Video choc della Cnn, uomini venduti a 800 euro a testa. La dura accusa dell’Onu: “L’accordo dell’Unione europea e Italia con la Libia è disumano”. Rimpalli di accuse. Parole molto forti Onu. Replica ufficiosa: “le vostre numerose e costose organizzazioni umanitarie che ci stanno a fare?”.
Quanto vale la vita di un uomo? I mercanti di schiavi di fine ‘800 sapevano valutarlo a occhio: prestanza e resistenza alla fatica. In Libia oggi, terzo millennio, se si tratta di un centrafricano «forte, adatto al lavoro nei campi» meno di 800 euro. Con una base d’asta di 500. Una cifra inferiore a quella spesa per arrivare fin lì, affidando il proprio destino ai trafficanti.
Agghiacciante reportage della Cnn che svela i contorni più crudi della tratta di esseri umani in Libia, dove i migranti vengono venduti all’asta come schiavi. Braccia da sfruttare al di là del Mediterraneo essendo più difficile buttare quei corpi su un gommone da mandare in direzione dell’Europa, dell’Italia, alla deriva.
Il documento giornalistico arriva nel giorno della grande accusa lanciata dall’Onu per il blocco della rotta del Mediterraneo Centrale. Un patto “disumano” con le autorità libiche, secondo l’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu, Zeid Raad Al Hussein, che -sostiene- ha risolto solo l’ultima parte del problema immigrazione, quello visibile «al di qua».
Sono diminuiti gli sbarchi e le vittime in mare. Ma al di là del Mediterraneo continua a succedere quello che succedeva prima. Anzi, con il blocco delle partenze, forse pure peggio.
Ma per affrontare l’altra parte del problema, ‘dall’altra parte’, non dovrebbe esserci appunto l’Onu? è la prima e per ora timida risposta da parte europea.
«Migliaia di detenuti denutriti e traumatizzati». «Donne e bambini ammassati gli uni sugli altri in capannoni senza alcun tipo di accesso ai servizi minimi essenziali». «Episodi di schiavitù moderna, stupri e altre forme di violenza».
Questo succede, accusa l’Onu, nelle terrificanti prigioni libiche. Osservatori scioccati nel vedere le sofferenze dei migranti detenuti in Libia. «Un oltraggio alla coscienza dell’umanità», accusa Zeid Raad Al Hussein. Tutto ciò, insistono le Nazioni Unite, per evitare che queste persone raggiungano le coste europee. Senza che «l’Ue e i suoi Stati membri abbiano fatto nulla per ridurre gli abusi».
E le Nazioni Unite e le sue molte e costose organizzazioni umanitarie che ci stanno a fate, altra replica.
I toni e i contenuti della denuncia dell’Onu non sono mai stati così duri. E dalla Commissione traspare evidente irritazione. L’Ue assicura -e ricorda- lavora in Libia «in piena cooperazione con le Nazioni Unite» per progetti che – si fa notare – vengono finanziati dall’Europa. Si ribadisce la necessità di «chiudere i campi di detenzione» perché la situazione è inaccettabile.
I metodi usati dalla Guardia Costiera libica: «noi abbiamo addestrato solo 142 uomini». E sottolinea di aver contribuito a realizzare 8.000 rimpatri volontari assistiti dalla Libia verso i Paesi d’origine, liberando queste persone dal limbo.
Ciò che non si vede è la tanto pubblicizzata politica dei corridoi umanitari. Bruxelles a luglio aveva lanciato un piano da 40.000 trasferimenti l’anno, ma fino al mese scorso i governi avevano messo a disposizione solo 14.000 posti.
I «resettlement» dalla Libia sono quasi impossibili perché gli Stati non hanno un’ambasciata, dunque non danno il via libera per accoglierli. Nei giorni scorsi l’Unhcr è riuscita a portare a termine la prima evacuazione di un gruppo di migranti «estremamente vulnerabili», trasferiti temporaneamente in Niger in attesa della loro destinazione finale. È la prima volta che succede. Ma erano in venticinque.
IL VIDEO CNN DELL’ORRORE
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