Nelle braccia eterne

bracciaMi chiamo Anna Maria, ho conosciuto l’amore di Gesù quando, a sedici anni, ero sì giovane, ma già stanca. Ero delusa dalla vita!

Ero la classica brava ragazza cresciuta in una famiglia religiosa, anche se solo nell’esteriore. I miei genitori mi hanno educata con sani principi, casa e famiglia. Sono cresciuta in fretta, costretta dalla malattia al cuore di mia madre, quando a soli tredici anni mi sono trovata con il carico di una famiglia sulle spalle. Ricordo le settimane trascorse in ospedale con la mamma. Poi il suo intervento a cuore aperto, i gravi ictus che la colpirono nei due anni successivi … a tutto questo si aggiungeva quello più grande della incompatibilità di carattere fra me e mio padre, che ci separava sempre più.

Era come un macigno nel mio cuore e con il passare degli anni diventava sempre più pesante, un problema più grande di me.

Forse anche per questo a quella giovane età di tredici anni mi innamorai di un ragazzo di due anni più grande di me, Francesco, che oggi è mio marito. Lui era la mia isola felice, l’unico aiuto sul quale potevo contare. Ma il suo affetto non poteva liberarmi dal peso che mi portavo nel cuore. Avevo bisogno di Dio, così iniziai a cercarLo, invocandoLo con parole mie. Il Signore non mi fece aspettare tanto; era Lui che cercava me. Fu in questo difficile periodo che una vicina di casa cominciò a parlarmi di Dio e del Suo amore.

Finalmente nella mia buia vita si faceva spazio una luce, una speranza.

Con mia madre ed il mio fidanzato partecipai ad alcuni incontri di evangelizzazione sotto una tenda. Una di quelle sere sentii tangibile la presenza del Signore. Sia io che mia mamma decidemmo di frequentare la chiesa cristiana evangelica pentecostale appena dopo la sua dimissione dall’ospedale a seguito del primo ictus cerebrale. I medici non davano alcuna speranza, ma solo due probabilità: o la morte o la paralisi di tutta la parte sinistra. Dio, però, aveva messo fede nel mio cuore: ero pronta ad accettare la Sua volontà, qualunque fosse. Quel giorno, per l’intervento di Dio, mia madre mosse sia il braccio che la gamba che, a detta dei medici, non si sarebbero potuti muovere. Dio è grande! Pensate che anche dopo la seconda ischemia cerebrale Lui l’ha ristabilita! Oggi mia madre è molto debole, le sofferenze negli anni l’hanno curvata, ma la pazienza e la sopportazione che ha sempre mostrato sono un evidente frutto dell’opera del Signore nella sua vita; infatti è solita dire: “Il Signore è la mia forza”.

La sua malattia mi ha spinta a cercare rifugio nelle braccia eterne del mio amato Signore e Salvatore. Durante una visita di alcune sorelle che ci venivano a trovare per incoraggiarci, mentre pregavamo, ho sentito chiaramente la presenza del Signore. Mi sono sentita così piccola davanti a tanta grandezza e ho aperto tutto il mio cuore a Lui. Da quel giorno è iniziata per me una nuova vita.

Ora so di essere una figliuola di Dio, che mi ha salvato, ha perdonando i miei peccati, ed ora abita nel mio cuore e non mi lascia.

So che non mi abbandonerà perché è fedele. Solo Lui ha potuto dare senso alla mia vita! È grazie al Suo sacrificio che il mio nome ora è scritto nel “libro della vita” e so che nessuno può “rapirmi” dalla Sua mano. Il Signore ha fatto per me quel che nessun altro poteva fare!

Un altro miracolo è stato quello di aver ristabilito l’amore con mio padre.

Un giorno mentre stavo pregando il Signore perché cambiasse il cuore di mio padre, Lui fece una cosa inaspettata: cambiò il mio.

In un istante tolse ogni amarezza e risentimento, mettendo nel mio cuore tanto amore per il mio genitore. Un amore, grazie a Dio, che è stato ricambiato. In questi anni, altri miei cari hanno aperto il loro cuore a Cristo Gesù, e in particolare mio marito, che ama definirsi figliol prodigo, perché dopo 18 anni di lontananza dalla casa del padre ha capito che un giorno nei cortili della casa del nostro Dio vale più che mille giorni altrove. Dio lo ha accolto, proprio com’è scritto nella Sua parola, a braccia aperte e ci sta benedicendo insieme ai nostri due figli.

Con le Sue opere il Signore mi meraviglia. La Sua bontà vale più della vita. Il Suo amore è stato e sarà sempre più grande delle mie mancanze e delle mie debolezze.

Lo ringrazio e Lo adoro per chi Lui è, e per quello che fa per me. Ogni giorno mi rinnova le Sue compassioni. Lo voglio amare sempre di più. Voglio onorarLo finché vita mi darà e vivere insieme con Lui per tutta l’eternità insieme ai molti che ha salvati con il Suo sacrificio. Vivo nella beata speranza di vederLo ritornare presto per prendere la Sua Chiesa, come Gesù stesso ha promesso nella Sua Parola.

Tratto da Cristiano Oggi, Febbraio 2012

da: Adichiaravalle.org

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