I fatti di terrorismo che ormai spesseggiano mettono in luce anche ritardi, omissioni, errori e pressappochismi nelle forze dell’ordine dell’intera Ue. E non solo. Il che evidenzia che i rambo e i supercop esistono solo al cinema, perché la realtà è un’altra.
Mio padre era un maresciallo di P.S. e mio suocero lo era dei carabinieri. Malpagati e mandati in giro con le pezze al sedere erano però uomini che avevano fatto la guerra, ed erano cresciuti aizzati da ideali virili: coraggio, sprezzo del pericolo, senso del dovere, spirito di sacrificio, capi spinti a dare l’esempio in prima fila, Dio-patria-famiglia e, ciliegina, sulla torta, quel buonsenso che badava più a risolvere i problemi che alla lettera della legge. Poi, tutte queste virtù sono diventate “fasciste”, così che i poliziotti moderni sono figli del loro tempo.
Un esempio personale e recentissimo ci permetterà di uscire dalla teoria e dai telefilm. L’altra sera, a cena con amici in un ristorante versiliano prospiciente la spiaggia, arrivano alcune ragazze straniere scalze e piangenti. Ospiti di un vicino camping, sono sconvolte. Non sono inglesi, perciò il loro inglese lo capisco poco. Percepisco che sono andate sul bagnasciuga, che è al di là della strada. Oltre il muretto che delimita quest’ultima c’è la spiaggia con gli ombrelloni, chiusi, della lunga fila di stabilimenti. La spiaggia è immersa nel buio (è circa mezzanotte) e l’acqua è a cento metri dal muretto.
Nessuno nel ristorante parla inglese. Le straniere singhiozzano, fanno gesti e dicono cose. Riesco a cogliere a malapena che si sono imbattute in alcuni africani che le hanno derubate dei cellulari e che un paio di loro sono ancora laggiù nel buio. La caserma dei carabinieri è vicinissima, ma una loro Panda arriva dopo mezz’ora buona. Ne escono due militi, uno giovane e uno brizzolato. Nessuno di loro parla inglese. Li informiamo di quel che, secondo noi, è accaduto e si mettono a imprecare contro i gestori del camping, che permettono alle ragazze di cacciarsi nei guai. Uno bestemmia. Ma non si muovono da lì. La mezz’ora diventa un’ora.
Mi indigno interiormente, vorrei chiedere loro, se hanno paura di andare a cercare le due mancanti nel buio, di dare a me una torcia, ché ci vado io col mio amico (a tavola siamo due coppie). Ma temo di indisporli e di passare io i guai. Fortunatamente le due perdute emergono dal buio. Si accasciano sul marciapiede, in stato di choc. Finalmente arriva un’ambulanza. Dopo un’altra mezz’ora di traccheggiamenti, ancora non si capisce che cosa diavolo sia successo esattamente. I due militi sono sempre là dove avevano parcheggiato. Alle due di notte mi stufo e me ne vado. Non so dirvi il seguito perché non c’ero più. L’ultima cosa che ho visto, mentre me ne andavo, è l’accorrere di una cameriera ucraina da un ristorante vicino. Mastica inglese, suppongo. Comunque, buonanotte e benvenute in Italia, nella prestigiosa e turistica Versilia.
Nella mia ormai lunga vita ho subìto furti e pure una rapina a mano armata. Potrei moltiplicare gli esempi come quello qui descritto, ma un vizio di famiglia mi induce all’autocensura e a star sempre dalla parte degli sbirri. Però il giornalista che è in me sa pure che tutta l’abilità investigativa esce fuori quando si tratta di Vip: la bicicletta del ministro Alfano, rubata sul lungomare, è stata ritrovata in due ore e, grazie alle telecamere, il ladruncolo è stato subito associato alle patrie galere; per il furto di una macchina fotografica nell’auto dell’anchorman Santoro si è mossa la Scientifica; la refurtiva della casa svaligiata di un magistrato milanese è stata recuperata in tempo da record grazie al rilevamento delle impronte digitali.
Nulla di tutto ciò è stato posto in essere per me, comune cittadino, il quale, anzi, ha dovuto passare una giornata lavorativa e giustificarsi per una frase politicamente scorretta comparsa sulla sua posta elettronica. Mio padre e mio suocero si rivoltano nella tomba, ma ormai è così: gli sbirri attuali sono anche loro figli dell’edonismo di massa, dei “diritti”, e della rivoluzione politically correct che, come tutte le rivoluzioni, finisce nel classico «lei non sa chi sono io».
Ps. Naturalmente, lungi da me far d’ogni erba un fascio, per carità (sono anche troppi quelli che, per il dovere, ci hanno rimesso la vita). Ho solo raccontato le mie esperienze. Che però, chissà perché, sono tutte così. Magari sono solo sfortunato…
di Rino Cammilleri | Lanuovabq.it
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