Domenica sera i Grammy Awards hanno tenuto incollati al televisore almeno ventotto milioni di americani. E il galà internazionale degli oscar della musica (mondana, ndr), come ogni anno, non ha mancato di sollevare polemiche.
Numerosi gli artisti che, ancora una volta, hanno interpretato la loro partecipazione all’ambita premiazione come un’occasione di visibilità da sfruttare con i soliti esibizionismi, alternando imbarazzanti parodie stregonesche a esplicite movenze di pretesa sensualità; e la stessa organizzazione, per non far mancare nulla agli spettatori di uno spettacolo che ogni anno si fa più stanco, ha previsto nel corso della serata la celebrazione di un matrimonio di massa gay: trentaquattro coppie gay, scelte tramite casting e vincolate al segreto prima della cerimonia.
Di fronte a tutto questo, c’è stato chi ha deciso di dire basta e ha fatto un passo indietro: discreto, silenzioso ma inevitabilmente significativo.
Lei è Natalie Grant, cantautrice cristiana, presente alla serata in forza delle sue due nomination al titolo di migliore “Christian Music Song”, una per “Alive (Mary Magdalene)”, scritta a due mani con il marito Bernie Helms, come miglior “Gospel-Contemporary Christian Music Performance” e l’altra per “Hurricane”.
Grant, intervenuta al galà insieme al marito, ha deciso di abbandonare la serata con ampio anticipo. La motivazione l’ha data sui suoi profili social, dove ha spiegato: «Abbiamo lasciato presto il Grammy. Ha suscitato in me tanti pensieri, la maggior parte dei quali è meglio, probabilmente, che io lasci stare in mente». Ha anche aggiunto che «come artista cristiana non si è mai si sentita tanto onorata di poter cantare di Gesù e per Gesù».
Moltissimi i commenti di approvazione e incoraggiamento, ma anche di contestazione. A un tweet che, equivocando la sua decisione, consigliava alla cantante di non nutrire odio per i gay, Natalie Grant ha risposto «Ho molti amici gay e non c’è assolutamente nessun odio nel mio cuore. Né ho mai detto questo».
Un caso, quello di Natalie Grant e delle polemiche seguite alla sua decisione, che mostra quanto i cristiani possano essere fraintesi da una temperie culturale che pare non concepire, tra le tante libertà, anche quella di abbandonare uno spettacolo che ti turba.
Fonte: evangelici.net
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