Nel Mediterraneo per salvare vite umane

Dallo scorso febbraio, la nave di “SOS Mediterranee” ha già messo in salvo migliaia di migranti che attraversano il mare sui barconi.

In meno di dieci mesi, da quando ha avviato la sua attività umanitaria nel Canale di Sicilia, la nave Aquarius ha messo in salvo migliaia di migranti fra uomini, donne e bambini. La nave è una guardapesca di 77 metri, che può ospitare fino a 500 persone. La sua attività di salvataggio di vite umane in mare nasce dall’iniziativa dell’associazione SOS Mediterranee, organizzazione umanitaria franco-italo-tedesca, in collaborazione con Medici senza frontiere.

Salvare migranti in mare
SOS Mediterranee nasce in Germania nel 2015, per impulso di un ex ammiraglio della Marina, Klaus Vogel, con l’obiettivo di salvare vite umane attraverso operazioni di salvataggio di imbarcazioni in pericolo. I migranti soccorsi in mare vengono accolti nella nave e ricevono le prime cure mediche e psicologiche dal personale di Medici senza frontiere che opera a bordo. L’equipaggio è composto da una quarantina di persone.

Aquarius opera nel Canale di Sicilia in collaborazione con Medici senza frontiere

Anche nelle ultime settimane proseguono gli interventi a soccorso dei migranti che, a bordo di barconi, attraversano il Mediterraneo. Circa 200 le persone salvate in due operazioni a largo della Libia, dopo le centinaia trasportate nei giorni scorsi sulle coste siciliane dalla nave Aquarius.

Francesca Sabatinelli, di Radio Vaticana, ha intervistato la giornalista Mathilde Auvillain,che si trova a bordo della Aquarius.

Qual è la situazione in queste ultime settimane?
Gli arrivi continuano ad un ritmo molto intenso malgrado le condizioni meteo marine invernali. A novembre ci sono stati tra i 13mila e i 14mila arrivi, un numero quattro volte maggiore rispetto a quello dello stesso mese dello scorso anno. Questi ultimi giorni per noi di Aquarius sono stati intensissimi, abbiamo effettuato salvataggi abbastanza difficili. La Guardia costiera ci ha segnalato la presenza di persone in mare e quando ci sono persone in mare l’emergenza è assoluta: bisogna andare a tutta velocità verso l’imbarcazione perché queste persone vengono costrette a salire a bordo dei gommoni senza i giubbotti di salvataggio. I minuti sono contati, perché durante l’inverno le condizioni del mare possono cambiare da un momento all’altro, quindi ci aspettiamo momenti e salvataggi molto difficili.

E la situazione di non riuscire a salvare le persone o di vederle morire è quella nella quale vi trovate spesso…
Sì, ed è una situazione terribile e dobbiamo aspettarci di ritrovarci in questa situazione sempre più spesso, purtroppo, perché ora l’Aquarius è l’unica nave umanitaria presente nella zona di salvataggio. Nel resto dell’anno ci sono navi di altre Ong, ma che ora sono rientrate in porto. Ci ritroviamo soli ed è molto difficile, a bordo abbiamo uno staff medico di Medici Senza Frontiere, il partner di Sos Méditerranée in questo progetto, però riusciamo a sostenere solo pochi casi di rianimazione alla volta, pensiamo a cosa potrebbe significare ritrovarci con venti, trenta casi di ipotermia da trattare in emergenza, la situazione sarebbe molto difficile. E poi non è mai normale vedere persone morire sotto le nostre mani mentre si tenta di rianimarle; non è mai una cosa normale vedere le lacrime di una donna che vede sua sorella morire davanti ai propri occhi; non è mai normale ritrovarsi in questa situazione, dover gestire questa emergenza in mare e sentirsi molto lontani dall’attenzione e dall’aiuto dell’Europa.

Dall’inizio dell’anno sono stati soccorsi almeno 1500 minori non accompagnati

Queste persone che avete soccorso nelle settimane precedenti e che state ancora aiutando in questi giorni, da dove arrivano? Chi sono? Sappiamo che la maggior parte normalmente sono uomini però si sa anche che spesso ci sono minori non accompagnati…
Dall’inizio della missione, l’Aquarius ha accolto a bordo più di diecimila persone. La maggior parte di loro provengono dall’Africa Occidentale, quindi Paesi come Nigeria, Gambia, Guinea, Senegal, Mali. Tra queste diecimila persone c’erano circa 1500 minori non accompagnati, quindi ragazzi di dieci, dodici, quindici anni che viaggiano da soli. Abbiamo soccorso in mare anche 92 bambini con età inferiore ai cinque anni! Fa sempre impressione vedere questi bimbi: quando arrivano a bordo sono completamente traumatizzati, piangono. Due bambini sono nati proprio sull’Aquariusquest’anno. La maggior parte dei migranti che salviamo in mare sono uomini adulti che fuggono dalla miseria, dalle persecuzioni, che durante il loro viaggio si sono ritrovati in una trappola che si chiama Libia. Qui, uomini e donne subiscono dei trattamenti disumani, torture, violenze sistematiche, rapimenti ed estorsioni. Le donne vengono quasi tutte violentate, alcune arrivano incinte per via degli stupri. È una situazione veramente inaccettabile, e non hanno altra scelta, alla fine, che imbarcarsi per fuggire da questa trappola nella quale si sono ritrovati che è la Libia.

Da: voceevangelica.ch


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