Marilena, l’ascolto delle proprie lacrime

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img-_innerArt-_cav6_0«Provi ad andare al terzo piano al Centro di Aiuto alla Vita prima di prendere questa decisione in modo definitivo». Da qualche tempo gli operatori della segreteria per l’attuazione della legge 194 ci inviano le persone che chiedono di interrompere la gravidanza per puri motivi economici, proprio ora che non possiamo più contare sui fondi regionali per la maternità!

Per la verità, Marilena non ha solo gravi motivi economici come impedimento per l’accettazione della sua gravidanza. Ha già altri due figli di cui l’ultima, Grazia, di sette mesi. Ha un lavoro “in nero” che, oltre a portarle un guadagno di circa 700 euro mensili, la fa sentire socialmente integrata e, probabilmente, l’idea di ricominciare la rende non disponibile per un nuovo bambino. Però, affermando che non vuole questa nuova vita, piange.

Spesso ripenso alla frase: ”Ascolta le tue lacrime!” suggerita da un’operatrice a una donna convinta di andare ad abortire. Agli operatori, mi capita di dire: «Ascoltiamo le sue lacrime!». Siamo al problema, tante volte incontrato, della ambivalenza della donna.

Ambivalenza non significa cosa negativa, è elemento costitutivo del femminile per cui si crede di scegliere in piena libertà per sentirsi, poi, confuse, estremamente confuse, quando ci si confronta con la totalità del problema.

«Marilena, perché quelle lacrime?»
«Sono davvero determinata ad abortire eppure piango per questo. Non mi capisco».
Il silenzio dei momenti importanti.
Marilena fa fatica a reggerlo e, avendo Grazia con sé, prende tempo e mi chiede: «Vorrei poter cambiare la piccola, mi sembra infastidita».
«Prego – le rispondo pensando che, forse, la persona infastidita sia lei – di là c’è un fasciatoio proprio per queste necessità».

Quasi con un senso di liberazione, prende in braccio la sua bambina.  La stringe forte a sé con un gesto tenerissimo. «Tutto a posto?», le domando al suo ritorno nella stanza dei colloqui. «Sì, grazie», ma le sue parole sono sommesse e la sua espressione, pensosa.
«L’ho guardata mentre prendeva in braccio Grazia.  E’ davvero una madre affettuosa».

Piange. Il suo viso è completamente rigato dalle lacrime. Ascoltiamo quelle lacrime e quei gesti di tenerezza. «Marilena, ha mai pensato che il piccolo bimbo che porta in grembo è come Grazia quando l’aspettava?  Ora la bimba è cresciuta ma una volta era così. E, se lasciassimo restare lì, anche questo figlio?»
«Forse, forse, … credo che mi piacerebbe tenerlo in braccio come Grazia, ma proprio non posso farcela!»

Di nuovo in silenzio per ascoltarci. Sento, come ogni volta, che questo è il momento decisivo. Le difese crollano poco alla volta e occorre una grande attenzione che ciò accada senza fare male.

«Posso prendere in braccio Grazia?». La piccola viene volentieri e, io, comincio a giocare con le sue manine. Come sono perfetti i suoi ditini! Poi mi faccio coraggio e, quasi timidamente, dico: «Marilena, ci piacerebbe molto poterle dare una mano. Certamente per il poco che possiamo, ma ci sarebbe un aiuto economico e soprattutto un percorso di colloqui mensili da esplorare insieme. E’ anche molto faticoso il far nascere soprattutto avendo ancora una figlia piccola. Esploreremmo insieme le sue risorse e cercheremmo di venirle incontro in tutti i modi possibili. Grazia, per esempio, avrà ancora bisogno dei pannolini e di un cambio di guardaroba, visto che la sua mamma l’ha fatta crescere così bene! Se, poi, potesse nascere anche questo bambino, le garantisco che non gli mancherebbe nulla. Se la Regione manterrà le sue promesse, potrebbe anche ricevere un assegno denominato Fondo Cresco che porterebbe un aiuto in denaro. Come le sembra?»

Attendo con una certa ansia. «Non le ho detto che mio marito vorrebbe che questo figlio nascesse…  Sono proprio la madre snaturata!». Mi avvicino e le faccio una carezza sui capelli: «Lei è solo una madre stanca e molto preoccupata. Tutti insieme, però, …»

Ancora tante lacrime! Questa volta sembrano liberatorie. «Sì, con voi mi sembra di poter affrontare le tante difficoltà. I vostri aiuti, poi, sono importanti e mi fanno sentire meno in angoscia». «E’ un Sì quello che mi sta dicendo… Allora asciughiamo le lacrime!». Un po’ confusa, Marilena guarda prima la sua bambina e poi me. «Sì, farò nascere anche lui.  In fondo che colpa ne ha di essere arrivato in questo modo imprevisto?!  Sarò anche la sua mamma e Grazia avrà un fratellino!»

Ci abbracciamo. In quell’abbraccio, oltre la grande emozione, c’è tutto il desiderio di farcela. Così anche oggi è nata una mamma!

di Paola Bonzi

Fonte: http://www.lanuovabq.it/


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