L’incontro, una prima se confermato, sarebbe avvenuto ieri a Neom, località turistica sul mar Rosso. Iran e normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi al centro dei colloqui. All’incontro presenti anche il segretario di Stato Usa e il capo del Mossad. A livello ufficiale Riyadh mantiene la stessa linea: firma di un accordo solo in seguito a una “pace duratura” fra Israele e Palestina.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe incontrato in gran segreto ieri in Arabia Saudita il principe ereditario Mohammad bin Salman; presente anche il segretario di Stato Usa Mike Pompeo. La notizia è stata rilanciata dai media israeliani, dopo che un cronista ha tracciato i dati di un aereo privato utilizzato già in passato dal capo del governo.
Nel pomeriggio di oggi è arrivata la smentita del ministero saudita degli Esteri, che nega un faccia a faccia fra il principe ereditario e il capo del governo israeliano. “L’incontro non è mai avvenuto” ha scritto in un tweet il titolare del dicastero Faisal bin Farhan Al Saul. Dall’ufficio del capo del governo israeliano non giungono conferme, né smentite alla notizia che dagli ambienti della stampa locale sembra invece avere più di un fondamento.
Secondo i media israeliani, il volo è partito ieri pomeriggio dall’aeroporto internazionale di Tel Aviv ed è atterrato nella cittadina saudita di Neom – sul mar Rosso – alle 6.30 del pomeriggio. Il velivolo ha stazionato per qualche ora sulla pista, per poi decollare alle 21.50 del giorno stesso e fare rientro seguendo la stessa rotta. Dai dati forniti dal sito FlightRadar24.com, il mezzo è un Gulfstream IV, appartenente all’uomo d’affari israeliano Udì Angel e utilizzato per missioni all’estero da Netanyahu.
Dagli uffici del premier israeliano non giungono conferme ufficiali, ma un membro dell’esecutivo – dietro anonimato – dice di essere stato informato dal ministero israeliano degli Esteri. Se la notizia è vera, si tratterebbe del primo incontro “confermato” fra i leader di due Paesi un tempo grandi rivali, oggi uniti da un fronte comune contro l’Iran, rinsaldato a colpi di diplomazia e di accordi dal presidente Usa (uscente) Donald Trump.
L’apice di questa diplomazia si è concretizzata nella firma dei cosiddetti “Accordi di Abramo” a metà settembre alla Casa Bianca, che hanno registrato in via ufficiale relazioni diplomatiche e rapporti commerciali fra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrain (e Sudan). In queste settimane Trump e Pompeo hanno insistito perché anche l’Arabia Saudita apponesse la propria firma, ma Riyadh – a dispetto dei corteggiamenti insistenti – non ha voluto aderire mantenendo come pre-condizione la pace fra israeliani e palestinesi.
Secondo quanto riferisce l’emittente pubblica israeliana Kan, sul volo era presente oltre al premier Netanyahu anche il capo del Mossad Yossi Cohen. Una fonte saudita, rilanciata dal Wall Street Journal, sottolinea che durante il vertice sono stati affrontati diversi dossier internazionali. Fra questi vi sono la normalizzazione dei rapporti fra Israele e Arabia Saudita, l’asse comune contro l’ Iran (con le incertezze riguardanti la politica estera della futura amministrazione Usa, guidata dal democratico Joe Biden) e questioni commerciali. Tuttavia, al momento non si sarebbe giunti ad accordi sostanziali fra le parti. Il ministro degli Esteri Faisal ha ricordato che durante il summit del G20 (virtuale a causa del Covid-19) ospitato da Riyadh, il governo ha ribadito di volere la “normalizzazione” solo con un “accordo di pace permanente” fra Israele e Palestina.