Miserere, storie di cristiani perseguitati. I quaranta innocenti di Mindanao, usati come scudi umani dai miliziani islamisti

mindanao-ostaggi-cristiani-scudi-umani-1Negli scontri con l’esercito gli indipendentisti filippini del Moro usano gli ostaggi selezionandoli su base religiosa: musulmani rilasciati, cristiani sotto il fuoco.

Pubblichiamo la ventottesima puntata di “Miserere”, la serie realizzata da Franco Molon e dedicata ai cristiani perseguitati.

I ribelli non riescono più a sostenere l’urto dell’esercito regolare e iniziano a ritirarsi verso i sobborghi della città. Le brigate si sfilacciano. Il sogno è finito. Limitare i danni e le perdite è l’unica strategia rimasta. Il plotone di Nimuel indietreggia lungo Santa Maria Road, verso le montagne. Il quartiere è fatto di villette e giardini e la strada larga non offre ripari contro l’offensiva dei governativi che risalgono la via protetti dietro un blindato. La ritirata sta per trasformarsi in rotta quando una squadra di paracadutisti blocca le vie di fuga alle spalle del gruppo di guerriglieri. Nimuel si trova costretto a improvvisare e porta i suoi dentro il cortile della scuola elementare del quartiere con l’intento di asserragliarsi e combattere fino alla morte.

I regolari prendono rapidamente posizione sul fronte e sui fianchi dell’edificio e la battaglia, fino a quel momento fluida e imprevedibile, diventa un assedio senza speranza. Tra i miliziani del Moro inizia una discussione su come disimpegnarsi dal combattimento. Al Kurthani, un saudita esaltato che sta con loro da un paio d’anni, sceglie la via del martirio e, senza aspettare la fine della discussione, esce allo scoperto sparando all’impazzata; cade fulminato in pochi secondi. Gli altri la pensano diversamente. Uno suggerisce di uscire dal retro, che pare ancora libero, e rifugiarsi nella chiesa che sta di fianco alla scuola; lì nascondere le armi e poi fingersi parrocchiani spaventati. La proposta piace e la sortita ha inizio.

mindanao-ostaggi-cristiani-scudi-umani-2I miliziani irrompono sfondando la porta dalla sacrestia ma quando sbucano sull’altare trovano la navata già occupata da una quarantina di persone spaventate. La situazione è mutata e Nimuel cambia tattica un’altra volta; ordina ai suoi, armi in pugno, di raggruppare gli atterriti rifugiati contro una parete e di farli avanzare uno alla volta verso di lui. La processione comincia e a tutti egli pone la stessa domanda: “Cristiano o musulmano?”. Chi risponde “musulmano” viene fatto uscire dalla chiesa, chi risponde “cristiano” è costretto a sedersi sui banchi davanti alla linea di tiro delle mitragliette ribelli.

Quando tocca a Igme affrontare la domanda che sembra decidere tra la vita e la morte questi non ha la forza di rispondere e rimane in silenzio, con gli occhi chiusi, davanti a Nimuel che, armando il cane della sua pistola e puntandogliela alla fronte, grida spazientito: “Cristiano o musulmano?”. Stupito di scoprire del coraggio nel groviglio dei propri sentimenti Igme sceglie di andare a sedersi tra i banchi.

Ultimata la selezione, i guerriglieri si danno da fare per improvvisare delle bandiere bianche utilizzando le tovaglie della mensa, le candele più lunghe e l’asta della croce; quindi affidano a casaccio i drappi tra i cristiani rimasti e li spingono verso l’uscita. Prima di aprire il portone principale i miliziani si nascondono nel mezzo del gruppo e fanno uscire tutti allo scoperto.

mindanao-ostaggi-cristiani-scudi-umani-3I civili avanzano sul sagrato stringendosi l’un l’altro, alcuni gridando “non sparate”, altri piangendo istericamente. La donna cui è toccato in sorte di guidarli sventola con foga la bandiera bianca e lo stesso fanno quelli con le candele. Dalla pancia del gruppo Nimuel sibila l’ordine di continuare a camminare e di non fermarsi. I soldati dell’esercito non si mostrano e non reagiscono. Passo dopo passo il drappello raggiunge il centro della piazza.

Un ribelle alza troppo la testa e viene riconosciuto. Partono un paio di colpi che scatenano il panico tra gli ostaggi i quali provano a fuggire in tutte le direzioni. I miliziani però li strattonano e li trattengono a forza obbligandoli a ricompattarsi. Solo un bambino sfugge alle loro maglie e corre inebetito in direzione degli spari. Nimuel lo vede e, temendo possa rivelare l’inganno, punta contro di lui la sua pistola. Igme non può far altro che frapporsi tra il piccolo e l’arma, scegliendo la vita eterna.

9 settembre 2013 – I ribelli del Fronte del Moro, che combatto per l’indipendenza dell’isola di Mindanao e per la creazione di uno Stato islamico, attaccano la città di Zamboanga (Filippine). Durante gli scontri con l’esercito regolare sono numerosi i casi di utilizzo di civili come scudi umani. La selezione degli ostaggi avviene sempre su base religiosa: i musulmani vengono rilasciati, i cristiani mandati sotto il fuoco.


Un video che documenta come i guerriglieri del Moro (Mnlf) abbiano usato, durante la battaglia, gruppi di civili come scudi umani. Al secondo 29 si vede un guerrigliero armato, riconoscibile dalla fascia rossa in testa, allontanarsi dal gruppo di ostaggi quando l’esercito filippino inizia a sparare.

Fonte: http://www.tempi.it/

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