Per il secondo giorno consecutivo ieri i dimostranti si sono riversati nelle vie e piazze di Teheran e altre città. Giornale moderato chiede “scuse e dimissioni” per i responsabili. Video non confermati mostrano spari nei pressi dei manifestanti. Per i giovani il nemico non è l’America, ma “è qui”.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Per il secondo giorno consecutivo, migliaia di iraniani sono scesi in piazza ieri nella capitale Teheran e in altre città, protestando contro la leadership della Repubblica islamica per l’abbattimento dell’aereo della Ukraine International Airlines (Uia). I dimostranti hanno intonato slogan e canti contro i vertici politici, istituzionali e religiosi del Paese, ingaggiando ripetuti scontri con le forze di sicurezza intervenute per disperdere le manifestazioni.
Gli agenti hanno esploso gas lacrimogeni e bastoni contro i cittadini in piazza. Secondo alcuni video, rilanciati sui social, vi sarebbero stati anche diversi colpi di arma da fuoco esplosi nei pressi dei manifestanti. Tuttavia, non vi sono report indipendenti e attendibili di un uso di proiettili e la presenza di sangue sul terreno, così come sinora non risulterebbero vittime o feriti gravi.
“Mentono dicendoci che il nostro nemico è l’America. Il nostro nemico è qui” urlava un gruppo di manifestanti, riunito all’esterno di una università a Teheran. Altri filmati mostrano dimostranti all’esterno di un secondo ateneo e un capannello di persone in marcia verso piazza Azadi (della libertà), nella capitale. Altri video, non confermati, mostrerebbero dei giovani che rifiutano di calpestare la bandiera statunitense (e israeliana), un gesto comune – e sostenuto dalle autorità religiose – nei momenti di massima tensione fra Iran e Occidente.
L’ira e le proteste contro governo e autorità si sono riaccese dopo che per giorni i vertici della Repubblica islamica hanno mentito, negando con forza ogni responsabilità sullo schianto del volo partito da Teheran e diretto a Kiev, con 176 persone a bordo. Solo nel fine settimana i Guardiani della rivoluzione (Pasdaran) hanno ammesso le loro responsabilità, parlando di un lancio “per errore” di un missile contro l’aereo.
Il velivolo è caduto nella notte di massima tensione (8 gennaio) fra Repubblica islamica e Stati Uniti, allorché Teheran ha sferrato un attacco missilistico contro obiettivi Usa in Iraq in risposta all’uccisione del generale Qasem Soleimani, capo della Forza Qods. Le vittime sono in gran parte iraniane o iraniane-canadesi. Sulla vicenda emergono anche critiche di intellettuali e quotidiani interni al Paese, fra i quali il moderato Etemad che in un titolo di ieri, chiedeva “Scuse e dimissioni” dei responsabili dell’incidente, in modo da soddisfare le “richieste del popolo”.
Le proteste contro l’abbattimento del volo della Ukraine International Airlines giungono a pochi mesi di distanza dalle manifestazioni di metà novembre, innescate da un malcontento diffuso contro il caro-carburante, e represse con la forza. Secondo alcune fonti, non confermate, si sarebbero registrati circa 1500 morti anche se i vertici della Repubblica islamica smentiscono con forza il dato e parlano di “fake news”.
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