Lo choccante racconto del medico dell’Unicef a Erbil. Una lettera rossa sugli edifici dove abitano gli “infedeli”. «Siamo di fronte ad una catastrofe umanitaria. Un’intera minoranza, gli yazidi, rischiano di essere cancellati dalla storia dell’umanità. E abbiamo prove di crimini gravissimi contro i bambini» denuncia senza peli sulla lingua Marzio Babille, parlando via Skype con il Giornale , sulla rete che va e viene.
Veterano degli interventi umanitari dall’Africa al Medio Oriente è responsabile dell’Unicef e coordinatore delle Nazioni Unite ad Erbil, «capitale» del Kurdistan dove si stanno riversando gli iracheni in fuga davanti alla feroce avanzata del Califfato.
«I cristiani vengono rapinati, bastonati e cacciati. Le loro case saccheggiate e marchiate con la N (che le identifica come abitazioni degli infedeli, nda ). Purtroppo lo abbiamo già visto in un tragico e neppure tanto lontano passato. Bisogna intervenire per aprire e difendere un corridoio umanitario sul terreno», spiega il medico triestino in prima linea.
I numeri dell’esodo biblico sono ancora più alti di quello che si immaginava. «Dal 5 giugno, poco prima di conquistare Mosul, 1 milione e 300 mila persone sono scappate davanti all’avanzata dello Stato Islamico» conferma Babille. Dalla grande provincia di Ninive, culla delle religioni a cominciare da quella cristiana, nel nord dell’Irak, l’esodo si è incanalato in quattro via di fuga. La peggiore è più pericolosa è stata imboccata dagli yazidi, una minoranza che risale fino al mito di Zoroastro, considerati dai miliziani della guerra santa «discepoli di Satana».
«In 30mila sono fuggiti sulle montagne di Sinjar. Un posto tremendo circondato da un deserto di pietra, dove non c’è acqua e vegetazione. Si nascondono nelle caverne, nei crepacci totalmente isolati e assediati dalle bande islamiche la cui brutalità è incredibile. Se non si rompe il cerchio con l’imposizione di un corridoio umanitario non riusciremo a tirarli fuori», sottolinea il medico dell’Onu. «Negli ultimi giorni almeno 60 bambini sono morti di sete. E’ inaccettabile che non ce la facciano perché gli viene negata l’acqua», aggiunge Babille.
Da giovedì notte gli aerei militari da trasporto americani scortati dai caccia stanno lanciando acqua e razioni di viveri ai disperati in fuga sulle montagne, ma non basta. «Bisogna tirarli fuori – ribadisce il medico – Secondo i nostri dati 25mila bambini sono a rischio. Le gravi violazioni sui minori vanno dall’uccisione alla mutilazione, la violenza sessuale, gli attacchi a scuole ed ospedali, l’arruolamento a forza dei bambini fino ai rapimenti. I signori dell’Isis (Stato islamico dell’Iraq e della Siria) sono responsabile per la grande maggioranza di questi crimini. Solo nelle ultime due settimane abbiamo documentato i casi di 25 bambini vittime di crimini contro l’infanzia». Il dossier verrà consegnato al Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Nella fetta dell’Iraq dove è calato il Medioevo islamico viene usata un’altra arma terribile sfruttata in passato anche da Saddam Hussein. «È in corso la guerra dell’acqua – rivela il responsabile Unicef – I miliziani conquistano le dighe e chiudono i rubinetti per costringere le popolazioni ad andarsene». Non a caso si è combattuto duramente per il controllo della diga di Mosul, la più grande del nord. I seguaci della guerra santa hanno bisogno di ingegneri e tecnici esperti che conoscano bene i sistemi idrici del fiume Tigri. Ex seguaci di Saddam, che si sono raggruppati alleandosi con il Califfato sunnita per vendicarsi degli odiati sciiti al potere a Baghdad dopo l’invasione alleata.
E di mezzo ci sono andati i cristiani, che in quasi 100mila hanno scelto una drammatica fuga davanti all’imposizione del Medioevo islamico. «L’accanimento è chiarissimo – spiega l’italiano da Erbil – Gli ultimi 4mila giunti da Mosul sono stati messi di fronte ad una scelta: convertirsi, venire uccisi o scappare via. Gli hanno tolto tutto, dall’automobile, ai documenti, all’orologio o qualsiasi prezioso che avevano indosso». Oltre alla rapina sono stati bastonati e le loro case saccheggiate. «Non solo: le abitazioni vengono marchiate con la N, la prima lettera della parola araba che significa cristiani» racconta il medico triestino. Come ai tempi dei nazisti con gli ebrei.
www.gliocchidellaguerra.it
di Fausto Biloslavo
Tratto da: http://www.ilgiornale.it/
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