Nigeria, continuano i massacri di cristiani

img-_innerArt-_buni_yadi_1A pochi giorni dal massacro del 15 febbraio, due nuove stragi hanno funestato la Nigeria proprio mentre si celebravano i 100 anni dell’unità del paese. Il 27 febbraio Boko Haram, il movimento islamista in lotta per imporre la shari’a come legge nazionale, ha attaccato la città di Michika e due villaggi vicini, Shuwa e Kirchinga, nello stato nord orientale di Adamawa. Un primo bilancio parla di almeno 37 vittime: alcune uccise a colpi di arma da fuoco, altre sgozzate, altre ancora bruciate vive nelle loro case date alle fiamme. Nel corso del raid durato diverse ore i terroristi hanno infatti saccheggiato e incendiato molte abitazioni e quasi tutti i negozi. Hanno inoltre devastato e rapinato tre banche, una stazione di polizia e, a quanto sembra, anche una scuola cristiana. La maggior parte della popolazione ha trovato scampo nelle campagne circostanti. Le stesse forze di sicurezza si sono date alla fuga incapaci di far fronte agli aggressori, superiori per numero e armamenti.

Solo due giorni prima un commando aveva preso di mira l’istituto agrario di Buni Yadi, nello stato settentrionale di Yobe. Nella notte tra il 24 e il 25 febbraio i miliziani di Boko Haram sono penetrati nella scuola e hanno sorpreso nel sonno gli studenti uccidendone più di 40, tutti di età compresa tra 11 e 18 anni. Potrebbero, ma la notizia non è ancora stata confermata, aver anche sequestrato 16 studentesse. L’istituto non era presidiato dall’esercito, benché il governo abbia inviato migliaia di militari nello stato di Yobe, così come in quelli di Adamawa e Borno, dopo avervi dichiarato lo stato d’emergenza nel maggio del 2013 e nonostante che gli istituti scolastici siano notoriamente nel mirino dei terroristi. Non è la prima volta che il gruppo jihadista infierisce contro degli studenti, cristiani o musulmani che siano. Il movimento, fondato nel 2002 con il nome “Comunità del popolo della tradizione per il proselitismo e il jihad”, è comunemente noto come “Boko Haram”, che vuol dire “vietata l’istruzione occidentale”: “boko” deriva da “book”, libro, in inglese, e “haram” in arabo significa appunto “vietato”, “proibito”. L’ultimo episodio del genere si è verificato lo scorso settembre, sempre nello stato di Yobe. Anche in quel caso i terroristi avevano colpito di notte attaccando i dormitori maschili del college di agricoltura dell’università di Gujba: le vittime allora, tra morti e feriti, erano state quasi 100.

Il presidente del senato David Mark ha definito l’attacco a Michika “una vera e propria dichiarazione di guerra”. Il 23 febbraio i terroristi sono anche tornati a Izge, il villaggio cristiano teatro del massacro del 15 febbraio, e hanno dato fuoco alle poche abitazioni allora risparmiate. Nel villaggio ormai disabitato vagavano due donne e un uomo, in cerca di qualcosa da salvare tra le macerie delle loro case. Sono stati uccisi tutti e tre.

Fonte: http://www.lanuovabq.it/


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