21 presso il Camplus Bononia, a Bologna.
Principale tra i relatori, il professor Eduardo Bruera, fondatore e Direttore del Dipartimento di Medicina palliativa, riabilitativa e integrativa presso l’MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas, che lo scorso giugno è stato insignito del Sigillum Magnum di Ateneo dall’Alma Mater Studiorum.
Il professor Bruera ha raccontato della sua esperienza che si inserisce nella evoluzione delle cure palliative. La sua equipe è stata infatti la prima ad introdurle a livello ambulatoriale, oltre che negli ultimi giorni di vita del paziente.
Ormai le cure palliative sono una realtà che va oltre i malati oncologici ma che può accompagnare ogni malattia e per un periodo molto lungo, il palliativista infatti è chiamato a guardare al malato e non alla malattia.
Questo approccio consente anche al sistema sanitario un risparmio complessivo, perché il paziente che non è soffre in modo terribile riesce ad interagire meglio anche con gli altri specialisti e con la terapia medica.
Fino all’ultimo la vita può essere accompagnata e sostenuta, nella relazione personalizzata con i familiari, gli amici e l’equipe medica. Ci ha detto Bruera: «Un reparto dove non vengono celebrati matrimoni non è un buon reparto».
Ancora Castaldini: «A pochi giorni dal primo passaggio della proposta di legge Coscioni nell’aula del Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna (così come è accaduto in Veneto), ho voluto fortemente questa occasione di condivisione di tutto il lavoro che sto portando avanti da mesi, con la responsabilità di trattare questo tema senza strumentalizzazioni ideologiche, iniziando dall’inizio e non dalla fine, iniziando da qual è il nostro compito come consiglieri regionali».
Il compito, disatteso, della Regione Emilia-Romagna, così come delle altre regioni sarebbe quello di confrontarsi seriamente su come implementare un modello virtuoso e innovativo di cure palliative, ora che con i fondi PNRR abbiamo a disposizione anche ingenti risorse economiche.
È anche disponibile la registrazione dell’incontro al link https://youtu.be/XiwI6_Re-4Q.
Negli ultimi giorni, la giunta della Regione Emilia-Romagna ha accelerato sul suicidio assistito e prima che la legge venisse votata dall’Assemblea legislativa ha pubblicato una delibera con la quale istituisce il “comitato regionale per l’etica nella clinica” che di fatto esamina le richieste di suicidio assistito che dovessero arrivare in regione e istituisce un percorso mortifero.
Paolo Giunchi
Ufficio del Consigliere Regionale Castaldini
Gruppo consiliare Forza Italia
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