La rotta libica è sempre più pericolosa per colpa dello Stato islamico e molti eritrei, somali e sudanesi scelgono l’Egitto. In un anno gli arrivi tra gennaio e aprile sono passati da 655 a 1.900.
Nel sobborgo povero di Ard el-Lewa, al Cairo, ha aperto da poco un ristorante eritreo. Tutte le sere fa da punto di ritrovo per centinaia di connazionali scappati dal regime di Afewerki. Nessuno ha intenzione di restare a lungo nella capitale egiziana: aspettano tutti la telefonata di un trafficante che dica loro quando e dove imbarcarsi (solitamente vicino al porto di Alessandria) per raggiungere l’Italia.
«TRAFFICANTI BUONI». La maggior parte dei 320 mila migranti arrivati sulle coste nostrane tra 2014 e 2015 sono di nazionalità eritrea. Come Tekle, cristiano 27enne di Asmara: «Non esiste libertà religiosa, dovevamo pregare in segreto. Il rischio di essere incarcerati, soprattutto per i leader delle comunità, è altissimo. Centinaia di pentecostali come me sono in prigione a causa della loro fede». Tekle è arrivato in Egitto l’anno scorso, in ottobre, e sta aspettando la telefonata. «Aspetto il mio turno, ci sono trafficanti buoni e trafficanti cattivi. Il mio è buono, mi fa pagare solo 2.000 dollari e so che mi troverà una buona imbarcazione».
PAURA DELL’ISIS. Tekle ha preferito la via egiziana a quella libica, che resta il porto principale per chi vuole tentare la traversata del Mediterraneo verso l’Italia. Ma la Libia è discesa nel caos più assoluto ed è sempre più pericolosa. La presenza dello Stato islamico spaventa molti eritrei. «In Libia puoi essere rapito dalle gang del Ciad o dall’Isis. Ai ciadiani puoi sempre pagare un riscatto, con lo Stato islamico non c’è modo di uscirne. Ecco perché tante persone cercano di evitare e virano sull’Egitto», dichiara a Irin Meron Estefanos, attivista dell’Iniziativa eritrea sui diritti dei rifugiati.
ARRIVI TRIPLICATI. Secondo l’International Organization for Migration, nel 2015 tra gennaio e aprile sono sbarcati in Italia dall’Egitto 655 migranti. Quest’anno, nello stesso periodo, il numero è triplicato, arrivando a 1.900. Molti sono eritrei, ma ci sono anche sudanesi, somali ed etiopi. L’Egitto arresta tutti coloro che tentano di uscire dal paese illegalmente via mare, secondo quanto previsto dal codice penale, ma o non riesce a fermare tutti o non vuole farlo. Intanto nel quartiere di Ard el-Lewa i proprietari di case e appartamenti hanno aumentato i prezzi: «In autunno l’anno scorso sono arrivati così tanti eritrei che non ci sono più case disponibili. Quelle che restano costano caro».
Foto Ansa
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