Le paure accompagnano la vita di bambini e adulti. Possiamo affrontarle e non lasciarci sopraffare da esse, se accanto a noi c’è una persona amica.
Chi legge il fumetto Peanuts di Charles M. Schulz conosce bene la vignetta ricorrente nella quale il cane Snoopy, seduto sul tetto della sua cuccia, sta battendo il suo romanzo su una macchina per scrivere. E sa anche che Snoopy non riesce mai a procedere oltre le prime parole: «Era una notte buia e tempestosa». Un po’ poco per un romanzo, ma comunque l’incipit perfetto per un drammatico racconto da brivido!
Questa vignetta è stata una delle immagini che abbiamo guardato insieme quando di recente abbiamo tenuto un «culto famiglia» – cioè per i piccoli e i grandi insieme – con il titolo «Io non ho paura». Perché quella frase del romanzo mai finito di Snoopy include due elementi che rappresentano molto bene le nostre paure: il buio e la tempesta. Non a caso un inno che abbiamo cantato si conclude con la strofa: «Questa notte cammina con me… È tenebrosa e tempestosa, o mio Signore, cammina con me!». E infatti proprio da questi due elementi, le tenebre e la tempesta, è partita la nostra riflessione, nella quale abbiamo parlato delle nostre paure, ma nella quale abbiamo anche scoperto qualche «rimedio» biblico.
Tra i partecipanti al culto erano in tanti a conoscere la paura del buio. Al buio tutto sembra diverso. I rumori ai quali di giorno non facciamo caso, di notte diventano misteriosi e spaventosi. Quando sparisce la luce, le sagome cambiano e non si distinguono più. Diventa difficile orientarsi – e non solo nello spazio, anche nei pensieri: i problemi si ingigantiscono, la mente lavora in modo un po’ confuso senza trovare soluzioni a difficoltà che poi, quando arriva la mattina, magari non sembrano più così insormontabili.
Anche nella Bibbia il buio, le tenebre, stanno a simboleggiare ciò che ci fa paura, o anche le stesse forze del male. In Isaia 9, 1 il «popolo che camminava nelle tenebre» è un popolo in difficoltà, un popolo che teme di soccombere, che vede minacciata la propria esistenza da potenze nemiche, politiche e militari. Nel Salmo 23, e non solo, si parla della «valle dell’ombra della morte», una vita minacciata dalle tenebre del male e della morte. E nel Nuovo Testamento, quando Gesù era appeso alla croce, vicino alla morte, all’ora sesta «si fecero tenebre su tutto il paese».
L’immagine della tempesta, invece, nel culto ci è stata illustrata attraverso un altro episodio biblico, quello di Matteo 8, 23-27 che racconta dei discepoli e Gesù nella barchetta in mezzo al lago, minacciati dalle onde e dal vento. Nella Bibbia, già dalla sua prima pagina, il mare, l’acqua, sono anch’essi immagine di ciò che spaventa, del caos che ci minaccia: «La terra era informe vuota, le tenebre coprivano la faccia dell’abisso» (Genesi 1, 2). E tanti sono i Salmi che parlano delle forze delle onde e dell’inscrutabilità degli abissi del mare. Un mare in tempesta rafforza soltanto questo simbolismo, e nella nostra riflessione domenicale abbiamo visto nella tempesta che minacciava i discepoli anche le tempeste della nostra vita, i problemi a scuola, nelle amicizie e in famiglia, oppure quelli economici, di lavoro e di salute, e magari anche le tempeste che investono a volte le nostre comunità, piccole barche in mezzo al mare.
Nel culto famiglia abbiamo riflettuto poi sul fatto che quando abbiamo paura di qualcosa, ci sentiamo meglio se possiamo affrontare questo «qualcosa» insieme a una persona amica, il papà, la mamma, o qualcun altro di cui ci possiamo fidare. E abbiamo visto che Dio può essere per noi questa presenza amica. Gesù ha calmato le onde e la tempesta. Dio, già dalla prima pagina della Bibbia «aleggiava sulla superficie delle acque», le ha raccolte e ha fatto apparire la terra asciutta. E ancora prima aveva creato la luce, scacciando le tenebre. La presenza di Dio è la grande luce che viene vista dal popolo che camminava nelle tenebre, ed è la sua presenza che conforta il salmista nella valle dell’ombra della morte, così che possa dire: «Quand’anche camminassi in quella valle, io non temerei alcun male, perché tu sei con me». Dio è più grande delle nostre paure, e lì dove noi non possiamo controllare le forze e le situazioni che ci spaventano, lo fa lui.
È naturale avere paura. Nel culto i bambini hanno «confessato» le loro paure, così come hanno fatto anche i più «coraggiosi» tra gli adulti. Gesù stesso ha avuto paura nell’affrontare la croce e la morte. Ma anche le tenebre che hanno avvolto la terra all’ora della sua morte sono state sopraffatte dalla luce della mattina della risurrezione. Le paure non appartengono solo al mondo dei bambini, e non solo loro hanno bisogno di una presenza amica per affrontarle. Le paure ci accompagnano, in varie forme, lungo la nostra vita. Ma anche nelle notti più buie e tempestose abbiamo un compagno più grande che cammina con noi e che ci aiuterà a non lasciarci sopraffare da esse. Con questa certezza abbiamo concluso il culto, facendo nostre le parole di Isaia: «Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, e non avrò paura di nulla» (12, 2).
Helene Fontana
Fonte: http://www.riforma.it/
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