Avevo sempre saputo chi era Gesù, essendo cresciuto in una famiglia cristiana, in cui mia madre era una cristiana nata di nuovo. Eppure non avevo mai capito cosa volesse dire veramente avere un rapporto personale con Gesù.
Ho vissuto la mia vita da uomo gay apertamente fino agli ultimi dieci anni. Sono cresciuto avendo tanta confusione sulla mia sessualità, soprattutto quando ho cominciato a notare che ero attratto dai ragazzi invece che dalla ragazze.
Mio padre era stato perlopiù assente durante la mia crescita, quindi non ha mai avuto un rapporto padre-figlio sano.
Mi sono dichiarato a mia madre quando avevo 17 anni. Avevo pensato che sarebbe stato un inferno perché sapevo quanto fosse profonda la sua fede in Gesù. A mio sorpresa, mi ha detto che avrebbe continuato a volermi bene e che Dio soprattutto avrebbe continuato ad amarmi, e che l’avrei sempre potuto pregare.
In tutti gli anni che ho vissuto nello stile di vita gay, non sono mai stato giudicato sul fatto che il modo in cui stavo vivendo fosse sbagliato. Ero molto promiscuo e usavo gli uomini in un modo molto malsano. Ho addirittura lavorato come escort per un certo tempo perché ero dipendente dal sesso, e avevo pensato: «Perché non farmi pagare?».
Ero totalmente immerso nell’identità di maschio gay. Ero sempre circondato da membri della comunità LGBT perché mi dava un senso di appartenenza; era dove mi sentivo “a casa”.
In quel periodo della mia vita, passavo le giornate alle feste, incontrando diversi uomini, ingozzandomi di alcol e idolatrando le celebrità. Questo comportamento non era fuori luogo all’interno della comunità LGBT.
Non è stato così fino a quando ho sofferto di depressione e di ansia sociale e che un cambiamento radicale ha avuto luogo.
All’epoca fumavo tantissima marjuana per tenere testa alla profonda ansia. Mi aiutava a non guardare in faccia la realtà. La marjuana mi consentiva di fuggire dall’affrontare le dolorose realtà della mia vita.
Lavoravo come fly-in-fly-out, ma per il fatto di non aver superato un test antidroga, mi sono dovuto cercare un lavoro nel mio paese. Ne ho trovato uno vicinissimo a casa mia. Questo mi permetteva di fumare marjuana durante la pausa pranzo, di tornare a lavoro e di tornare a casa per fumare fino a quando ero strafatto.
Accanto a questo, usavo gli uomini per soddisfare il vuoto profondo che cominciavo a sentire dentro e che stava crescendo in questo periodo. Andavo con due o tre uomini al giorno, così in qualche modo potevo sentire una forma di connessione che mi dava un soddisfacimento temporaneo. Dopo ogni incontro, tuttavia, continuava a rimanere quel vuoto che sentivo.
Mi sono piano piano isolato dal mondo. Ascoltavo di solito Lana del Rey, un’artista che ho molto idolatrato, ma in quel momento ho scelto di ascoltare qualcosa di diverso. Quindi, cosa che non era assolutamente da me, ho messo una playlist di adorazione di Hillsong. Appena mi sono seduto per ascoltare le parole delle canzoni, il mio cuore ha cominciato a sentire un senso di amore. Una canzone mi ha veramente colpito e commosso… mi sono messo in ginocchio e ho detto al Signore: «Per favore, toglimi tutto questo dolore e fa’ di me quello che vuoi.». Molto semplicemente, Gli stavo dando il mio cuore.
Credo per davvero che proprio in quel momento Dio abbia iniziato a potare, a mondare la mia vita. Si tratta di circa otto mesi prima da quando ho scritto questa testimonianza. Piano piano, Gesù ha cominciato a giudicare l’omosessualità nella mia vita, così sei mesi fa ho rotto con il mio ragazzo dopo essere stati insieme per tre anni.
Sto passando ancora da un miracoloso processo di cambiamento nel mio cuore, ma almeno mi trovo adesso in una posizione in cui Dio può mettermi a punto per diventare l’uomo che adesso vedo, l’uomo come Lui mi ha creato per essere.
Ringrazio ogni giorno Gesù per quello che ha fatto per me.
Ho sempre desiderato un padre nella mia vita e ora ho guadagnato il Padre più grande per l’eternità.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie via; ma ogni tralcio che porta frutto, lo pota affinché ne porti ancora di più. (Vangelo secondo Giovanni 15:2)
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