Il Cristiano dovrebbe riconoscere che ciò che guadagna procede da Dio e che, quindi, lui è solo un amministratore e non il padrone assoluto di ciò che possiede.
In realtà noi non possiamo “dare” nulla a Dio, perché tutto ciò che abbiamo è suo e se non siamo degli amministratori fedeli Dio può toglierci tutto. Del resto quel che si richiede dagli amministratori, è ciascuno sia trovato fedele (1 Corinzi 4:2). Per il Cristiano questo è doppiamente vero. Lui e i suoi beni appartengono a Dio non solo perché da Lui creati, ma anche per diritto di riscatto. E non sapete voi non appartenete a voi stessi? Poiché foste comprati a prezzo ( 1 Corinzi 6:19-20). Dio ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del Suo amato Figliolo, nel quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati ( Colossesi 1:13-14). Di conseguenza, il vero Cristiano riconoscerà l’enorme valore di una così grande salvezza (ebrei 2:3) e, con amore e gratitudine verso Cristo, cercherà di utilizzare tutto ciò che possiede (tempo e talenti, ma anche denaro) in modo da onorare Dio e da far avvicinare altri a Lui. Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio (1 Corinzi 10:31).
Dio ha promesso che supplirà ad ogni vostro bisogno (Filippesi 4:19), a patto che venga data la priorità al Regno e alla giustizia di Dio ( Matteo 6:23). Possiamo giustamente considerare il nostro cibo, i nostri abiti, le nostre abitazioni, i nostri mezzi di trasporto e tutte le altre cose necessarie alla vita, insieme ai mezzi con cui vengono ottenute (la salute, l’istruzione, la capacità, il lavoro, la famiglia ecc.) come la provvidenza fedele di Dio per i propri figli. In realtà, di solito Dio ci dona anche di più di ciò che ci serve davvero, in modo da poter godere di più gioia e di maggiori benedizioni nel condividerlo con gli altri (dividendo così possibili strumenti di Dio per provvedere alle loro necessità) e nel contribuire ad un più efficace progresso dell’opera di predicazione dell’Evangelo. Ai tempi dell’Antico Testamento Dio esigeva che gli Ebrei pagassero la “decima” (cioè un decimo) del loro guadagno ai Leviti per scopi precisi. Nelle Scritture, infatti, si trova qualche cenno al pagamento di tre decime ma per scopi vari e a varie altre “offerte” ancora. Dio dovette spesso negare le sue benedizioni materiali e spirituali al Suo popolo a causa delle loro inadempienze in questo senso. “Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi alla prova in questo”, dice il SIGNORE degli eserciti; “vedrete se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla” (Malachia 3:10). Oggi il Cristiano gode di molte più benedizioni e quindi ha molte più responsabilità dei suoi predecessori ebrei dell’Antico Testamento. La teologia che vorrebbe esimere il Cristiano da queste responsabilità dicendo che non è più sotto la legge, ma sotto la grazia (Romani 6:14) è estremamente superficiale. In realtà, infatti, noi siamo sotto una legge superiore e, poiché conosciamo più pienamente la grazia di Dio, abbiamo un maggiore obbligo di dimostrare e di condividere questa grazia. “…Chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente. Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso. Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate per ogni opera buona…” (2 Corinzi 9:6-8). Anche se nel Nuovo Testamento non è richiesto esplicitamente al Cristiano di pagare la decima, sicuramente il fatto di ricevere maggiori benedizioni implica il dovere di non limitarsi a pagare soltanto la decima per il servizio dell’Eterno. Il Cristiano non lo fa in base a un obbligo legalista, ma come un donatore allegro e con un cuore pieno di amore e di gratitudine per ciò che il Signore Gesù fa per lui. Ovviamente ogni persona deve prendere da sé questa decisione: Dia ciascuno secondo che ha deliberato in cuor suo (2 Corinzi 9:7). Il suo amore per Cristo non si misura in base alla portata di ricchezze che dona, ma in base alla quantità che utilizza per se stessa. Il Cristiano dovrebbe consacrare tutto ciò che può all’Eterno e alle necessità del prossimo, mentre i suoi desideri e le sue necessità personali dovrebbero essere relativamente semplici e di poco prezzo. Infine, nell’adempimento delle proprie responsabilità di amministratore, il Cristiano deve essere pio e assennato anche nel dare. Sicuramente non dovrà affidare il suo denaro a delle istituzioni (enti benefici, scuole, fondazioni, persino chiese) i cui insegnamenti e le cui attività sono contrari alla Parola di Dio e al vero Evangelo. Generalmente, la migliore gestione e utilizzazione delle decime e delle offerte di un Cristiano (e la cosa è scritturale) si ottiene affidandole a una chiesa locale che si fonda sulla Bibbia e che è ben predisposta alle missioni.
Henry Morrys
Francesco La Manna – notiziecristiane.com
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