Nada al-Ahdal: la bimba yemenita è diventata famosa, dopo la denuncia ai genitori che l’hanno venduta !

Nada-al-Ahdal-1IN SPOSA A 11 ANNI – Questa ragazzina con gli occhi da cerbiatto e la voce dolce si chiama Nada al-Ahdal, ha undici anni e vive a Sana’a, la capitale dello Yemen. Nada ha tentato la fuga, recandosi presso la casa di un suo zio per sfuggire a un matrimonio impostole dalla sua famiglia. Un matrimonio che la bambina si è rifiutata di accettare con grande determinazione e coraggio, descrivendo con rabbia la situazione in cui versano migliaia di ragazzine del suo paese. VENDUTA DAI GENITORI – È Gawker a raccontare la storia di Nada, cresciuta da uno zio che l’ha mandata a scuola e l’ha allevata come se fosse una delle sue figlie. Ma quando la bimba ha compiuto dieci anni, i suoi veri genitori hanno avanzato delle pretese sulla piccola, promettendola in sposa a un ricco scapolo yemenita da anni espatriato in Arabia Saudita. Senza che nessuno avesse chiesto il consenso a lei o allo zio Abdel Salam, Nada è stata letteralmente venduta. Zio Abdel è riuscito a dissuadere il promesso sposo, ma non i genitori della bambina, che hanno pensato di rapirla per obbligarla a un altro matrimonio. Nada però è fuggita e la sua storia è diventata di dominio pubblico anche grazie alla testimonianza fornita dalla ragazzina stessa, che senza vergogna denuncia i suoi genitori, accusandoli di “averle ucciso i sogni”.

In pochi giorni la giovane yemenita che si è ribellata ai genitori che la vorrebbero dare in sposa a un adulto sconosciuto, lo ha  fatto pubblicamente su Youtube dove, una volta che le sue parole sono state tradotte da Memri, il suo mesaggio è stato visto da oltre cinque milioni di persone in un paio di giorni.

SALVATA DAGLI ZII – La storia di Nada è semplice ed è emersa perché la giovane ha trovato una sPonda nella famiglia degli zii, alla quale era affidata e che evidentemente non hanno condiviso l’idea dei suoi genitori di darla in sposa prima a un ricco saudita e poi a un altro sconosciuto disposto a pagare una dote generosa.

COSA È SUCCESSO ALL’INFANZIA? – Le parole di Nada hanno il sapore della semplicità e dei più severi rimproveri dei bambini verso gli orrori del mondo degli adulti, ma al tempo stesso sono una rivendicazione orgogliosa della sua determinazione a resistere alle pretese dei suoi genitori: Cosa è successo all’innocenza dell’infanzia? Cosa hanno fatto di sbagliato le bambine? Io ho cercato di risolvere i miei problemi, ma non tutti bambini ci riescono. E allora possono anche morire, o suicidarsi, o fare quello che gli passa per la testa in quel momento. Sono solo bambini: non hanno tempo per studiare, non hanno tempo di fare nulla. Io non sono l’unica, come me ce ne sono tanti. E piuttosto che sposarmi preferirei essere morta. Alla mia famiglia dico che con loro ho chiuso, hanno rovinato tutti i miei sogni.

TANTE DOMANDE – Ma non basta, perché Nada agli adulti pone anche un sacco di domande fastidiose, domande alle quali dovrebbero provare a rispondere legislatori, chierici e laici che sostengono un’idea di moralità nella quale è ricompresa la possibilità per un anziano maschio adulto di comprarsi una moglie bambina da una famiglia povera.

C’è un grosso desiderio di moralità! Se ci guardiamo intorno non ci verrà difficile comprendere che c’è un urgente bisogno di consolazione, per Nada e per tutte quelle persone che cercano quella liberta e la pace che non hanno mai avuto. La violenza, l’irriverenza, il malcostume, la situazione internazionale e altro ancora destano preoccupazioni, lasciando il mondo con un enorme interrogativo: come sarà il futuro? E i cristiani possono smarrire la consolazione della fede?
Gli antichi profeti in Israele venivano continuamente chiamati da Dio a riprendere un popolo dal collo duro, dal cuore insensibile e volubile. Lo stesso Isaia, antevedendo la catastrofe futura dei giudei a causa dell’invasione babilonese (Isaia 39:6, 7), lanciò un appello a quanti erano disposti a consolare il popolo del Signore.
Parlò la bocca del profeta, ma il messaggio giunse direttamente da Dio: “Consolate, consolate …”. Questo imperativo esprime un comando e soprattutto un desiderio di Dio: che il Suo popolo sia consolato.
La storia biblica di Israele ci insegna che l’etica del popolo di Dio corre il rischio di corrompersi a causa della cattiva tendenza ad emulare “le nazioni”: “Non adotterete i costumi delle nazioni che Io sto per cacciare davanti a voi; esse hanno fatto tutte quelle cose, perciò le ho avute in abominio” (Levitico 20:23). L’apostolo Paolo dovette esortare i corinzi a non fare compromessi con il peccato, ricordando l’esempio di Israele nel deserto, il quale, essendo bramoso di cose cattive,
fu in gran parte abbattuto perché di esso Dio non si compiacque (1 Corinzi 10:1-13).
La Bibbia, pertanto, ci dice che anche i credenti, che dovrebbero essere esempi di moralità e di fede in un mondo oscurato dall’immoralità e dal pessimismo, a volte si lasciano condizionare dal contesto sociale in cui vivono, offuscando la propria identità cristiana.
La conseguenza di un cristianesimo superficiale che lascia spazio alla vanità e alla disubbidienza della Parola di Dio è inevitabile: sconforto, delusione, insoddisfazione.
Dio desidera consolare un popolo che è stato mandato in cattività a motivo della propria ribellione, vedendone lo smarrimento e il pentimento. È ciò che accadde a Israele il giorno in cui terminò il suo periodo di permanenza in terra straniera e fu ricondotto in Palestina.
Isaia profeticamente parlò di quell’evento con queste parole: “Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il tempo della sua schiavitù è compiuto; che il debito della sua iniquità è pagato, che essa ha ricevuto dal Signore il doppio per tutti i suoi peccati” (Isaia 40:2).

Ciò ci ricorda l’opera che ha compiuto Cristo alla croce a beneficio di quanti credono, un’opera che ha prodotto libertà dalla schiavitù del peccato, perché tutto il debito con la giustizia divina è stato pienamente pagato dal Suo sacrificio

 


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