Quando ha scritto la sua tesi di laurea in Medicina dedicata alla difterite, questa malattia di origine batterica era una delle principali cause di morte dei bambini, anche in Europa.
Oggi, a 77 anni di distanza, quando la tesi ha potuto discuterla davanti alla commissione di esame, i ceppi del male sono pressoché scomparsi, per lo meno dai paesi industrializzati.
All’epoca Ingeborg Rapoport aveva 25 anni ed era una giovane dottoranda, oggi ne ha 102 e, alle ultime battute di una vita ricca di soddisfazioni se ne è voluta togliere un’altra, quella che allora le era stata negata.
Siamo in Germania nel 1938, Hitler è al potere da cinque anni e la Rapoport, nata Syllm è di origine ebraica.
Una striscia gialla sulla tesi e il marchio dell’infamia viene apposto per sempre: fine della carriera universitaria per motivi razziali.
E da qui inizia il lungo viaggio di Inge, scoperto ora da un giornalista del Wall Street Journal. Come moltissimi ebrei della sua generazione emigra negli Stati Uniti, completamente sola, e inizia a lavorare in vari ospedali mentre viene accettata da una scuola di medicina a Philadelphia.
Conosce presto Samuel Rapoport, medico anch’esso, che diventa suo marito. Gli studi sui metodi di conservazione del sangue valgono loro addirittura un diploma di benemerenza del presidente americano Harry Truman.
Ma Samuel è comunista e Inge lo appoggia, mentre gli Stati Uniti vivono gli anni della caccia alle streghe contro il pericolo rosso che l’isteria collettiva vede annidarsi ovunque.
La coppia lascia il paese e si trasferisce in Germania dell’Est e a Berlino Est la Rapoport apre la prima clinica di neonatologia della nazione. Lavoreranno qui per tutta la vita, fino a che la loro storia non arriva alle orecchie del rettore dell’Università di Amburgo, la stessa che bandì Inge dagli studi nel 1938, che decide di porre una pezza allo scandalo dell’epoca consentendo alla Rapoport di discutere la propria tesi.
Cosa che è avvenuta nel salotto di casa sua la settimana scorsa. I conti col passato sono finalmente chiusi.
Claudio Geymonat
Foto: “Bundesarchiv Bild 183-1985-1030-036, Cottbus, Prof. Ingeborg Rapoport” by Bundesarchiv, Bild 183-1985-1030-036 / CC-BY-SA. Licensed under CC BY-SA 3.0 de via Wikimedia Commons.
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