Ogni tanto una buona notizia. Miguel Lopez Vega, rappresentante della comunità nativa Nahuatl (nel comune di Juan Crisostomo Bonilla, regione di Cholula) veniva arrestato il 24 gennaio 2020.
Il 24 febbraio 2024 è stato finalmente assolto da ogni accusa (tre per la precisione) per aver partecipato, il 30 ottobre 2019, a una protesta pacifica contro la costruzione di un sistema di scaricamento delle acque delle industrie tessili di Huejotzingo. Impianto che avrebbe inquinato il Río Metlapanapa (Stato di Oaxaca, Messico).
Edith Olivares, esponente del direttivo di Amnesty International in Messico, aveva denunciato che nel Paese “si utilizza il sistema penale per disinnescare le proteste”. In altri termini “per criminalizzare il dissenso”. In particolare nei confronti di chi difende la Terra, il territorio, l’ambiente naturale.
Vicenda analoga quella di un altro indigeno nahua, Alejandro Torres Chocolatl della comunità di Santa María Zacatepec. Veniva ugualmente arrestato (ma successivamente, nel 2023) per una presunta interruzione stradale avvenuta durante la stessa manifestazione del 30 ottobre 2019).
Anche Alejandro aveva ripetutamente denunciato che nella regione di Cholula de Los Volcanes, notoriamente ricca di risorse naturali, si stavano avviando numerosi “progetti di morte” (di natura estrattivista). Mentre contemporaneamente “si generavano conflitti (artificiosamente nda), si criminalizzava il dissenso, tentando di dividere il popolo e di comprare le coscienze”. E quando ciò non bastava “si pianificavano autentici delitti”. Ovviamente per attribuirne poi la responsabilità agli ambientalisti. Situazione che si era esasperata in vista delle elezioni.
Gianni Sartori
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