Dall’inizio della guerra di Israele a Gaza i cristiani arabi in Medio Oriente lamentano la mancanza di compassione dei cristiani occidentali, evangelicali bianchi in particolare, nei confronti dei palestinesi, oltre 41.000 dei quali sono morti da quando Hamas ha attaccato il sud di Israele il 7 ottobre scorso.
Il Medio Oriente è stato a lungo alimento per i predicatori millenarsiti che mirano a fomentare i loro fedeli usando l’ultimo conflitto quale prova di un’ipotetica profezia biblica.
Il sionismo cristiano è ormai ampiamente diffuso tra i politici americani e ha raggiunto dei picchi estremi nell’attuale conflitto con l’ex vicepresidente Mike Pence che approva le bombe israeliane contro obiettivi palestinesi e libanesi e l’ex ambasciatrice ONU Nikki Haley che scrive “Finiteli!” su una bomba israeliana destinata a uccidere arabi.
I cristiani arabi in Medio Oriente, evangelicali ed altri, hanno deciso di non poter più restare in silenzio riguardo alla solidarietà dei loro correligionari con quello che è stato chiamato un atto di vendetta nel migliore dei casi e un genocidio nel peggiore.
Oltre alle decine di migliaia di donne e bambini uccisi, sono anche stati bombardati ospedali, luoghi di culto, ambulanze, università e panifici, mentre la popolazione è stata ridotta alla fame. Chiese e rifugi cristiani a Gaza non sono più luoghi sicuri. Eppure molti nella chiesa globale tacciono oppure approvano la carneficina.
Il 5 agosto un gruppo di leader cristiani arabi dalla Palestina, dall’Egitto, dalla Giordania, dall’Iraq, da Israele, dalla Siria e dal Libano ha lanciato “un appello ai cristiani di tutto il mondo teso a ristabilire l’unità nel corpo di Cristo che è stata minata dalla visione distorta dei leader ecclesiastici occidentali”.
Coordinati da Fares Abraham, un americano palestinese a capo dei Levant Ministries, questi leader cristiani nella loro dichiarazione lamentano “il silenzio e a volte il supporto di alcuni leader ecclesiastici in Occidente nei confronti delle azioni a Gaza – azioni che sono state etichettate come plausibile genocidio dalla Corte penale internazionale, da organizzazioni per i diritti umani e da un numero crescente di nazioni”. Essi “rifiutano inequivocabilmente ogni forma di violenza contro i civili per ottenere giustizia”, citando dalla Bibbia il Libro di Geremia e la Lettera ai Romani.
Inoltre, “condannano tutte le ideologie religiose, politiche e sociali che ostacolano una pace duratura, inclusi l’antisemitismo, l’islamofobia e il sionismo cristiano… Crediamo di essere chiamati a dire la verità e a pregare per coloro che detengono l’autorità affinché possiamo vivere in pace”.
Per colmare un “divario missionario” tra la chiesa occidentale e le chiese del Medio Oriente, la dichiarazione invita i cristiani occidentali a visitare il Medio Oriente e fare i conti con l’emergenza a cui i palestinesi sono costretti a fare fronte, “a visitare non soltanto gli antichi siti biblici e le reliquie del passato, ma a interagire con le pietre viventi del Medio Oriente – una fedele comunità di credenti che ha mantenuto la propria presenza nella regione per oltre due millenni”.
Per la primavera del 2025 i leader arabo-cristiani di questa dichiarazione stanno organizzando in Giordania un summit cristiano che mira a ricercare l’unità della chiesa che è stata minata dal sostegno unilaterale per Israele.
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