John Wesley il grande predicatore evangelico Inglese del 1800, fu mandato via, fuori, dalla quella che allora era la chiesa madre d’Inghilterra, per motivi dottrinali.
Lui non si scoraggiò e incominciò a predicare nelle piazze, nei cimiteri, nelle campagne, nei campi, insomma dappertutto ove gli era favorevole per annunziare la parola del Signore. E d’allora citò un motto che è tuttavia ricordato: “Il mondo è la mia cappella”. Non aveva bisogno di chiese di legno o locali addebiti per proclamare l’Evangelo, gli bastava la strada e dei cuori attenti per proclamare la Parola di Dio.
E sì, questo è quello che vuole Dio che ogni uomo arriva alla conoscenza della Buona Novella. Spesso abbiamo creduto che Dio si interessi più a noi dell’occidente, in quando paesi “cristiani”, e ci siamo sentiti privilegiati, se non addirittura coccolati e viziati. Ci siamo sentiti al centro della volontà di Dio.E forse lo siamo, o lo siamo stati, o forse ci è rimasto solo l’etichetta di “cristiani”. Dio sa. Abbiamo pensato che al di là dei paesi Arabi, la gente è solo musulmana, gente incivile, barbari violenti e con una religione spietata, dove ti ammazzano solo perché sei un “infedele”. Abbiamo pensato che Dio li avesse abbandonati alle loro credenze e ai loro destini, così pensavamo. Ma non è così. Molti di quelle persone vive la cristianità come si viveva ai primi giorni della chiesa primitiva. I cristiani, quelli veri, che vivono in quelle zone e non sappiamo quanti sono, ma quelli che sono cristiani sanno vivere e morire da veri martiri cristiani. Chi ha accettato Gesù nella sua vita lo ha fatto con tutta l’anima, con tutto il cuore. Sapendo che si sono esposti alla morte contro i propri familiari dichiarandosi cristiani. Il più alto tradimento che una famiglia musulmana deve affrontare è di avere nella propria casa, familiari cristiani. Per loro c’è una sola sentenza. La morte! La lapidazione! E per questo che molti di loro hanno visioni e sogni eccellenti e miracoli eccezionali che nemmeno immaginiamo:
“Io chiamerò “mio popolo” quello che non era mio popolo e “amata” quella che non era amata”; e “Avverrà che nel luogo dov’era stato detto: “Voi non siete mio popolo”, là saranno chiamati “figli del Dio vivente” (Romani 9:25-26).
La storia del martire Bishoy Estafanos Kamel e il martire Samuel Estafanos Kamel, ci dovrà far riflettere molto. Invece di lamentarci per cose inutili, preghiamo di più. Sia per noi stessi, ma soprattutto per i nostri fratelli sparsi in tutto il mondo.
L’impressionante dialogo che si è svolto in diretta su SAT-7, la televisione ufficiale dei cristiani in Medio Oriente, con il fratello di due dei 21 cristiani copti decapitati dai terroristi dell’ISIS in Libia.
Il fratello di due dei cristiani copti decapitati di recente in Libia ha ringraziato pubblicamente in televisione gli assassini dei suoi fratelli per aver incluso nel video dell’esecuzione la dichiarazione di fede dei due uomini.
Presentatore : Dimmi cosa provi, Beshir. Parlami di tuo fratello, della tua fede, di cosa ti aspetti da Dio.
Beshir: Non era un fratello, ne avevo due.
Presentatore: Continua.
Beshir: Due fratelli, il martire Bishoy Estafanos Kamel e il martire Samuel Estafanos Kamel. Sono orgoglioso di loro.
Presentatore: Oh Dio mio, Bishoy e Samuel…
Beshir: Bishoy e Samuel. Bishoy aveva 25 anni, Samuel 23. Sono un orgoglio per la cristianità. Lo sono anche per me. Mi fanno camminare a testa alta.
Presentatore: La tua fede è grande. Parlaci della tua fede e del tuo orgoglio. Vogliamo imparare da te.
Beshir: L’ISIS ci ha dato più di quanto ci aspettavamo quando non ha eliminato la parte in cui dichiarano la loro fede e invocano Gesù Cristo. L’ISIS ha reso la nostra fede più forte.
Presentatore: Wow…
Beshir: Sì, credimi.
Presentatore: La tua fede è grande.
Beshir: Ringrazio l’ISIS perché non ha eliminato l’audio quando hanno gridato dichiarando la propria fede.
Presentatore: Come vive la tua famiglia questa situazione?
Beshir: Credimi quando ti dico che la gente qui è felice e ci congratuliamo gli uni con gli altri. Non c’è dolore, ma congratulazioni per il fatto di avere tanti martiri nel villaggio. Siamo orgogliosi di loro.
Presentatore: Vorrei sapere come ti sei sentito quando hai sentito parlare dei bombardamenti (dell’aviazione egiziana sulla Libia come rappresaglia contro l’assassinio, n.d.e.) e quando ha visto i corpi di alcuni membri dell’ISIS morti…
Beshir: Te lo dirò francamente. Fin dai tempi dei romani, noi cristiani siamo sempre stati un obiettivo per essere martirizzati. Questo non fa che aiutarci a superare questa crisi, perché la Bibbia ci dice che dobbiamo amare i nostri nemici e benedire coloro che ci maledicono. Ad ogni modo, i bombardamenti sono stati una buona risposta del Governo dopo aver atteso molto, dopo che i nostri fratelli erano scomparsi e non sapevamo dove fossero. Se fossero stati assassinati non appena catturati, però, non ci sarebbero importate le rappresaglie. Per noi solo il fatto di non aver saputo per tanto tempo dove fossero giustifica i bombardamenti.
Presentatore: La tua fede è grande, Beshir. Vorrei chiederti qualcosa al riguardo.
Beshir: Chiedi pure.
Presentatore: Ti rattristerebbe o qualcuno della tua famiglia sarebbe rattristato se chiedessimo il perdono per coloro che hanno ucciso i tuoi fratelli?
Beshir: Perdono per chi?
Presentatore: Per chi li ha uccisi.
Beshir: Oggi parlavo con mia madre chiedendole cosa farebbe se vedesse un membro dell’ISIS per strada. Ha detto questo, e lo ripeto onestamente, non perché sono in diretta. Ha detto che lo inviterebbe a casa, perché ci ha aiutati a entrare nel Regno dei Cieli.
Presentatore: Che bello…
Beshir: Credetemi, sono state queste le parole di mia madre!
Presentatore: Ti credo.
Beshir: E lei è una donna senza istruzione, con più di 60 anni. Le ho chiesto cosa farebbe se vedesse uno dell’ISIS passare per la strada e le dicessero che quello è l’uomo che ha sgozzato suo figlio. Ha detto: “Chiederei a Dio di aprirgli gli occhi e gli chiederei di venire a casa nostra, e di pranzare con noi”.
Presentatore: Con questo spirito, ti chiedo di pregare per loro, per i membri dell’ISIS, ora che sei in diretta.
Beshir: Amato Dio, per favore, apri i loro occhi perché si salvino ed elimina l’ignoranza e i cattivi insegnamenti che hanno ricevuto.
Presentatore: Amen, caro amico, amen. Per favore, esprimi le condoglianze a tua madre, ai tuoi fratelli, alla tua famiglia e ai tuoi vicini che sono in lutto come noi. Grazie, Beshir, grazie.
Quel giorno, sulle rive del mare della costa Libica, i nostri occhi vedevano 21 uomini vestiti di nero, armati di coltelli, per sgozzare la testa a 21 uomini vestiti di rosso. Tra loro c’erano i fratelli, Bishoy Estafanos Kamel e Samuel Estafanos Kamel. Noi vedevamo l’orrore, loro vedevano il Cielo aperto e Gesù in piedi alla destra di Dio che li stava aspettando. La mia preghiera, e la mia speranza e, che anche fra gli altri 19 uomini ci fossero dei nostri fratelli cristiani.
Francesco La Manna – notiziecristiane.com
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