E’ partita la nuova taskforce contro la discriminazione della Fifa, che ha messo nel mirino il Qatar, che ospiterà i mondiali nel 2022. Però, il solo obiettivo è fare pressioni sul ricchissimo paese arabo perché ammorbidisca le sue leggi contro l’omosessualità, dimenticando cosa succede ai cristiani perseguitati e ai lavoratori schiavizzati e senza diritti.«Il Qatar è uno dei pochi paesi dove l’omosessualità è ancora illegale – ha detto Piara Powar, tra i membri della commissione – Ma siccome ospiterà il torneo all’inizio di un nuovo decennio, vorranno presentarsi al mondo come accoglienti e con l’aiuto della Fifa siamo sicuri che sarà possibile convincerli ad allinearsi con il resto del mondo, cambiando la legge sull’omosessualità».
«SISTEMA PERSECUTORIO E SCHIAVISTA». L’impegno della Fifa nella promozione dei diritti civili è davvero lodevole. Proprio per questo stupisce che la taskforce guidata dal presidente Jeffrey Webb non spenda neanche una parola sui cristiani perseguitati o sul «sistema schiavista» con cui il Qatar «sfrutta i lavoratori» per costruire quegli stadi che devono ospitare i mondiali.
DINAMICA PERSECUTORIA. La principale dinamica persecutoria in Qatar è “l’estremismo islamico” in combinazione con la “paranoia dittatoriale”. La religione di stato in Qatar è un islam strettamente conservatore e quasi tutti i cittadini del Qatar sono per definizione musulmani sunniti o sciiti. Il cristianesimo ha fatto il suo ingresso in Qatar nei primi secoli dopo Cristo, prima di esserne estromesso. Negli ultimi 100 anni sono arrivati gli immigrati (tra cui ci sono cristiani). Fino in epoca recente, la pratica pubblica di una religione diversa dall’islam era proibita. Ci sono alcuni luoghi cristiani adibiti al culto. La maggior parte dei cittadini del Qatar non è contenta, ma non ha dimostrato apertamente un’opposizione al governo. Tuttavia, c’è l’altro lato della medaglia, essendo il culto cristiano permesso solo in certi contesti, c’è il rischio di ghettizzare. A molti lavoratori ospiti viene negato l’accesso a questi contesti perché vivono troppo lontano o il datore di lavoro impedisce loro di partecipare. La concentrazione di attività cristiane in un luogo fornisce opportunità di controllo e monitoraggio dei cristiani. Ci sono più di 100 riunioni informali nelle case e generalmente sono tollerate dalle autorità. La costituzione del Qatar dichiara che “la libertà di praticare riti religiosi viene garantita”, tuttavia nella realtà, i cristiani immigrati sperimentano restrizioni. Il governo proibisce l’evangelizzazione dei non musulmani e i lavoratori stranieri che lo fanno vengono allontanati dal paese. La paura ha un ruolo sostanziale e un musulmano che si converte viene considerato un apostata, passibile della pena di morte. Un cristiano ex musulmano rischia anche il divorzio e la perdita della custodia dei figli. Gli ex musulmani sono i più perseguitati come pure i lavoratori cristiani immigrati, che spesso vivono in campi di lavoro. Il Qatar si trova alla posizione numero 20 della WWL, nella categoria “severa persecuzione”.
LAVORATORI SENZA DIRITTI. Come riporta AsiaNews e Tempi.it, in Qatar il sistema della kafala «intrappola ad oggi oltre un milione di lavoratori stranieri, vincolandoli al proprio datore di lavoro e privandoli di ogni diritto fondamentale». Sono soprattutto di origine nepalese, filippina e indonesiana i lavoratori occupati dalle ricche aziende qatariote e tutti, «una volta assunti, vengono privati del passaporto e di ogni diritto: senza il permesso del proprio “sponsor” non possono licenziarsi, lasciare il paese o sporgere denuncia in caso di abusi. Pena l’arresto o la deportazione».
BLATTER SA TUTTO. Il Qatar ha lanciato una campagna per assumere 1,2 milioni di lavoratori migranti in vista dei mondiali, che secondo le vigenti leggi sul lavoro potranno essere tranquillamente sfruttati. Si potrebbe pensare che la Fifa non sia al corrente di questa situazione ma la Confederazione mondiale dei sindacati (Ituc) ha scritto una lettera proprio al presidente della Fifa Seep Blatter per metterlo al corrente. Ma non ha ricevuto risposte. Solo nel 2012, il ministero del Lavoro qatariota ha ricevuto oltre 6 mila denunce da parte di singoli o gruppi di lavoratori migranti. La maggioranza delle rimostranze riguarda casi di sfruttamento, ritardo nel pagamento dei salari, stipendi non corrispondenti a quanto pattuito, ma anche minacce, violenze e decessi dovuti alla poca sicurezza sul lavoro.
«PIÙ MORTI CHE CALCIATORI». «I tifosi resterebbero scioccati se sapessero come vengono trattati i cristiani che parlano di Cristo Gesù in pubblico, degli ex-musulmani convertiti all’evangelo o di come vengono trattati i lavoratori in Qatar e se leggessero che il numero di morti sul lavoro è otto volte quello dei paesi sviluppati. Saranno di più i lavoratori morti per l’organizzazione di questi mondiali che i giocatori che scenderanno in campo. Ma c’è ancora tempo per rivotare l’assegnazione dei mondiali del 2022 o per fare pressione sul Qatar perché cambi le leggi, introducendo una legge sulla libertà religiosa e unanuova legge sul lavoro».
“Fare pressione” è proprio l’obiettivo della taskforce della Fifa, che però prenderà in considerazione solo la battaglia per i diritti omosessuali. Quelli dei cristiani perseguitati o dei lavoratori senza diritti, infatti, non vanno abbastanza di moda in Qatar. Che Orrore!!
Pietro Proietto
Fonti:
http://www.tempi.it/mondiali-2022-qatar-fifa-gay-diritti-lavoratori#.UjAOCtLIbHU
http://www.porteaperteitalia.org/persecuzione/country_profile/qatar/
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