Il 24 agosto 2024, Hindu Samrat Sena, un gruppo estremista indù nepalese, ha interrotto una funzione cristiana nel distretto di Dhanusa, nella provincia di Madhesh, scattando foto e video poi pubblicati sulla propria pagina Facebook. L’obiettivo era diffondere voci – false – secondo cui i leader della chiesa starebbero costringendo gli indù a convertirsi al cristianesimo.
Pochi giorni dopo, i membri della chiesa sono venuti a conoscenza del fatto che, quello stesso gruppo, stava pianificando di dare alle fiamme il luogo dove si riunivano e per questo hanno chiesto aiuto alla polizia. Il 31 agosto, una folla di circa 40 persone – poi divenute oltre 100 – si è radunata a poca distanza dalla chiesa. Nonostante l’intervento di due agenti di polizia, arrivati sul posto dopo una telefonata da parte del pastore, gli indù hanno continuato a minacciare pesantemente i cristiani. Quando la situazione è sfociata in violenza, la polizia ha invitato i credenti a rifugiarsi nella caserma vicina.
Al loro arrivo alla stazione di polizia, l’ispettore ha accusato il leader della chiesa di costringere gli indù a convertirsi e a mangiare carne di mucca (animale sacro per l’induismo). Lo ha inoltre avvertito che non è permesso gestire una chiesa senza che questa sia registrata e che lo punirà se lo troverà coinvolto in attività di evangelizzazione.
In Nepal chi si converte dall’induismo a Cristo vive sotto grande pressione, considerato come traditore dei propri antenati, della cultura e dell’identità nazionale. Sono in aumento gli atti di intolleranza da parte delle famiglie, degli amici e delle autorità locali, come anche gli attacchi a chiese e minacce esplicite ai cristiani attraverso i social media.
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