Nigeria: per ora nessun rilascio delle donne di Chibok

ChibokIn un video Boko Haram nega ogni cessate il fuoco e rilancia lo straziante monito contro i cristiani. Il destino delle ragazze di Chibok è ancora nelle mani di questi terroristi. Il governo nigeriano, supportato da altri, sembra continuare i negoziati, resi difficili dalle fazioni interne e dal contesto sociale e geografico.

Le abbiamo fatte sposare e sono tutte nelle case dei loro mariti… Le oltre 200 ragazze rapite a Chibok si sono convertite all’islam, che confessano essere la migliore religione. I loro genitori o lo accettano e si convertono o possono morire“, sono le parole di un uomo che afferma di essere il leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, in un video distribuito ai media alcuni giorni fa. Secondo un rapporto della Reuters il video è stato girato in stile classico Boko Haram, ma chi parlava era troppo distante per distinguerne la faccia. Il portavoce ha inoltre negato l’esistenza di un accordo sul cessate il fuoco con il governo. “Chi dice che dialoghiamo o discutiamo con qualcuno? State parlando con voi stessi?“, afferma l’uomo nel video. Non c’è stata risposta immediata da parte del governo nigeriano che, la settimana scorsa, aveva continuato a nutrire la speranza che l’accordo di pace annunciato il 17 ottobre avrebbe retto.

L’insicurezza nel nord-est della Nigeria continua con ulteriori rapimenti di donne e saccheggi, così come pare continuino i negoziati con alcuni esponenti dei Boko Haram. Alcuni giorni fa è stata attaccata la città di Mubi (stato Adamawa), sono state uccise decine di persone mentre a migliaia sono state costrette a fuggire; i miliziani hanno rapinato banche, bruciato il mercato principale e issato la loro bandiera nera su un palazzo dell’amministrazione locale. Alcune migliaia di cristiani in fuga dagli attacchi di Boko Haram nello stato di Borno meridionale, avevano trovato rifugio proprio a Mubi. “Il figlio del capo distretto, che è nello staff della magistratura locale, è stato decapitato davanti a suo padre“, ha riferito Isaac, un collaboratore di Porte Aperte. “Oltre 6.000 persone sono state segnalate in fuga da Mubi. Anche le persone che erano negli ospedali hanno dovuto correre per salvarsi la vita! Il nostro personale ha sentito che gli insorti stanno progettando pubbliche amputazioni delle mani. Anche se non siamo stati in grado di confermare questi rapporti, indicano le condizioni che dovranno affrontare quelli intrappolati a Mubi. Molti degli sfollati sono fuggiti in Camerun o si sono diretti verso il campo profughi a Yola, la capitale dello stato di Adamawa. Ma non si sentono al sicuro, perché i Boko Haram si sono vantati di voler attaccare presto anche Yola. Ci sono state minacce di attentati persino al campo profughi, spingendo molti a partire per Numan, una città a circa 48 km da Yola”, spiega ancora il nostro Isaac. “Abbiamo ricevuto diverse chiamate dal campo profughi di Yola che chiedono preghiere affinché Dio intervenga nella loro situazione. Siamo a conoscenza di almeno 16 bambini che hanno perso entrambi i genitori negli attacchi ai villaggi“, ha concluso Isaac.

I negoziati devono fare i conti con le fazioni interne ai Boko Haram, e col fatto che ad approfittare delle scorrerie dei miliziani sono in molti, specie bande criminali o cittadini consenzienti.

Tratto da: https://www.porteaperteitalia.org/

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